altare - bottega campana (seconda metà sec. II)

altare,

Ara a forma di parallelepipedo, con zoccolo e cimasa articolati in modanature così disposte: kyma lesbico naturalistico, astragalo. Il corpo, su tre lati, presenta svecchiature rettangolari, delimitate da una cornice a perline e campite con scene figurate a rilievo. Sul piano superiore è stato praticato un foro a forma d'imbuto. Il bassorilievo del lato frontale presenta una figura maschile, barbata, seduta e coperta da un manto, segue una figura femminile, avvolta nel manto, in atto di porgere la destra ad una figura nuda, di aspetto vigoroso con la pelle leonina sulle spalle (eroe); infine, al di là di un albero, che resta sullo sfondo, si nota un'altra figura femminile appoggiata ad un pilastro che divide quasi in due la rappresentazione. Sul lato destro, preceduta da una Menade che suona la doppia tibia è scolpita una centauride, con una figura irriconoscibile sulle spalle, seguita da un satiro. Sul lato sinistro, sono presenti alcuni fauni, per mezzo di scalette appoggiati ai tronchi, sono intenti a raccogliere l'uva, che trasportano, per mezzo di ceste, al pigiatoio, dove altri fauni sono intenti a pestarla

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Campana
  • LOCALIZZAZIONE Salerno (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo l'interpretazione iconografica che ha riscontrato maggiori consensi tra gli studiosi, le tre rappresentazioni sono strettamente collegate tra di loro: "Se in quella centrale" scrive Guglielmi "è espresso il ritorno di Proserpina alla madre ... nelle scene laterali ... sono manifestati i benefici effetti di questo ritorno con la gioia bacchica e la ricca e copi osa vendemmia (Guglielmi 1885). Il lato fabbricato nel muro non presenta alcuna decorazione, ciò è stato accertato nel 1934, quando il monumento è stato rimosso (De Angelis 1937). La presenza della cavità sul piano superiore fa supporre che si tratti di un'ara-ossuario appartenuta probabilmente al vicino tempio di Pomona (Capone 1929; De Angelis 1926). Il foro è stato ampliato, in epoca imprecisabile, per adibire il monumento a vasca, ciò è stato notato da Guglielmi, che segnala la presenza sul quarto lato di un foro in cui era inserito un tubo di ferro per lo scolo dell'acqua. Le scene di vendemmia, con schemi compositivi molto simili al nostro, sono largamente impiegate su rilievi lapidei, in particolare sarcofagi a partire dalla metà del II sec. d. C. (cfr. M. Bonanno, Un gruppo di sarcofagi romani con scene di vendemmia, in "Prospettiva", 13, 1978, pp. 43-49). La vigorosa notazione anatomica dei nudi, la composizione scarsamente affastellata delle figure della scena frontale e laterale destra, nonché in limitato uso del trapano inducono a datare il rilievo alla metà del II sec. d. C.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500671750
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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