S. Sebastiano

statua,

Il Santo, raffigurato con fattezze giovanili, è legato a un nodoso tronco d’albero. Con i capelli lunghi e completamente ignudo, il Santo si volge con la testa verso la sua sinistra, accompagnando il movimento con una lieve rotazione di tutto il corpo nella medesima direzione. A questo movimento di torsione corrisponde quello di bilanciamento del peso sulla gamba sinistra, mentre la destra rimane flessa

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Scalza Ippolito (1532/ 1617)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Soliano
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura con S. Sebastiano fu completata e licenziata da Ippolito Scalza nel 1617 (FUMI 1891; GARZELLI 1972) anno stesso della morte dell’autore (THIEME- BECKER 1935). Pur non facendo parte della serie più importante delle statue degli Apostoli, collocate lungo la navata del Duomo di Orvieto, anche questa scultura fu posta all’interno della Cattedrale (LUZI 1856) insieme a quelle con S. Rocco e S. Costanzo eseguite da Fabiano Toti prima del 1607. Questa scultura sembra defilarsi leggermente dallo stile consueto dello Scalza, per recuperare formule e cadenze di puro accento classicistico; innegabile è infatti il riferimento a modelli della statuaria antica, noti attraverso le repliche romane e al tipo di definizione della figura, in posa sbilanciata, dall’aspetto apollineo e dal nudo carnoso, di tradizione prassitelica. A questa corrente rimanda anche la tipologia del volto, incorniciato da lunghe chiome, segnato da un’espressione di profonda melanconia, accentuata dall’eloquenza dello sguardo cosiddetto “umido”. Alla forma classica bencorrisponde anche l’intonazione morale della scultura, che fa perno sull’ideale del “patiens”, la cui sofferenza è resa non attraverso la rappresentazione delle tribolazioni fisiche ma sublimata in una dimensione intellettualistica. Per questo suo sobrio equilibrio, la statua col S. Sebastiano si allontana in ugual misura sia dagli effetti espliciti di un certo filone dell’arte tardo-manierista sia dalle enfasi di quella barocca. Il confronto più convincente può essere quello col pressochè contemporaneo S. Sebastiano del Bernini (1615- 16) ora a Lugano, che se da un lato riprende il tema cinquecentesco della figura serpentinata (V.MARTINELLI, Bernini, II ed. Milano 1979, fig. p.20) dall’altro sembra preannunciare le scenografiche estasi barocche delle realizzazioni successive, come quella della S. Teresa in S. Maria della Vittoria a Roma (1645) o quella della Beata Ludovica Albertoni in s. Francesco a Ripa (1671)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000153938
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1990
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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