San Casto

dipinto,

Il Santo, barbuto, è rappresentato a figura intera e in posizione frontale ed è vestito con abiti potificali: una lunga tunica bianca, il piviale scendente dalla spalle e sul capo, la mitra. La frontalità della posizione è animata dalla flessione della gamba destra, dal lieve volgere del capo, dall'atto della mano destra benedicente e da quello della sinistra leggermente sollevata a sostenere il pastorale, inclinato diagonalmente, e a unire due lembi del piviale. Dietro il capo del Santo è l'aureola frontale. Sullo sfondo pochi tratti accennano al degradare in profondità dei piani del paesaggio montuoso striato da nubi

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito India Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Trivento (CB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto appare quale prodotto di un artista che ha tentato di svincolarsi dai (o quanto meno di aggiornare i) dettami tradizionali della pittura medievale: è da sottolineare, in particolare, l'animazione della frontalità e l'appena suggerita profondità del paesaggio. Tali elementi, così come la tecnica pittorica, rispondono alle caratteiristiche di un'arte figurativa attardata, cioè ancora legata alla tradizione e, dunque, non ancora pienamente al corrente delle novità rinascimentali, quale poteve essere l'arte molisana e, in particolare, dei suoi centri di provincia del periodo tra la fine del XV sec. e l'inizio del successivo. Inconsueta perl'epoca appare, tuttavia, la raffigurazione di un'unica immagine su di una tavola di minime dimensioni. In proposito, Mancinelli e Rotondi - all'esame dei quali la tavola fu sottoposta nel 1979 - hanno ritenuto che la tavola "non fosse un pezzo a sè stante, ma solo il riquadro della parasta di un polittico. Ciò pare confermato dal fatto che mentre la tavola non presenta tagli ai due lati più lunghi sui quali è tutt'ora riscontrabile il materiale di preparazione coloristica per la sovrimpressa pittura, essa presenta, invece, tagli da sega sia sul lato superiore che su quello inferiore" (cfr. FERRARA V., Diocesi di Trivento, Penne (PE), vol I, p.275). Ulteriori dati sulla tavola ci provengono, sulla base di un'analisi solo visiva, dalle screpolature della superficie pittorica, al di sotto delle quali emergono le tracce di un fondo oro. Ciò riconduce alla presenza, al di sotto dello strato pittorico fin qui esaminato, di un più antico dipinto, presenza la cui consistenza può essere vagliata solo attraverso analisi scientifiche, radiografiche e stratigrafiche. In mancanza di esse è per ora possibile fare solo vaghe supposizioni. Interessante, in rapporto a tali supposizioni, ci sembra l'esame della tavola effettuato, in un manoscritto del 1969, da Mons. Ennio De Simone, il quale basandosi sull'analisi dei paramenti, data al X-Xi secolo il dipinto oggi visibile, che abbiamo qui datato XV-XVI secolo (le osservazioni del De Simone sono pubblicate in FERRARA V., op. cit., pp.772 e 7724). Se non possiamo essere d'accordo, per le argomentazioni, sopra riportate, con le conclusioni di questi, d'altra parte dalla lettura del De Simone si può trarre qualche utile indicazione. Si può, ad es., riferire la data X-Xi secolo, invece che al dipinto che oggi vediamo, al dipinto sottostante. Di conseguenza si può supporre che la pittura eseguita sullo strato visibile abbia mantenuto qualche caratteristica di quella sottostante come, per l'appunto, la foggia dei paramenti indossati da S. Casto. In conclusione si può ipotizzare che quell'antico dipinto del X -Xi secolo, una volta rovinato sia stato ridipinto nel XV-XVI secolo, in parte adeguandolo a norme più moderne, in parte ripetendone alcuni particolari. Dall'immagine del secondo dipinto sono state tratte, in tempi più recenti, alcuni particolari. Dall'immagine del secondo dipinto sono state tratte, in tempi più recenti, alcune copie: quella dataa al XVIII sec. e segnalata a S. Nicola (rubata) della chiesa di Acqualagna (PU) e quella fatta eseguire dal vescovo Giulio Vaccaro tra il 1892 e il 1897 (cfr. FERRARA V., op. cit., p.726). Dalla scheda del 1974 si evince che lo stato di conservazione già all'epoca era cattivo e il dipinto veniva datato al XV secolo. Il santo è descritto, secondo tradizione, il primo vescovo di Trivento e al cui nome venne eretta la cripta. Nel 1974, il dipinto era ancora nella cripta del santo nella cattadrale e una targa esplicativa accanto al dipinto proponeva una datazione al IX secolo, basata sulla foggia della mitra
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400002984
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza archeologica e per i beni ambientali architettonici artistici e storici del Molise
  • DATA DI COMPILAZIONE 1974
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1992
    2006
  • ISCRIZIONI sulla tavola, in basso - S. CASTVS EPVS TRIVENTINV[S] - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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