Der Eremit. eremita

dipinto ca 1920 - ca 1942

Lastra

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA porcellana dura/ invetriatura
    porcellana dura/ pittura
  • MISURE Lunghezza: 40 cm
    Larghezza: 34 cm
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Di Dresda
  • ATTRIBUZIONI Friedrich Robert (prima Metà Del Xx Secolo): pittore
    Clara Lamm&rudolf Pitschke, Dresda (attiva Dal 1934 Al 1949?): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Guardaroba di Palazzo Pitti/ Lascito Laguzzi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO Piazza de' Pitti 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'esemplare appartiene alla collezione del sacerdote Giacomo Laguzzi, da lui stesso donata il 17 agosto 1943 all'allora R. Soprintendenza alle Gallerie per le provincie di Firenze Arezzo e Pistoia (vedi Verbale con l'elenco delle opere consegnate, dove la siglatura alfa numerica associata alle singole voci corrisponde a quella indicata sull’etichetta apposta su ciascun esemplare). La collezione fu depositata a Palazzo Pitti presso il Museo degli Argenti (ora Tesoro dei Granduchi), dove fu esposta dopo gli eventi bellici e successivamente trasferita nella guardaroba della Galleria d'Arte Moderna (si veda, Laguzzi 7 e S. Alami, “Von wahrhaft künstlerischer Ausführung. Porzellanplattenmalerei aus Thüringen seit dem 19. Jahrhundert”, Münster-New York 2014, pp. 128-129). Essa è costituita da centotré miniature su lastre in porcellana aventi in prevalenza come archetipi dipinti di maestri dal Quattrocento all’Ottocento (per approfondimenti sulla divulgazione di questo genere artistico e nello specifico sulla produzione in Turingia, si veda S. Alami, “Von wahrhaft künstlerischer Ausführung. Porzellanplattenmalerei aus Thüringen seit dem 19. Jahrhundert”, Münster-New York 2014, pp. 26-125), da venticinque piatti (dodici appartenenti a una serie con raffigurate scene ispirate alle opere di Richard Wagner e i rimanenti decorati con raffigurazioni di gusto naturalistico o tratte da dipinti di maestri dei secoli precedenti) e ancora da sessanta esemplari tra statuette, scatole, vasi e gruppi scultorei. Sempre per volontà del Laguzzi, a questo nucleo sono stati aggiunti nel 1946 altre sette miniature sempre su lastra in porcellana, ma prive di cornice (inv. OdA Pitti, nn. 2072-2078). L'esecuzione dei manufatti che formano questa raffinata e variegata raccolta è prevalentemente riconducibile alle fabbriche di porcellane attive a Dresda e in Turingia ed è databile tra la fine dell'Ottocento e non oltre il 1942, in riferimento all’anno della sua donazione. Peraltro, recenti studi condotti sulle lastre dipinte hanno rivelato essere state prevalentemente eseguite in Turingia e non a Dresda, come era stato finora ipotizzato (per approfondimenti sull’argomento, si veda: “Alte Meister en miniature. Thüringer Porzellanplattenmalerei”, catalogo della mostra a cura di H. Haiko, Eisfeld 2011; S. Alami, “Von wahrhaft künstlerischer Ausführung. Porzellanplattenmalerei aus Thüringen seit dem 19. Jahrhundert”, Münster-New York 2014 Questa collezione vanta anche la presenza della principale manifattura di porcellane tedesca, ovvero quella di Meissen fondata nel 1710 da Augusto il Forte, Elettore di Sassonia e re di Polonia. Il nucleo riunito dal Laguzzi è costituito da ventotto sculture, come rivelato dalla presenza su di esse del marchio con le due spade incrociate. Vi sono soggetti rappresentativi della produzione di questa fabbrica, quali gli animali, ma anche in linea con il gusto dell’epoca e quindi comuni ad altre manifatture di porcellane, come le riduzioni dalla statuaria antica, le figure allegoriche, oltre ai putti e ai fanciulli di gusto arcadico pastorale e ancora a gruppi con scene galanti, allegoriche e mitologiche. In una lettera data 20 aprile 1942 inviata da Dresda alla Galleria Pitti a Firenze, il Laguzzi spiega le motivazioni della donazione di questa raccolta, premettendo la sua trentennale permanenza a Dresda nella funzione di sacerdote e ammettendo di aver cercato di mantenere vivo il suo interesse per l’arte e in particolare per la pittura, con particolare attenzione a collezionare quella su porcellana. Nel documento precisa che: ‟a motivo della mia età avanzata e soprattutto per dare prova tangibile della mia devozione e dell’attaccamento più filiale verso la nostra dilettissima Italia, ho deciso di offrire tale raccolta alla Galleria Pitti di Firenze […]” (si veda, Laguzzi 7). Lo spoglio del carteggio ha rivelato una particolare attenzione da parte del Laguzzi per la raccolta di miniature su lastra, che in effetti costituisce una serie eccezionale sia per il numero considerevole di esemplari, sia per la raffinatezza pittorica delle riproduzioni in ridotte dimensioni dei principali dipinti dei maestri dei secoli precedenti, con una preferenza per quelli ottocenteschi e primo novecenteschi, realizzati per la maggior parte da Louis Scherf e dal fratello Albert, come documentato dalle loro firme apposte su di esse. Per motivi conservativi, come specificato nelle note, sono state momentaneamente liberate dalla cornice alcune miniature per poterle ispezionare sul retro, dove perlopiù è stato possibile riscontrare una didascalia realizzata in genere a pennarello o a pennello con colori stesi “a freddo”, contenente il titolo e il nome dell’autore dell’archetipo, oltre al nome dell’esecutore delle copie su lastra, che nel caso di Louis Scherf era accompagnato dal luogo di origine e di attività, Lichte in Turingia. Ciò porta a ipotizzare che esse siano state da lui dipinte come hausmaler, resta però da chiarire se le abbia realizzate in autonomia dalle manifatture il cui marchio potrebbe essere riconducibile alla realizzazione della lastra bianca, in considerazione del fatto che alcuni sono impressi e pertanto riconducibili alla lastra in fase di fabbricazione. Risulta anche difficile pensare che il pittore abbia lavorato quasi contemporaneamente in più manifatture. In effetti, è noto che al ritorno dalla Prima Guerra Mondiale insieme al fratello Albert abbia intrapreso l’attività di pittori su porcellana indipendenti. Entrambi inizialmente lavorarono su commissione di Gebrüder Heubach, che fornì loro anche i colori e gli esemplari da decorare. Per questa attività la loro retribuzione superava lungamente quella di un pittore stipendiato all’interno di una manifattura. Louis si affermò per la sua abilità di raffinato copista in miniatura su porcellana, ma anche di pittore ritrattista, come confermato da alcune sue opere presenti nella collezione donata dal Laguzzi (vedi la sua biografia in Sandy Alami, “Von wahrhaft künstlerischer Ausführung. Porzellanplattenmalerei aus Thüringen seit dem 19. Jahrhundert”, Münster-New York 2014), quali il suo autoritratto, quello della consorte e del Laguzzi stesso. Ciò denota una committenza da parte di quest’ultimo, almeno per le miniature riconducibili agli Scherf. Le lastre incorniciate rappresentano un’importante testimonianza del gusto tardo ottocentesco e primo novecentesco, soprattutto per un consistente nucleo di repliche di dipinti riconducibili a quegli anni, spesso appartenenti a collezioni private. Le ulteriori indagini condotte durante la presente schedatura hanno permesso di verificare e aggiornare l’attuale ubicazione di alcuni archetipi delle nostre miniature, ma anche di rintracciarne altri. Inoltre, laddove presente la marca, è stato possibile identificarne la manifattura nella quale si presume sia stata eseguita la lastra in porcellana non decorata, almeno per quanto riguarda i marchi impressi in pasta. Per quelli colorati, applicati con un timbro presumibilmente dopo la cottura della lastra, possiamo ipotizzare siano stati eseguiti insieme al decoro della lastra stessa e che quindi, in questo caso, la miniatura sia stata eseguita all’interno della fabbrica rivelata dalla marcatura. Altre lastre, invece, sono risutlate prive di marchi e questo porta a confermare essere state decorate dal di fuori delle manifatture. L’osservazione diretta delle lastre ha, anche, portato ad escludere la veduta di Piazza San Pietro, in quanto è stato riscontrato trattarsi di un finto mosaico dipinto a olio su ardesia (inv. OdA Pitti, 2068). L’etichetta apposta sul retro rivela la sua esecuzione presso la Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Le cornici in legno e stucco dorato, richiamano quelle rocaille che prima dell’Ottocento erano modellate in porcellana insieme alle lastre. Sono molto simili tra di loro (si veda S. Alami, “Von wahrhaft künstlerischer Ausführung. Porzellanplattenmalerei aus Thüringen seit dem 19. Jahrhundert”, Münster-New York 2014, pp. 32-52), anche se sono state individuate sette tipologie in base alle dimensioni e al motivo ornamentale. Ciò porta a ipotizzare che il Laguzzi le abbia commissionate per le lastre di questa raccolta e che le sette non provviste, che sono peraltro state donate in seguito, possano essere state da lui acquisite successivamente
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901143247
  • NUMERO D'INVENTARIO OdA Pitti 2045
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • STEMMI a tergo - di fabbrica - Marchio - "Dresden Made in Saxony" sormontata da un agnello, in blu
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA dichiarazione autografa (1)
    dichiarazione autografa (2)
    dichiarazione autografa (3)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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