guerriero

statua da giostra, 1550 - 1550

Scultura in legno massello di noce, parzialmente svuotato e riempito con una porzione di tronco di olmo. La statua riproduce le fattezze di un guerriero armato probabile raffigurazione di Marte, il dio della guerra della mitologia classica ed è abbigliata secondo l'equipaggiamento in uso nell'esercito romano. Il capo è coperto da un elmo ornato da una lunga cresta che poggia su una piccola sfinge, il busto è rivestito di una lorica squamata terminante con un gonnellino formato da frange di cuoio. Con il braccio sinistro tiene uno scudo ovale che riproduce lo stemma bipartito del Comune di Foligno. Il braccio destro è teso verso l'esterno parallelamente al suolo; sulla mano chiusa a pugna è stato inserito un supporto in legno e metallo per consentire l'utilizzo della scultura per una giostra ad anelli

  • OGGETTO statua da giostra
  • MATERIA E TECNICA legno di noce massello/ intaglio
    legno di olmo/ imbottitura
  • MISURE Profondità: 49 cm
    Altezza: 141 cm
    Peso: 90 cm
    Larghezza: 136 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Comunale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Trinci
  • INDIRIZZO Piazza della Repubblica, Foligno (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In un importante documento dell’Archivio Storico di Foligno sono annotate le spese per la fattura dell’Inquintana (SASF, ACP, AP, VI, IX, 535, cfr. Metelli 1983, p. 55; Felicetti 2001, doc. n. 162, p. 307); il testo è datato 1 gennaio 1550 e riporta, sotto il titolo di “Spese facte per fare la Inquintana et posamento d’essa”, le cifre pagate a vari “mastri” e artigiani, fra i quali anche due pittori, “mastro Belardino pettore e mastro Alisandro pettore”; il primo potrebbe essere identificato, anche se a livello dubitativo, con il figlio di Pierantonio Mezzastris (Felicetti 2001, p. 307), il secondo è probabilmente Alessandro Barnabei, artista attivo nel 1536 nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello e 1547 nel palazzo comunale di Foligno (cfr. Felicetti 2001, doc. n. 150, pp. 302-303; doc. n. 160, p. 305). Come ha notato Paola Tedeschi (2010, pp. 75-58), in questa nota spese si parla di un “roco de noce” e di un “rocho de ormo” e Roberto Saccuman, che ha collaborato al restauro del 1996, conferma che la statua in nostro possesso è realizzata in legno di noce in parte svuotato e riempito con un tronco di olmo, per cui si può concludere che la nota si riferisca proprio alla scultura oggetto della presente scheda. Tali osservazioni permettono di correggere la datazione solitamente proposta per la statua - prima metà del Seicento - anticipandola alla metà del secolo precedente. Come ha notato Bruno Toscano (1996), la resa accurata dell’elmo istoriato e dell’armatura decorata richiama ancora caratteri propri del classicismo erudito di marca cinquecentesca; secondo lo studioso, i lineamenti fortemente accentuati (gli occhi sgranati, la bocca turgida e semiaperta) presupporrebbero “l’assimilazione della sensibilità barocca, nei modi in cui nel secondo quarto di secolo si era pienamente affermata a Roma”. La controversa questione circa la proprietà dell’opera - in realtà risolta proprio sulla base del documento del primo gennaio 1550 attestante che la statua venne realizzata a spese del comune di Foligno - è nata da un’erronea interpretazione del cosiddetto “Offizio della custodia”, acquistato per i suoi quattro quinti dalla famiglia Gregori a partire dal 1570; si tratta di una magistratura straordinaria con un mandato definito nel tempo, dal 17 gennaio all’ultimo giorno di Carnevale. Segno tangibile dell’inizio del Carnevale e dell’Offizio della custodia era l’esposizione della Statua dell’Inquintana, o Saraceno, in piazza davanti al Palazzo Priorale, nel giorno di Sant’Antonio (17 gennaio), fino al martedì grasso. Paola Tedeschi (2010, pp. 53-48) puntualizza che la statua della Quintana non è mai stata proprietà della famiglia Gregori, perché - come si è detto - venne realizzata a spese del comune ed era custodita nel Palazzo Priorale, come si legge nell’Inventario delli mobbili esistenti nel Palazzo della Magnifica Comunità di Foligno, datato 10 gennaio 1633: nella camera da basso nel cortile viene citato il Saracino con il suo ceppo. Nel 1833 venne deciso di sospendere l’esposizione della statua durante il Carnevale. I documenti attestano che la scultura venne usata nel gennaio 1613 per celebrare le festività patronali e carnascialesche con una gara cavalleresca. Nel 1946 venne ritrovata presso la famiglia Gregori, che evidentemente l’aveva custodita dal 1833 fino a quel momento, quando cioè nacque la rievocazione storica della Giostra della Quintana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000134316
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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