VEDUTA DEL CANAL GRANDE DALLA RIVA DEGLI SCHIAVONI

dipinto, ca 1705 - ca 1706

Architetture: la Zecca; i Granai; Chiesa di Santa Maria della Salute; la Punta della Dogana. Mezzi di trasporto: gondole; velieri. Animali: cani. Personaggi: gondolieri; donne

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 63
    Larghezza: 92
  • ATTRIBUZIONI Carlevaris Luca (1663/ 1730)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Palazzo Mansi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Mansi
  • INDIRIZZO via Galli Tassi, Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela - proveniente dalla Collezione Massoni e giunta ai Musei Nazionali di Lucca nel 1952 in seguito al lascito testamentario di Vincenzo Massoni insieme ad altre tele come il Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia di Gregorio Lazzarini - esposta con un' attribuzione al Carlevarjis (Borella-Giusti Maccari 1993, p.259) nel Salotto Guinigi Magrini in Palazzo Mansi, è stata identificata da Paola Betti con il dipinto del Carlevarjis di identico soggetto, già presente nella quadreria costituita dal mercante lucchese Stefano Conti nei primi tre decenni del Settecento insieme al suo pendant con la Veduta di San Giorgio Maggiore a Venezia rintracciato in collezione privata (Betti 1997, pp. 38-41, 43). Per l'identificazione del dipinto è risultata fondamentale la consultazione della corrispondenza intrattenuta dal Conti con i pittori incaricati delle varie commissioni, che ci fornisce una descrizione, talvolta molto puntuale, delle tele, di solito accompagnata dalle misure, dal numero e dalle dimensioni delle figure, come pure dai tempi di realizzazione e di consegna delle opere, come di recente ha sottolineato Franca Zava Boccazzi nel suo articolo dedicato alla quadreria Conti (Zava Boccazzi 1990, pp. 109-152). In una missiva inviata al Conti il 23 luglio 1707, che includeva l'attestato di autenticità delle tre opere inviategli l'anno precedente, il Carlevarjis infatti dichiarava "di haver fatto al Ill.mo Sig.r Stefano Conti due quadri di quarte 6 in larghezza e 4 in altezza, nell'uno de quali vi è rapresentata la pescaria di Venezia con la fabrica della Ceccha, i granai Publici, con una parte del canal grande oltre il quale si vede la chiesa di S.ta Maria della Salute, et la Dogana di Mare, con Barche d'ogni sorte, e quantità di figurine, la maggior parte delle qualli saranno pocho meno di onze tre. Nell'altro vi è rapresentata la veduta di S. Giorgio Magiore oltre il Canal Grande con navi bastimenti Barche piccole e molte figurine come nell'altro, e questi glieli consegnai il mese d'Aprile 1706" (Zava Boccazzi 1990, p. 144). Dalla comunicazione epistolare rilasciata dal Carlevarjis risulta con chiarezza la conformità dei lavori licenziati nel 1706 - tanto sul piano del taglio topografico che nelle dimensioni - con il dipinto di Palazzo Mansi e con la tela di collezione privata (Betti 1997, fig. 3, p. 41), che misurano entrambe cm 63x92. La quarta corrisponde a circa cm 17, ma non essendo espresse le frazioni della quarta le dimensioni vanno intese con una certa approssimazione, in quanto quarte 4x6 corrispondono a cm 68x102. Prima del 1703, quando esce la raccolta di acqueforti dal titolo Le Fabriche e Vedute di Venezia disegnate, poste in prospettiva, et intagliate da Luca Carlevarjis, che segna l'approccio del pittore al mondo del vedutismo, il Carlevarjis pare concentrarsi soprattutto sulla rappresentazione di 'vedute ideate' per passare solo in un secondo tempo - avvalendosi delle proprie cognizioni prospettiche e matematiche e della suggestione esercitata dall'opera del Van Wittel - alla produzione pittorica di vedute fedeli al vero, per fronteggiare le esigenze avvertite dai visitatori forestieri, tra i quali possiamo annoverare il facoltoso mercante Stefano Conti. Come ha ricordato la Betti, la rilevanza assunta dal ritrovamento della coppia di tele del Carlevarjis non consiste soltanto nell'acquisizione di due ulteriori tasselli utli a ricostruire il volto della raccolta lucchese, ma anche nell'opportunità di fare nuova luce sugli esordi vedutistici dell'udinese, che fino ad allora erano documentati a partire dall'Entrata dell'ambasciatore britannico Lord Manchester in Palazzo Ducale della City Art Gallery di Birmingham del 1707 (Betti 1997, pp. 40-41). Infatti siamo ora in grado di anticipare tale attività almeno al principio del 1706, poiché dalla già ricordata missiva indirizzata al mecenate lucchese le due vedute di Venezia risultano essere state consegnate nell'aprile di quell'anno. Lo scorcio urbanistico ritratto dal Carlevarjis, dotato di un'evidenza quasi fotografica in virtù della meticolosa riproduzione aderente al vero, appare però vivificato da una calda illuminazione solare che addolcisce i contorni degli edifici e sottolinea con vibranti riflessi l'animazione delle macchiette colte nelle più disparate occupazioni. L'accuratezza riposta dal pittore nella raffigurazione dell'elemento umano è testimoniata da una serie di studi a olio su tela ruvida e su carta utilizzati nel corso della sua parabola artistica. Tra quelli conservati presso il Victoria and Albert Museum di Londra, il P44-1938, il P63-1938 e il P66-1938 sono stati impiegati anche per la tela di Palazzo Mansi (Betti 1997, p. 43, nota 21)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900526938
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI Sulla colonna a destra - L.(UCA) C:(ARLEVARJIS) - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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