episodi della vita di Santo Stefano e scene neotestamentarie

decorazione pittorica ca 1350 - ca 1399

Il ciclo comprende scene cristologiche e mariologiche ed episodi della vita di S. Stefano Protomartire articolati in riquadri, con cornici lineari, disposti su registri orizzontali sovrapposti. La volta a crociera reca vele dipinte con i simboli dei quattro evangelisti

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Tosco Laziale
  • ATTRIBUZIONI Giotto Di Bondone (maniera)
  • LOCALIZZAZIONE Tivoli (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tali affreschi, restaurati intorno al 1909-1910 a cura della Soprintendenza ai monumenti del Lazio, rappresentano una delle più interessanti testimonianze della pittura trecentesca a Tivoli. Citati appena dalle fonti, CROCCHIANTE 1726, p. 216 ricorda la cappella, allora sotto lo giuspatronato dei Pietrucci,"dove è dipinto il santo protomartire" riferendosi appunto a S. Stefano le cui storie sono narrate sulla parete sinistra della cappella. Bulgarini nel 1848 parla di "pitture bellissime...della scuola di Giotto". Gli affreschi della cappella vennero riscoperti, dopo la scialbatura, da V. Pacifici, ilquale se ne occupò in diuversi contributi. Il ciclo comprendeva scene cristologche e mariologiche, i simboli degli evangelisti nella volta e, a sinistra, episodi della vita di un santo che, in un primo studio Pacifici individuò come S.Onofrio. In un successivo lavoro (1936) lo studioso identificò con precisione il santo raffigurato grazie alla fonte che ispirò il programma iconografico della cappella: "Fabulosa vita S. Stephani protomartyris". Il dato documentario venne poi suffragato da una notizia contenuta in una visita pastorale del 1581, che ricordava la scena della Lapidazione di S. Stefano, oggi perduta, affrescata sulla parete d'ingresso. Pacifici non ha avanzato ipotesi sull'attribuzione dell'opera ma sostiene che l'autore abbia conosciuto la pittura di Giotto o della sua scuola e che vi si ispiri pur mutuandolo con apporti di matrice romana, o meglio abbruzzese. La datazione dell'opera è da collocarsi verso la fine del sec. XIV, non molto prima quindi degli affreschi in S. Francesco a Castelvecchio Subequo (AQ), risalenti all'ultimo decennio del sec. XIV. Questi affreschi aquilani segnano la più eclatante e riuscita ripresa del linguaggio di Giotto. Si nota nel ciclo della cappella di S. Stefano la scelta di dividere le figurazioni in riquadri sovrapposti e l'ambientazione architettonica con elementi decorativi ispirati ai motivi cosmateschi, elementi che ricordano l'impronta giottesca. La cappella a partire dal XVI secolo fu adibita a sacrestia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200216890-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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