San Maurizio e il massacro della legione tebana
L'episodio raffigura il momento in cui venne martirizzato, per decapitazione, san Maurizio, il titolare della chiesa e per questo rappresentato nella parte alta della parete divisoria, sul fronte rivolto verso la chiesa pubblica. Il santo, a capo della legione tebana, si rifiutò di intraprendere azioni punitive contro i cristiani e per questo fu decapitato intorno all'anno 286 nei pressi di Augano (odierna Saint-Maurice). La scena, di indubbio pathos tragico, è risolta dal pittore lombardo collocando in primo piano il fulcro dell'azione, bloccata appena prima del suo apice, vale a dire quando il boia sta per calare la propria spada sul collo del santo. Quest'ultimo è in ginocchio, del tutto estraneo a quanto gli sta per accadere. Nelle vicinanze, alle spalle dei protagonisti interviene un gruppo di astanti composto da soldati che si rifiutano di obbedire agli ordini: anche costoro aspettano di essere giustiziati. Sullo sfondo, nella spianata di fronte alle tende dell'accampamento romano, è ambientato un ulteriore episodio di martirio; fa riferimento alla "decimazione", cioè all'esecuzione dell'ordine impartito dall'imperatore Massimiano di decapitare un miltare cristiano ogni dieci che avessero rifiutato di combattere.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Luini, Bernardino (1481 Ca.-1532)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maurizio al Monastero Maggiore
- INDIRIZZO Corso Magenta 13, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Dal punto di vista dell'impaginazione, qui si nota uno scarto rispetto alle sottostanti lunette con i ritratti dei committenti. Se queste ultime furono risolte attraverso una accentuazione della profondità spaziale, nel Martirio di san Maurizio, invece, come del resto anche nella scena sull'altro lato della parete divisioria (raffigurante San Sigismondo che offre il modello della chiesa a san Maurizio), l'illusionismo prospettico lascia il posto a una composizione che si sviluppa su diversi livelli, quasi si trattasse di episodi autonomi, collegati però dal medesimo tema e dalla presenza del paesaggio (in alto a sinistra, infatti, compare una straordinaria veduta che immortala un castello). Si riscontra, dunque, un maggiore intento narrativo, articolato secondo un registro espressivo che si serve di dettagli minuziosi e, al tempo stesso, di inseriti macabri, come i corpi decaptati e le teste mozzate, raffigurati in primo piano. La critica ha proposto, per questo affresco, una datazione leggermente più tarda rispetto a quella delle pitture dell'ordine inferiore della parete divisoria, eseguite intorno al 1522. La maturazione del linguaggio di Luini si evince soprattutto nei gesti eloquenti delle figure (si vedano, per esempio, i due personaggi sulla sinistra in secondo piano, uno dei quali indica la statua l'altro il cielo) e dal tono oratorio e declamatorio, che si avvale di precisi riferimenti raffaelleschi: giusto per fare un esempio, il carnefice di san Maurizio è simile, nella postura delle gambe, alla figura di spalle nella parte sinistra della Disputa del Sacramento, tra i più celebri affreschi di Raffaello presenti nelle Stanze vaticane.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0