Bassorilievo di forma rettangolare dalla cornice con doppio bordo la quale illusionisticamente crea una leggera prospettiva nella scena contenuta. Al centro è rappresentato in ginocchio un santo barbuto, aureolato e vestito col saio, che sorregge con la mano sinistra la zampa sinistra di un leone accosciato, che sta dritto innanzi a lui, e che con la mano destra, con un arnese, forse una pinza, gli estrae una spina. Il santo è attorniato da altri cinque monaci oranti in piedi che stanno dietro di lui. Sullo sfondo, a sinistra è rappresentato un torrione merlato con due aperture, una porta tamburata con lucchetto ed un arco al piano terreno, e feritoie ed un rosone al piano intermedio e solo feritoie al piano superiore, addossato ad un muro di cinta, forse appartenente ad un edificio conventuale, anch'esso merlato con i filari di conci regolari, dietro il quale sullo sfondo si intravedono due alberi frondosi e due palme e quasi in corrispondenza del torrione la calotta di una cupola, a spicchi con ogive e con nervature perlinate evidenti, sovrastata da una lanterna

  • OGGETTO rilievo
  • AMBITO CULTURALE Bottega Siciliana
  • ATTRIBUZIONI Gaggini Domenico (attribuito): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il bassorilievo, dalle contenute dimensioni, di elegante fattura e dal soggetto erudito ,probabilmente proveniente dalla decorazione di una cappella già smembrata in antico, si rivela interessante in quanto denota un'abile capacità compositiva nel riprodurre una scena ben articolata in uno spazio così piccolo e con un illusionistico rincasso che produce una leggera prospettiva. Le figure rappresentate, come il santo inginocchiato attorniato dai frati con le mani giunte ed inoltre sullo sfondo architetture di ascendenza brunelleschiana, lasciano presupporre che l'artista, sin dalla sua prima acquisizione al Museo Nazionale di Palermo, - grazie al dono fatto dalla marchesa Giulietta lo Faso di Torrearsa all'allora giovane direttore Antonino Salinas il 1 giugno 1877, annotato nel vecchio elenco della "Scultura Moderna" del Museo Nazionale di Palermo al n°1 e riportato nelle osservazioni il vecchio R.E. col n° 993, e poi nel 1953 devoluto alla Galleria Nazionale della Sicilia - fosse stato individuato come un artista di provenienza lombarda e che gravitasse nell'orbita dei Gagini. Diverse le attribuzioni nel tempo successivo a partire dal De Logu che nel 1962 lo attribuisce al maestro Lombardo dei lacunari della cappella di S. Cristina del Duomo di Palermo, oggi custoditi al Museo Diocesano, il Meli ed il Di Marzo lo identificano con Giorgio da Milano, Kruft e Patera individuano analogie con il quadro superiore dell'acquasantiera destra del Duomo di Palermo come i filari dei conci delle mura, le capigliature dei frati e la rotondità dei loro visi ed il panneggio del santo, richiamano i bassorilievi dell'arco di San Ranieri della cappella Lambardi nella chiesa di san Francesco d'Assisi a Palermo. Rotolo invece, nel 1983, lo attribuisce a Gabriele di Battista scultore originario di Como, vicino alla bottega dei Gagini noto a Palermo nella metà del xv secolo. Più recentemente, attraverso confronti stilistici, l' opera é stata attribuita a Domenico Gagini da Gulisano nel 1982 e da Bernini 1992
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900322631
  • NUMERO D'INVENTARIO 5095
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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