Deposizione di Cristo dalla croce

dipinto,

La composizione dell'opera e' altamente drammatica. Al concitato vociare di chi adempie alla pietosa bisogna, si accompagna il pianto di Giovanni, a destra, che, come schiacciato da una luce violenta,si allontana dal gruppo nascondendosi il volto fra le mani. Dall'altro lato e' la Vergine, nell'ombra, con la Maddalena che, con ardita invenzione iconografica, anziche' abbracciare o adorare la Croce, le procombe ai piedi e le cinge le ginocchia. I dolenti, in basso, rimembrano e piangono la morte del Salvatore. Alla trama di linee divergenti, disordinate, per il gestire affannoso, si contrappone il ritmo costante dei gradini delle due scale

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Giovanni Battista Di Jacopo Detto Rosso Fiorentino (1495/ 1540)
  • LOCALIZZAZIONE Volterra (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, firmata e datata, è menzionata dal Vasari e citata in due manoscritti volterrani. Il Lanzi (1823) reputa il dipinto "non ben finito", e con lui concordano alcuni storici locali posteriori, quali il Leoncini (1869) e lo Sborgi (1903). Il Burckhardt, nel "Cicerone" ha creduto di attribuire l'opera al Pontormo, non avendo notato la firma e la data. Il Venturi (1932) sottolinea il forte contrasto di chiaroscuro che la composizione presenta; il Briganti (1961) riconosce nella Deposizione il capolavoro del Rosso e l'espressione piu' esasperata del Manierismo. I punti di contatto e di divergenza con il Pontormo sono rilevati dal Freedberg (1961), il quale tiene a precisare che il Rosso ha accettato l'estetica della firma umana del Pontormo, cioè rettangoli allungati, angoli acuti ed estremità appuntite; e tuttavia la linea del Rosso è più astratta sia negli intenti che nei risultati, rispetto a quella ornamentale e quasi sensuale del Pontormo. La parentela di questa tavola con la Deposizione di Filippino Lippi (che il Perugino terminò all'inizio del 1500), è già stata rilevata dal Friedlaender (1925), soprattutto per l'alta e sottile croce, il cui braccio orizzontale e' posto anch'esso molto in alto e le due scale ugualmente di faccia. Inoltre il critico tedesco rivela che, sebbene il Rosso abbia recepito il suggerimento delle due scale, tuttavia gli è riuscito di fare da tale motivo, che provoca peraltro in modo diretto la stabilità, qualcosa di verticale e contemporaneamente di oscillante. In contrasto con il Friedlaender, per il quale l'espressione della testa del Cristo, la posizione del braccio e di tutto il corpo possono derivare direttamente dalla figura del Cristo giacente nel gruppo della Pieta' di Michelangelo; con il Voss, secondo il quale il Rosso traeva spunto e suggerimenti decisivi dal Buonarroti, e con il Weese (1927), che lo ritenne addirittura formato alla scuola di Michelangelo, si pone la Becherucci (1944). La studiosa considera come illusoria la plasticità del Rosso e limita l'influenza di Michelangelo ad un sottile gioco luminoso. La Barrocchi (1950) approfondisce questo concetto, affermando che le opere della giovinezza dell'artista non rivelano minimamente certe suggestioni buonarrotiane, mentre vi appaiono evidenti riflessi di artisti meno imperiosi ed assoluti di Michelangelo, quali Andrea Del Sarto e Frà Bartolomeo, Piero di Cosimo e Durer. A quest'ultimo è riferibile il motivo del vecchio Niccodemo, affacciato dal braccio orizzontale della croce)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900106978
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • ISCRIZIONI " RUBEOS FLO FAC AS MDXXI" -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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