Cristo deriso

arazzo post 1831 - ante 1888

formato rettangolare

  • OGGETTO arazzo
  • MATERIA E TECNICA tessuto/ tessitura a telaio
  • ATTRIBUZIONI Gentili Eraclito (1810-/888?)
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’arazzo con il Cristo deriso può essere attribuito a Eraclito Gentili, chiamato alla direzione dell’Opificio del san Michele nel 1831 dal cardinale Antonio Tosti. Al religioso spettava risollevare le sorti dell’istituzione dopo il periodo dell’occupazione francese (1798) e la distruzione della precedente fabbrica, costruita nel 1710 da Carlo Fontana, ritenuta in concorrenza con quella dei Gobelins. L’arazzeria infatti divenne ben presto una delle attività più importanti dell’Ospizio, producendo grandi cicli decorativi e piccoli arazzi devozionali, spesso usati come doni, ma anche copie di antiche opere dalle collezioni romane, e creazioni caratterizzate da elementi ornamentali geometrici e floreali. Eraclito Gentili, abile arazziere, con l’aiuto del figlio Pietro (1844-1918, cfr Alessandra Rodolfo, s.v. Gentili, Pietro, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000), versione on line) introdusse miglioramenti tecnici sperimentando nuove tecniche di tessitura - che gli valsero peraltro nel 1866 un premio dal Ministero del Commercio e dei Lavori Pubblici – e di restauro. Dopo il 1870, a seguito degli eventi storici, l’ospizio passò sotto la nuova amministrazione dello Stato Italiano (1870-1928) e venne istituita una Commissione apposita che si preoccupò di riorganizzare tutte le sue scuole e officine d’Arte. La Commissione per ordine del principe Placido Gabrielli (1832 -1911), esponente di spicco del partito cattolico conservatore, rimosse nel 1879 Gentili dalla qualifica di direttore della Fabbrica di S. Michele, con le accuse di cattiva gestione della manifattura e di uso improprio dei macchinari e dei lavoranti, come si evince nella Relazione dell'Ospizio di S. Michele pubblicata nel 1879 da Giacomo Balestra, cui replicò l'anno successivo il figlio Pietro con gli Appunti critici sulla relazione Balestra riguardanti la Fabbrica degli arazzi nell'Ospizio apostolico di S. Michele (Roma 1880). Anche Pietro Gentili del resto venne allontanato dal San Michele nello stesso 1870 a causa, come si legge nei suoi cenni autobiografici per "male intese partigiane antipatie politiche" (Cenni storici sulle origini e vicende dell'arte degli arazzi in Roma, Roma 1915, p. 58). Dopo aver prodotto arazzi con soggetti arcadici, l’opificio preferì riprodurre in tessuto a basso liccio e in un formato standard di 4 palmi x 3 (circa 90 x 70 cm), le opere più celebri delle gallerie romane e del Vaticano. Agli anni ’30 dell’Ottocento va dunque con buona probabilità riferito l’arazzo in esame raffigurante Cristo con i polsi legati e la corona di spine, con accanto due carnefici, di cui quello a destra è nell’atto di consegnargli la canna della fustigazione. Non conosciamo al momento l’autore dell’opera da cui venne tratto l’arazzo, ma si segnala che la figura dello sgherro di destra e il Cristo compaiono in un dipinto di ambito romano del secolo XVII catalogato dall’ICCD (ICCD4553561) e presente a Roma presumibilmente nel convento di S. Maria in Aquiro. L'arazzo è presente negli inventari della collezione: 1949,n.19; 1958/62, n. 42 e 1997, n.3C
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389468
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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