dipinto, complesso decorativo - ambito umbro (sec. XVII)

dipinto, post 1655 - ante 1670

In basso a sinistra, paesaggio roccioso con al centro uno specchio d'acqua originato da una cascata; a destra, il diavolo nell'atto di coprirsi il volto con il braccio, nudo con la coda, ha un serpe fra le gambe e le ali di pipistrello. Nella fascia centrale, su uno sfondo azzurro, san Filippo neri con barba e capelli bianchi indossa una tunica bianca e un piviale verde rifinito in oro, ai suoi piedi sono il copricapo sacerdotale nero e dei gigli. san Carlo borromeo, con veste cardinalizia, è ritratto in età matura, senza barba. San Michele alato indossa abiti militari ed elmo, nella mano tiene una spada con la quale caccia il diavolo. Alla sua destra, Maria Maddalena in abito celeste e manto rosso. Infine, san Francesco con barba e saio marrone, indica il centro della composizione. Nella volta, quattro angeli uscenti dalle nubi, ai lati dell'Eterno. Questi ha capelli e barba bianchi e un triangolo luminoso dietro al capo, è vestito di rosso e celeste, siede su nubi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Diametro: 350
    Altezza: 850
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • LOCALIZZAZIONE chiesa di S. Angelo (ex)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pittore mostra stilisticamente caratteri alquanto arcaici, rientranti nel gusto tardo manieristico umbro, con riferimento alle esperienzie della Valnerina (cfr. opere di Perino Cesarei). Importante risulta l'iscrizione, che permette un'esatta collocazione cronologica dell'opera. Infatti il committente, Caesare Facchinetti, discendente di Giovanni Antonio poi papa col nome di Innocenzo IX, arcivescovo Damiatense (1639), vescovo di Senigallia (1643), cardinale nel 1643, fu trasferito a Spoleto nel 1655, dopo la morte di Lorenzo Castrucci. Il fatto che sia lui il committente è confermato oltre che dall'iscrizione anche dallo stemma posto a coronamento dell'abside (scheda n.cat.gen.00042399); dunque il terminus post quem per la datazione è il 1655, anno in cui il F. divenne vescovo di Spoleto sostituendo il Castrucci che tanto aveva fatto per Cesi (cfr.scheda n.cat.gen.00042390). Una data così tarda è confermata dai caratteri tecnici del dipinto, laddove la commistione di affresco e tempera tende a spostare l'opera più verso il 1700 che verso il secolo precedente. I restauri del 1985 si strutturarono in due fasi: 1. indagine conoscitiva per scoprimento di eventuali presenze di affreschi; 2. intervento conservativo per permettere l'esecuzione di lavori architettonici senza danno per le opere pittoriche
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000042398
  • NUMERO D'INVENTARIO 9833
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI tra lo zoccolo e il dipinto - MICHAELI ARCANGELO VICTORIA PARTA EMIN.° CARD. CAESARE FACHENIT[...] PA[.]TE PLACIDUS GEMINUS REC. ADIMPLEVIT - lettere capitali - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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