Busto di Mario Rapisardi

scultura,

Busto in terracotta modellata e patinata in nero su piede a base circolare

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA terracotta/ modellatura
    terracotta/ patinatura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
  • ATTRIBUZIONI Cifariello, Filippo Antonio (1864-1936): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • LOCALIZZAZIONE Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • INDIRIZZO Via Biblioteca, 13, Catania (CT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fa parte della collezione denominata "Biblioteca Museo Mario Rapisardi", in origine appartenente allo scrittore e poeta catanese (1844-1912), a sua volta parte integrante della "Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino" di Catania, istituzione allocata in un'ala nel complesso monumentale dell'ex monastero dei Benedettini di S. Nicolò l'Arena. Allestita in una sala apposita, che ricrea la stanza di studio della casa del poeta, la Biblioteca Museo Mario Rapisardi espone gli oggetti provenienti dalla sua abitazione di via Etnea 569. Nel 1911 infatti, pochi mesi prima della morte di Rapisardi, il Comitato Esecutivo della II Esposizione Agricola Siciliana - che si era svolta a Catania nel 1907 – acquista per 40.000 oggetti d'arte, manoscritti, pergamene, libri, autografi e arredamento delle stanze adibite a salotto, pinacoteca, biblioteca, studio e camera da letto. La stipula del contratto d'acquisto, stilato dal notaio Antonino Mirone Strano, ebbe luogo il 10 luglio 1911 con una cerimonia ufficiale presso la casa di Rapisardi di via Pietra dell'Ova, alla presenza del Sindaco e di rappresentanti della stampa locale, la quale dà ampio risalto all'avvenimento. Nel discorso pronunciato dal Sindaco per l'occasione, la delibera del Comitato di utilizzare per la spesa gli utili della sua gestione e la donazione di quanto acquistato al Comune di Catania, si qualificano come riconoscimento e omaggio da parte della Città alla fama raggiunta da Rapisardi. Libri, arredi e cimeli confluiscono successivamente nella Biblioteca Comunale, a sua volta costituitasi in Ente morale nel 1931 con l'attuale denominazione, a seguito del lascito della ricca biblioteca e dei dipinti del barone Antonio Ursino Recupero (1925); oggetti d'arte e cimeli Rapisardi risultano registrati ai nn. 787-881 dell'Inventario generale dei mobili del 1938. D'indubbia importanza culturale, la collezione espone cimeli e oggetti d'uso, album di fotografie e cartoline, ma soprattutto opere d’arte quasi del tutto inedite, tra cui prevalgono i ritratti, dipinti e scolpiti, sia del poeta sia di familiari e amici. La dimensione privata della raccolta testimonia i rapporti di Rapisardi con gli artisti catanesi suoi contemporanei, molti dei quali frequentavano il cenacolo culturale che egli riuniva nella sua casa. Alcuni oggetti facenti parte dell'acquisizione Rapisardi non sono stati rinvenuti e, inoltre, suppellettili quali tendaggi, una pelle di leopardo e il singolare reperto costituito dalle ossa di un braccio con mano, nell'inventario sono dichiarate inesistenti in data non recente; la piccola caricatura di Mario Rapisardi, realizzata da A. Mancini (inv. 866), da una nota risulta invece trafugata nel 1977. Su proposta della Soprintendenza di Catania, che ha condotto la verifica d'interesse culturale ex art. 12 D.Lgs. 42/2004, l'Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ha riconosciuto l'importanza della Biblioteca Museo quale parte della “Collezione storico artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”, emanando il vincolo con D.D.S. n. 121 del 24 gennaio 2014. Una nota manoscritta nell'inventario riferisce il busto-ritratto di Mario Rapisardi con il berretto goliardico allo scultore pugliese Filippo Antonio Cifariello, che per lo studio del poeta modellò anche un busto in gesso di Omero, purtroppo non pervenuto (Viola, p. 12). Cifariello nasce a Molfetta (Bari) nel 1864, in una famiglia numerosa e di modestissime possibilità economiche. Il padre, artista poliedrico, sbarcava il lunario esibendosi in improvvisate compagnie di canto prima in Puglia e infine a Napoli. Cifariello, primo di cinque figli, deve rinunciare agli studi per mantenere la famiglia con la vendita di figurine in creta da lui modellate. Notato per la sua bravura nel riprodurre i lineamenti dei volti in piccoli busti di creta, riesce a frequentare l’Istituto di Belle Arti di Napoli, dove segue le lezioni delle classi di disegno da gessi del pittore Gioacchino Toma. Ma è proprio la capacità di riprodurre la fisionomia fin nei minimi particolari, unita al suo carattere inquieto e spavaldo, ad esporlo a critiche da parte del mondo accademico, che lo accusa di fare riproduzioni da calchi dal vivo. A partire dal 1881 conquista notorietà attraverso Esposizioni nazionali e dopo i successi parigini all'Esposizione universale del 1889 si trasferisce a Roma, dove diventa socio del Circolo artistico internazionale e nel 1890 presenta tre busti-ritratto alla Prima Esposizione. Ricco di amici e mecenati, sostenuto dai massimi critici e galleristi, conosce nobili e potenti che spesso gli commissionano il proprio ritratto e continua a riscuotere premi e onorificenze. Nella sua carriera egli affronta ogni genere di scultura: sacra e profana, ritratti di varie dimensioni e monumenti celebrativi; tra questi ultimi si ricorda per vigore realistico quello di Umberto I a cavallo a Bari (1905). La sua vita irrequieta è segnata dalla conoscenza dell'avvenente cantante soubrette francese Marie de Browne, in arte Blanche de Mercy. che egli invita nel suo studio a posare per una statuina. I due iniziano una storia passionale travagliata e più volte interrotta, che culmina nel matrimonio nel 1894. La gelosia di Cifariello per la moglie porta a violente scenate, a cui sembra porre fine il trasferimento con moglie e suocera a Passau, in Baviera, dove egli assume la direzione della fabbrica Lench e idea modellini floreali in biscuit. Ma più tardi i due si separano: Marie torna a Roma ad esibirsi e Cifariello ritorna a Napoli. Si susseguono alterne separazioni e riappacificazioni, finché l'ennesima scenata di gelosia sfocia il 10 agosto del 1905 nell'uccisione di Marie con un colpo di pistola. L'uxoricidio fu oggetto di uno dei processi passionali più famosi e seguiti dell'Italia post umbertina. Durante il dibattimento fu messa in evidenza una precedente malattia mentale con crisi maniaco-depressive di cui lo scultore aveva sofferto anni prima e fu inoltre tenuto conto dello stato di alterazione mentale al momento del delitto. Grazie a questo precedente e alla bravura degli avvocati, Cifariello fu assolto per vizio totale di mente. Dopo un breve matrimonio nel 1914 con una giovane donna morta prematuramente per un incidente domestico, Cifariello sposa nel 1928 una donna tedesca, da cui ha due figli. Nel 1931 pubblica a Livorno un'autobiografia molto sofferta e poetica, "Tre vite in una", ma la depressione mai guarita lo porta a spararsi un colpo di pistola alla tempia nel suo studio napoletano al Vomero. Era il 5 agosto del 1936
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382122
  • NUMERO D'INVENTARIO 799
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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