Madonna di Loreto tra Sant'Antonio Abate e Sant'Antonio da Padova
dipinto
1542 - 1542
Nella lunetta, sullo sfondo di un paesaggio, è raffigurato Cristo in croce tra la Madonna e San Giovanni Evangelista. Al centro compare la Madonna di Loreto con il Bambino, incoronata da una coppia angelica e fiancheggiata dai Santi Antonio Abate ed Antonio di Padova. Nella predella sono raffigurati a mezzo busto, gli apostoli con al centro Cristo benedicente. La cornice presenta due colonne intagliate con girali di vite
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di San Sabino Vescovo Martire
- INDIRIZZO Via Chiesa, Gildone (CB)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La pala di Gildone rappresenta una delle opere più interessanti e meno studiate nel panorama cinquecentesco molisano. Citata già dal Masciotta come opera quattrocentesca di un pittore di scuola umbra, riferendone la data presente ad un trasporto o ad un restauro, la Mortari, nel suo testo sul Molise, ne sottolinea la maggiore disinvoltura del linguaggio nella lunetta rispetto alla pala (cfr. MORTARI E., Molise. Appunti per una storia dell'Arte, Roma 1984, p. 111, fig. 159), mentre nello spazio dedicato al Molise in "La pittura in Italia" dell'Electa viene riportata come attardato prodotto locale (cfr. La pittura in Italia, t. II, 1988, p. 510). Uno studio più attento del testo pittorico e del suo contesto permette alcune precisazioni. Innanzitutto lo studio dello stemma araldico rimanda alla famiglia Carafa, proprietaria di Gildone dalla seconda metà del XV a tutto il XVI secolo, ed in particolare a Porzia e Vincenzo Carafa, signori del paese proprio nell'anno riportato sulla cornice, il 1542. Se a questo si aggiunge la notizia riportata dalla storiografia locale, relativa alla provenienza della pala dal Convento degli Agostiniani, fondato a Gildone dal padre di Porzia, Girolamo Carafa, si affaccia come ipotesi quella di una committenza dell'opera per la chiesa del Convento da parte di Porzia e Vincenzo a gloria ed onore della famiglia Carafa. Dal punto di vista formale e stilistico la tavola respira, indubbiamente, aria centro-italiana, filone del resto ancora fortemente presente e attivo nell'ambito della cultura figurativa meridionale agli inizi del Cinquecento, grazie sia alla presenza di opere di esponenti di quel contesto (Perugino, Pinturicchio) sia per la discesa al sud di pittori di cultura pienamente umbro-romana. Esempio chiaro ed importante di questo innesto è la forte influenza che la presenza a Napoli di Cesare di Sesto ebbe sulla formazione di una figura chiave del Cinquecento napoletano come Andrea Sabatini, al cui ambito in qualche modo sembra ricollegarsi anche quest'opera. L'impostazione arcaica della tavola centrale, ribadita dall'andamento compositivo e formale dei discepoli nella predella, lascia il posto, però, nella Crocifissione della lunetta, ad un linguaggio maggiormente moderno ed intenso: la drammaticità della scena in primo piano si riflette nell'opprimente cielo plumbeo dello sfondo rigato dal rosso del tramonto, simbolo di passione e presagio di morte
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400016693-2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Molise
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Molise
- DATA DI COMPILAZIONE 1975
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2021
1988
2004
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0