Il Beato Pietro Gambacorta riceve da papa Martino V l'approvazione della regola

dipinto, 1743 - 1748

Dipinto di forma rettangolare raffigurante il Beato Pietro Gambacorta inginocchiato davanti a papa Martino V, nell'atto di consegnare al Beato la regola da lui fondata. Una folla di astanti assiste all'episodio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Conca Sebastiano (1680/ 1764)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scena raffigura il momento in cui il Beato, dopo avere fondato la "Congregazione degli Eremiti di S. Girolamo", si recò nel 1425 a Roma "per ottenerne dal Sommo Pontefice" Martino V la conferma (SAINATI 1884, pp. 232, 234). Lo "schizzetto" dell'opera, forse da identificare col foglio "a penna e bistro della Witt Collection di Londra", venne "approvato nel 1743". Il dipinto fu consegnato nell'aprile del 1748, riscuotendo "l'applauso universale di tutti, e particolarmente di quegli intendenti di questa nobile Professione" (secondo il documento citato da SICCA 1993-1994, p. 50, nota 76, alla quale si rimanda per la ricostruzione della vicenda della commissione). "L'affollata composizione" della scena appare una "decorosa manipolazione di schemi e personaggi già collaudati" dal Conca in opere precedenti, ad esempio L'adorazione dei Magi (Gaeta, chiesa dell' Annunziata) rispetto alla quale "il Papa assume le veci della Madonna, il Beato coi suoi seguaci le veci dei Re Magi e lo scrivano sulla sinistra quella di S. Giuseppe" (secondo SESTIERI 1981, p. 232, scheda 73); d'altra parte, i tipi fisici e le pose dei religiosi trovano diretto confronto in esemplari quali il "Cristo risorto appare a S. Francesco" (in due redazioni, a Gubbio, San Benedetto, e a Pesaro, San Francesco dei Servi). Il dipinto mostra la sorta di media tenuta dal pittore, sia di fronte alle partiture più mosse e contrastate, anche negli effetti di illuminazione, della sua produzione (si veda "Il miracolo di S. Clemente", Roma, San Clemente), sia rispetto alle prove dove la maggiore definizione dei contorni e la politezza delle superfici, quasi smaltate, ad esempio la "Madonna col Bambino, S. Giovannino e S. Carlo Borromeo" (Ascoli Piceno, Pinacoteca), anticipano direttamente il Batoni. Una tale oscillazione del Conca, capace di prodursi su diversi registri, risponde bene all'effettivo configurarsi della pittura romana del Settecento dove, anziché riconoscere linee definite di evoluzione, va considerata la coesistenza di tendenze distinte, che muovono nella sostanza dall'esperienza del Barocco, seppure variamente interpretata, e la momentanea supremazia che, di volta in volta, l'una può assumere rispetto alle altre; così, l'orientamento classicizzante espresso dalla cultura figurativa durante il papato di Benedetto XIV (1740-1758) ammette in sé una varietà persino contraddittoria di fatti, dal Subleyras al Masucci, dal Giaquinto al Batoni. È possibile insomma comprendere il dipinto pisano entro una simile direttiva del gusto, a patto che risulti chiaro come il prodotto finale, tutto fuorché "protoneoclassico", risulti una sorta di prosa, eloquente ma contenuta, dove l'abilità del mestiere garantisce le attrattive di un discorso che sgorga, per così dire, naturalmente ornato. Una simile connotazione accademizzante dell'immagine trova un più diretto paragone nelle opere del Mancini, per la chiarezza espositiva che la qualità morbida e naturale del pigmento assicura alla scena. Un modello della composizione è conservato a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665563
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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