Rebecca al pozzo
dipinto,
1523 - 1523
Dipinto a tempera su tavola di forma rettangolare con cornice dorata e intagliata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Giovanni Battista Di Jacopo Detto Rosso Fiorentino (1495/ 1540)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Santi di Tito
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Lungarno Pacinotti 46, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, scoperto nei depositi del Museo Nazionale di San Matteo dal Bucci nel 1956, fu esposto per la prima volta nello stesso anno alla "Mostra del Pontormo e del primo manierismo fiorentino"ed identificato come il pendant del "Mosè che difende le figlie di Jetro" conservato agli Uffizi. Da un'analisi degli inventari delle collezioni civiche pisane, risulta donato dai fratelli Passerini tra il 1817 ed 1828. Questi ultimi erano discendenti dai Passerini di Cortona e da quel Silvio Passerini (Cortona 1459 - Città di Castello 1529) che fu creato cardinale da Leone X nel 1517 e che dal 1524 al 1527 fu legato pontificio di Clemente VII a Firenze. Il soggetto biblico rappresentato fu correttamente interpretato dal Bucci, al contrario di quanto era avvenuto negli inventari precedenti e di quanto sostiene Vasari che lo elenca subito dopo il "Mosè": "similmente un altro ne fece a Giovanni Cavalcanti, che andò in Inghilterra, quando Jacob piglia 'l bere da quelle donne alla fonte, ..." (Vasari, 1986, p. 751). Il committente Giovanni Cavalcanti era un ricco mercante fiorentino che aveva contatti con uomini illustri, quali Leone X, Giulio de' Medici ed Enrico VIII. Nel 1522 era conosciuto come principale agente di Enrico VIII in Italia. L'esecuzione del dipinto ad opera del Rosso Fiorentino sembra risalire per motivi stilistici intorno al 1523, ovvero all'ultima fase del periodo fiorentino dell'artista. L'attribuzione al Rosso è confermata dagli esami radiografici e riflettografici eseguiti in fase di restauro che hanno evidenziato tecnica e forza esecutiva tipiche del pittore fiorentino. La provenienza dalla famiglia Passerini potrebbe infine spiegarsi col fatto che l'opera, inizialmente destinata al mercato inglese per tramite di Giovanni Cavalcanti, sia stata rifiutata ed acquisita poi dal cardinale Silvio Passerini, strettamente legato al papa Clemente VII, a sua volta grande estimatore del Rosso. Riferimenti bibliografici: Carroll E. A 1964, pp. 479-482; Peluso J. F. 1976, pp. 87-106; Smith G. 1977, pp. 198-204; Carroll E. A. 1987, p. 34; Gaston V. 1988, pp. 220-225; Franklin D. 1994, pp. 113-117
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900405933
- NUMERO D'INVENTARIO 4443
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2003
2006
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0