Gentiluomo col cane

arazzo post 1831 - ante 1888

formato rettangolare

  • OGGETTO arazzo
  • MATERIA E TECNICA filo di lana/ tessuto in basso liccio
  • ATTRIBUZIONI Gentili Eraclito (1810-/888?)
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’istituzione del lanificio nell’ospizio del San Michele spetta a Clemente XI con lo scopo di avviare i giovani a un’educazione professionale che potesse permettere loro un futuro sostentamento. I ragazzi entravano nell’istituto tra i 7 e i 12 anni e dopo una prima formazione didattica impartita dai padri delle Scuole Pie, erano indirizzati verso le pratiche dei mestieri secondo le loro abilità. Da subito il pontefice istituì nel 1703 il diritto esclusivo di provvedere al fabbisogno di lana dell’intero Stato Pontificio, con il rifornimento delle sue truppe e quello della Camera Apostolica (il monopolio cessò nel 1861 con la soppressione dell’istituto). Il lanificio era provvisto di 20 telai cui accedevano 215 allievi, anche esterni all’ospizio, seguiti da personale esterno proveniente dall’Olanda e dalla Toscana. Nel lanificio si seguiva tutto il processo di lavorazione fino al prodotto ultimato: la cardatura, la filatura (solitamente curata dalle donne e dai giovani della casa di correzione), la tessitura, il ‘purgo’ - sciacquatura -, l’asciugatura, il “piluccamento” e la “valcatura” cui seguiva la fase finale con la ‘garzeria’ e tintoria, da cui dipendeva buona parte della resa dei tessuti i cui colori dovevano essere necessariamente di buona qualità per non stingere al momento dell’uso. Spettava poi al direttore il controllo finale per l”’impaccotaggio” e messa in vendita del prodotto. Poco dopo, nel 1710, lo stesso Clemente XI aprì l’arazzeria per cui incaricò Carlo Fontana di una nuova costruzione che ospitava 4 telai. Primo direttore fu l’arazziere parigino Jean Simonet, che indirizzò la produzione verso le metodologie francesi: alla tessitura a basso liccio, cioè con telaio orizzontale, aggiunse l’altra ad alto liccio con telaio verticale. Alla lana inoltre, già prodotta nell’attiguo lanificio, si sostituì la seta, più sottile, che rese gli arazzi molto simili a dipinti. La fabbrica divenne ben presto una delle attività più importanti dell’Ospizio, produsse grandi cicli decorativi e piccoli arazzi devozionali, spesso usati come doni, ma anche copie di antiche opere dalle collezioni romane, e creazioni caratterizzate da elementi ornamentali geometrici e floreali. Simonet rimase in carica fino al 1717 circa per essere poi sostituito, fino al ’70, da Pietro Feroni, poi Giuseppe Folli fino al 1796 quando gli successe il nipote Gioacchino e infine Filippo Pericoli che mantenne la carica fino all’arrivo dei francesi (1798), che distrussero l’arazzeria perché in concorrenza con quella dei Gobelins. Dopo questa battuta d’arresto dal 1830 le sorti dell’istituzione risalirono grazie all’energico operato del cardinal Antonio Tosti che chiamò alla direzione Eraclito Gentili (1810-70) – esecutore con buona probabilità dell’opera in esame -con l’aiuto del figlio Pietro (1844-1918, cfr Alessandra Rodolfo, s.v. Gentili, Pietro, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000), versione on line). Eraclito era abile arazziere, fu lui a introdurre miglioramenti tecnici e a sperimentare nuove tecniche di tessitura, che gli valsero nel 1866 un premio dal Ministero del Commercio e dei Lavori Pubblici, oltre a occuparsi del restauro di arazzi antichi. Nel 1879 tuttavia, la Commissione Amministratrice dell’ospizio decise di rimuoverlo dalla direzione, provocando dispiaceri enormi a lui e al figlio Pietro, suo stretto collaboratore. Se inizialmente l’arazzeria si specializzò in soggetti arcadici poi si preferirono le riproduzioni pittoriche di celebri opere delle gallerie romane e del Vaticano, si idearono dei formati standard, 4 palmi x 3 (circa 90 x 70 cm) con le copie di celebri dipinti, come in questo caso con Il ritratto di uomo con cane di Bartolomeo Passerotti (1529-1592) della Pinacoteca Capitolina (1585 circa). Da segnalare che l’ultimo arazzo dell’ospizio venne tagliato nel 1926 prima del trasferimento nella sede di Tor Marancia. Nel dipinto romano l’interesse dell’artista per il mondo naturale è espresso dal ritratto di un gentiluomo con il suo cane dipinti dal vero
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389432
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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