araldica: stemma gentilizio della famiglia Caprera (?)
capitello di colonnina,
capitello con doppio ordine di foglie stilizzate; su una faccia uno scudo con capra rampante
- OGGETTO capitello di colonnina
- AMBITO CULTURALE Bottega Siciliana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
- INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'antica famiglia Caprera fu fra le pricipali del contado catalano e molti dei suoi discendenti furono fortissimi cavalieri e militarono sotto Carlo V. Beringaro Ramon Caprera fu il primo che passò in Sicilia con re Pietro d'Aragona e da questi ebbe in ricompensa per i suoi servigi molti feudi, si sposò con Beatrice Chiaramonte sorella di Manfredi - il quale successivamente divenne conte di Modica - e da questo matrimonio nacque Bernardo il quale acquistò da re Martino la contea di Modica che era dei Mosca, famiglia proveniente da Milano. Bernardo Caprera si distinse fra i primi baroni del suo tempo e fu anche maestro giustiziere del regno ed ebbe oltre alla contea di Modica anche altri feudi. Da lui nacquero Giovanni Bernardo, che poi fu conte di Modica e Raimondo i quali ebbero anche le terre di Comiso, Alcamo, Caccamo e Calatafimi. Vi furono ancora altri due Giovanni, padre e figlio, e da quest'ultimo nacque un altro Giovanni che morì fanciullo e Anna che sposò Federico Enriquez Grande Almirante di Castiglia. Con questo matrimonio dalla dinastia Caprera, soprattutto per quanto riguarda le vicende della Contea di Modica, si passa alla famiglia Enriquez che aggiunge il cognome Caprera alla dinastia in ricordo dei progenitori. La dinastia Enriquez Caprera per diversi secoli ancora fu prepotentemente presente nella storia della Sicilia. E' possibile ipotizzare la provenienza del capitello in oggetto da una delle residenze della famiglia, sebbene l‘identificazion dello stemma non possa considerarsi certa. Stemmi simili, con capre rampanti furono utilizzati dalle famiglie Alcorace e Bicchetto. Pervenuto a palazzo Abatellis in seguito alla scissione delle classi archeologiche, storico artistiche e demoantropologiche delle raccolte museali dell'ex Museo Nazionale. Il capitello catalogato databile fra la prima metà del XV sec. e la prima metà del XVI sec. sormontava con molta probabilità una esile colonnina di una bifora o di una trifora di un edificio gentilizio, come attestato nell'architettura palaziale dell'epoca. La codificazione dell‘architettura palaziale rientra in un ampio e ben preciso disegno urbanistico architettonico che affonda le sue radici nella prammatica promulgata da re Martino nel 1406. La prammatica sancì organicamente il diritto della "pubblica utilità" e quindi il potere di regolare la vita edilizia della città, consentendo a coloro che volevano costruire palazzi e case di pregio architettonico, e che quindi sarebbero state di decoro per la città, di acquisire coattivamente quelle piccole case e casalini e cortili che ricadessero nel sito da edificare. La prammatica oltre a prevedere i modi legali di acquisizione dei siti prescriveva la tipologia palaziale con particolare attenzione alle aperture esterne: infatti sia i portali che le nuove finestre dovevano essere "ad intaglio" cioè rifinite dai lapicidi e non in pietra rotta; per quanto riguarda più specificatamente l‘architettura delle finestre si spaziava da finestre lisce e traforate con duttile disegno sul piano della facciata a quelle rialzate da complessi e raffinati motivi (soprattutto nei palazzi palermitani) ed altre nelle quali la colonnina centrale spartisce un arco architravato o un timpano ad arco inflesso. La prammatica fu esecutiva a Catania nel 1406, molto probabilmente perché le architetture sveve erano in cattivo stato di conservazione a causa degli eventi bellici da poco terminati(?). A Palermo fu applicata dal 1421, con l'affermazione nel preambolo che la città necessitava di moltiplicare i suoi palazzi destinati ad accrescere il "decorem et perpetuum statum civitatis"; nel 1482 la prammmatica fu ulteriormente ampliata, regolando anche l'edilizia pubblica compresa la costruzione e l'ampliamento delle strade e facilitando le autorità a provvedere al pubblico ornamento e decoro della città. A Siracusa fu estesa nel 1437. La prammatica fu seguita in Sicilia lungo il corso dei secoli XV e XVI e nel 1555 fu richiamata dal viceré Giovanni de Vega per fare da base alle altre prammatiche che guidarono poi le grandi riforme urbanistiche. Dell'applicazione della prammatica, per quanto riguarda la tipologia architettonica delle finestre, pochi sono gli esempi dei palazzi quattrocenteschi a Palermo giunti fino ai nostri giorni in condizioni di relativa integrità: fra questi palazzo Speciale, palazzo Ajutamicristo e palazzo Abatellis in cui ancora si conservano trifore le cui colonnine sono sormontate da capitelli a foglie stilizzate decorati su una faccia con lo scudo araldico della famiglia proprietaria
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900261402
- NUMERO D'INVENTARIO 5134
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
- DATA DI COMPILAZIONE 2003
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0