bracciale rigido, ca 1891 - ca 1910

Bracciale rigido con fascia a lamina digradante in oro rosso leggero, realizzato a stampo e rifinito a incisione. Elementi sovrapposti e aggettanti sono disposti a “fiocco”, con miniatura su avoriolina raffigurante un profilo femminile decorato a mano, con parti in oro e nei fiori laterali smalto bianco a fuoco. Marchio ORV su chiusura con cerniera e linguetta a scatto. Fine Ottocento – Inizio Novecento

  • OGGETTO bracciale rigido
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE San Giovanni in Fiore (CS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella collezione Spadafora sono presenti ventiquattro bracciali, numero consistente considerato il raro uso di tale gioiello. Quelli a fasce o a cerchio sono tutti con chiusura a cerniera e quasi tutti con linguetta a scatto e sicura. Databili, nella maggioranza dei casi, fra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Stilisticamente rientrano in quella tipologia di gioielli che, a partire dalla fine del Settecento guardava già alle istanze romantiche, ma cercava anche ispirazione nel passato. Questo bracciale è decorato con una miniatura detta a “figurinu”, realizzata in smalto, raffigurante un volto di donna. Tali miniature erano in linea di massima come bottoni rotondi, dai temi ripetitivi, applicati su varie tipologie di gioielli. Le iconografie riprendevano spesso i costumi della tradizione rinascimentale del Nord Europa e per la particolarità e la mancanza di documentazione sulla manifattura è affiorata l’ipotesi di una lavorazione estera con il successivo assemblaggio degli orafi locali. Ma secondo Rosa Romano, tali iconografie sono una tendenza in uso già a partire dagli anni 40 fino agli anni 90 dell’Ottocento, che vede nei dipinti e nelle sculture la riscoperta del romanticismo storico-letterario e dei costumi originari delle Nazioni. Questi temi divennero talmente richiesti da aver interessato anche i gioielli protraendone quindi l’uso anche in seguito come motivo decorativo. L’uso degli smalti nell’oreficeria calabrese potrebbe essere derivato, da Napoli, dove a inizio Novecento risultano diversi laboratori in grado di creare questi lavori. Purtroppo la maggior parte di questi artisti-artigiani rimangono nell’oblio, non ci sono documenti attestanti le loro produzioni. Uno dei pochi dei quali si hanno informazioni è Vincenzo Miraglia, orafo e argentiere napoletano ricordato come moderno innovatore nell’arte proprio dello smalto e per la quale fu anche premiato. Nonostante il suo genere ”naturalistico” sia piuttosto lontano dalle miniature calabresi, si può ipotizzare che a inizio novecento ci fossero diversi artigiani nel borgo degli orefici a Napoli capaci di realizzare piccoli smalti e miniature su avoriolina. Sono lavori delicati, legati alla moda del momento dei quali rimangono pochi esempi a Napoli, mentre in Calabria dove la tradizione è più costante e duratura, sono ancora conservati questi piccoli dipinti insieme alla maglia trina aurea e alle scaramazze a caratterizzare le collezioni come quelle di Spadafora
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800167690
  • NUMERO D'INVENTARIO 3
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1891 - ca 1910

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE