nozze di Cana
dipinto,
Lomi Aurelio (attribuito)
1556/ 1622
Il dipinto a olio su tela, raffigura in un paesaggio con architetture, le nozze di Cana
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Lomi Aurelio (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
- INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Le Nozze di Cana" è un'opera databile alla fine del secondo decennio del '600. Realizzata da Aurelio Lomi per il Duomo insieme ad altre due tele: "Il Convito di Assuero" e "Mosè che fa scaturire le acque". Anch'esse si trovavano sino al terzo decennio (inizio del quarto) dell'Ottocento sopra le porte interne del Battistero, anche se sembra fosse tutt'altra la loro collocazione originaria. In seguito al ripristino neogotico dell'edificio, le prime due furono rimosse e abbandonate nei matronei del Duomo. Della terza si è invece persa la traccia e ne resta soltanto una sfocata immagine in una tavola del Theatrum Basilicae Pisanae di Giuseppe Martini, che raffigura l'interno del battistero. "Le Nozze di Cana", come "Il convito di Assuero", sono opere che solo di recente sono tornate alla luce. Nel Novembre del 1610 le due tele erano ancora allo stato di chiaroscuro, così le videro e stimarono i pittori Cosimo Gamberucci e Pietro Sorri. Non conosciamo con assoluta certezza la data in cui Aurelio le portò a compimento, sebbene numerosi pagamenti "per haver colorito le due tavole di Pitture fatte da lui [Lomi] più tempo fa di chiaro scuro", registrati agli anni 1617-18, indichino un sicuro termine per l'esecuzione. Il dipinto forse eseguito per la Tribuna del Duomo, infatti, già verso la fine del Seicento il Baldinucci ricordava "Le Nozze di Cana", nel Battistero. La tela rimase nel battistero (insieme altre due già sopracitate) fino agli anni Quaranta dell'Ottocento, secondo i documenti rintracciati presso l'Archivio dell'Opera del Duomo, periodo in cui sappiamo che furono trasportate nei matronei del Duomo ( AOP, Libro del magazzino 1839-42, c25 ), mentre secondo Giampiero Lucchesi entro gli anni Cinquanta, così come si legge nel suo testo. Per quanto riguarda lo stile, il nostro dipinto viene messo a confronto con "La Guarigione del cieco" e con "La Moltiplicazione dei pani" in Duomo, o con "La Morte della Madonna" nel Museo di Viterbo, non lascia dubbi. Nelle figure in primo piano si avverte un senso di schiacciamento e quasi di capovolgimento, avvalorato dalle pose dislocate e sbilanciate dei personaggi centrali. Il movimento incessante si riflette nella mimica intensa delle mani, aperte a ventaglio, intrecciate o contratte, e nei volti dove la tensione raggiunge un effetto quasi espressionistico. E' questa l'eredità delle esperienze antiplastiche del periodo genovese, maturate attraverso un contatto diretto con le opere del Cambiaso e della sua scuola, con quella contraddittoria sperimentazione che esalta ed estremizza la riduzione volumetrica nel disegno, per poi metterla fortemente in crisi nella traduzione luministica, sottile e pungente, di molti dipinti. Oltre alle opere coeve già citate, "Le Nozze di Cana", per i colori intensi, cristallini, quasi puri, è l'opera concettualmente più vicina al Beato Michele Pini, ultima prova della produzione lomiana
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769107
- NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769107
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0