Santa Cecilia e San Valeriano incoronati da un angelo

dipinto, ca 1630 - ca 1630

dipinto su tela con struttura di sostegno di forma rettangolare e cornice non originale composta da listelli di legno scuro

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Fabrizi Anton Maria (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigura il giovane romano Valeriano nel momento in cui ritorna dalla moglie Cecilia, dopo essere stato convertito e battezzato dal vecchio Urbano, da cui si era recato su esortazione della moglie. Il giovane può così vedere l'angelo di Dio, custode della verginità di Cecilia, che da quel momento diverrà protettore di entrambi, porgendo loro una corona di rose. L'opera è da considerarsi pendant del dipinto raffigurante il "Martirio di Santa Dorotea" (v. scheda 00078341) in quanto entrambi presentano le stesse misure ed identità di mano. La prima citazione si trova nel manoscritto del Baglioni ( Registro della chiesa e sagrestia di San Domenico di Perugia,c.14 ) che nella cappella degli apostoli ricorda "... li due quadri ad oglio nelle muraglie con ornamento di stucchi uno di quali rappresenta Santa Cecilia l'altro il martirio di Santa Dorotea sono di Antonio maria Fabrizi..." .Nella periegetica sono citati per la prima volta da Morelli, già con l'attribuzione a Fabrizi (1683, p. 63) che li ricorda collocati nella cappella del Rosario (oggi di Benedetto XI) insieme agli affreschi eseguiti dal suddetto artefice. Anche Orsini li vede nella medesima collocazione, ricordandone Fabrizi quale autore ( 1784,p.61). Siepi ripropone le stesse notizie, avanzando anche l'ipotesi che la committente sia da individuarsi in Cecilia Angeletti, moglie di Giacomo Consolelli, la quale, come ricordato da una lapide posta nel pilastro d'accesso alla cappella, nel 1634 lasciò al convento ventimila scudi "... questa pia donna devotissima del Rosario, avea già vivente spesi scudi quattromila per abbellire la prossima cappella dedicata a Maria SS. ma..." ( 1832, p.505). Non sono citati né da Guardabassi (1872 ) né da Gigliarelli (1908) né da Briganti e Magnini (1931). Santi li ricorda ancora nello stesso luogo (1950, p.87). La nuova collocazione dei due dipinti si deve quasi certamente ai lavori di movimentazione effettuati nel 1959 dalla Soprintendenza ai Monumenti, che previdero il ripristino dell' altare trecentesco nella cappella di Benedetto XI ( già del Rosario) precedentemente collocato sopra la porta d'accesso alla sagrestia, così come il monumento a Guglielmo Pontano, ricollocato nell'ambulacro dell'ingresso laterale (Gurrieri, 1959, p.41-42); al loro posto, sopra le due porte del braccio sinistro del transetto, previa muratura delle nicchie, furono collocate le tele
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000078331
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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