Autoritratto di Giovan Domenico Ferretti
dipinto,
Ferretti Giovan Domenico (1692/ 1768)
1692/ 1768
Il dipinto raffigura un pittore a mezzo busto avanti negli anni, con tavolozza e pennello nella mano destra, giacca di velluto blu, ampio mantello rosso
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Ferretti Giovan Domenico (1692/ 1768)
- LOCALIZZAZIONE Capoliveri (LI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo e gli altri dieci dipinti sono stati notificati in quanto inscindibile nucleo collezionistico relativo alla famiglia senese dei Sansedoni, dal cui palazzo affacciato su Piazza del Campo provengono; nel 2015 sono passati in un’asta Pandolfini a Firenze. Nel 1773 palazzo Sansedoni ospitava due autoritratti di Giovanni Domenico Ferretti, uno nella “sala di passo per l’anticappella” - detta anche la “sala dei pittori” perché nelle sue pareti si trovavano appesi i ritratti degli artisti che avevano preso parte alla decorazione della dimora senese (Gabbiani, i fratelli Melani, Ferretti, Anderlini, e il “cavalier calabrese”) – e un secondo, di piccolo formato (“un quadrettino”), nell’appartamento del tesoriere Sansedoni. Le dimensioni dell’Autoritratto del Ferretti coinciderebbero con quelle del primo, permettendo con fondatezza di affermare che si tratta del ritratto presente nel secondo Settecento nella “sala dei pittori”. Nonostante l’Autoritratto in questione riproduca il pittore ormai avanti nell’età, ritenendo inizialmente possibile la sua realizzazione sul finire del sesto decennio del Settecento quando Ferretti condusse la seconda fase dell’affrescatura di palazzo Sansedoni per volontà del tesoriere Rutilio (1759), i documenti di casa Sansedoni testimoniano che la “sala dei pittori” era già allestita nel 1750 con cinque dei sei ritratti, dei quali sicuramente facevano parte quello del Gabbiani, del Ferretti e i due dei fratelli Melani: i ritratti dei pittori pisani erano già stati ultimati l’anno precedente, certamente per mano dello stesso Ferretti. Sarebbe logico pertanto pensare che l’effige non ancora presente in palazzo Sansedoni nel 1750 fosse quella del “cavalier calabrese”, al secolo Mattia Preti, l’unico dei pittori che non faceva parte degli affrescatori della dimora senese, e del quale possedettero alcuni dipinti. Da riscontri documentari l’opera in questione dovrebbe datarsi al più tardi al 1746, quando Ferretti si trovava impegnato a decorare con affreschi molte sale del piano nobile della residenza di Piazza del Campo (1745-1746) e a produrre le serie degli Arlecchini e le copie delle Burle del Pievano Arlotto. Purtroppo un restauro abbastanza recente ha portato alla rifoderatura e alla sostituzione dell’antico telaio, non permettendo di verificare se sul verso della tela sia ancora leggibile l’iscrizione che i Sansedoni vollero sul retro di ciascun ritratto per glorificare gli artisti che avevano lavorato per loro, secondo quanto riporta il carteggio di famiglia (cfr. bibliografia)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901392771
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0