studio per Giudizio finale/ studio per un Cristo risorto
disegno,
ca 1533 - ca 1534
Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564)
1475/ 1564
Sul recto è presento lo studio per Giudizio finale; sul verso lo studio per un Cristo risorto
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta/ matita nera/ penna
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ATTRIBUZIONI
Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564): disegnatore
- LOCALIZZAZIONE Casa Buonarroti
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1536, a ventiquattro anni dalla conclusione della decorazione della Volta, Michelangelo, ormai sessantunenne, affronta la parete dietro l'altare della Cappella Sistina, su incarico affidatogli tre anni prima dal papa Clemente VII, e alla morte di lui, nel 1534, confermato dal suo successore, Paolo III. L'importante commissione fu uno de motivi per cui l'artista lasciò Firenze, per un viaggio senza ritorno. La grande parete non era però del tutto nuda: il Maestro dapprima tentò di non distruggere del tutto la decorazione preesistente, e in particolare l'Assunzione della Vergine del Perugino, soggetto al quale era dedicata la Cappella. Ne offre testimonianza questo famoso disegno, in cui è chiaramente visibile, al centro in basso, l'incorniciatura della pala quattrocentesca attorno alla quale si contorcono, in dissonanza, le anime dei dannati. Ma da questo stesso foglio, che è l'unico progetto grafico che interessi l'intera parete giunto fino a noi, si può capire come già a questo punto fosse chiara nella mente di Michelangelo la dinamica complessiva dell'affresco, col Cristo giudice potente motore dell'intera azione: da qui scaturì di necessità la rinuncia a risparmiare la pala del Perugino. Nell'immensa scena, del tutto libera e messa in risalto dall'azzurra forza del fondo di lapislazzuli, i corpi galleggiano in aria a forza di muscoli, con un moto rotatorio ininterrotto e lento, e senza l'aiuto delle ali, eliminate persino negli angeli. Non si contano le violazioni all'iconografia tradizionale dei Giudizi universali: una delle più evidenti è l'inserimento della barca di Caronte, il mitologico traghettatore delle anime, evidente reminiscenza dantesca. Quando, il primo di novembre del 1541, l'opera venne inaugurata, fu enorme lo sconcerto e innumerevoli le critiche, rivolte soprattutto alle anomalie iconografiche e al grande numero di figure nude. L'opera richiò la distruzione totale, ma la fama ormai sovrumana di Michelangelo fece sì che il danno si limitasse alla copertura delle nudità e alla distruzione e rifacimento di qualche figura. Ciò avvenne per l'intervento di Daniele da Volterra, allievo e amico fraterno di Michelangelo, che in questo modo contribuì, forse volontariamente, al salvataggio del capoloavoro, che la censura continuò a tormentare nei secoli
- TIPOLOGIA SCHEDA Disegni
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900747247
- NUMERO D'INVENTARIO Inventario degli oggetti d'arte 65 F
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- ISCRIZIONI in alto a destra - 65 - a inchiostro -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0