San Girolamo penitente nel deserto
dipinto
ca 1450 - ca 1480
Nicola Di Antonio Scalamenti Detto Nicola Di Maestro Antonio Da Ancona (documentato Dal 1472/ 1511)
documentato dal 1472/ 1511
DIPINTO su tavola centinata. CORNICE: sottile listello dorato
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
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MISURE
Altezza: 97 cm
Spessore: 5 cm
Larghezza: 204 cm
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ATTRIBUZIONI
Nicola Di Antonio Scalamenti Detto Nicola Di Maestro Antonio Da Ancona (documentato Dal 1472/ 1511): pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Benvenuto Di Giovanni (venturi 1926)
Matteo Di Gualdo (c. Brandi Com. Or. 1964; Gabrielli 1971)
Maestro Delle Tavole Barberini (zeri 1958)
Giovanni Di Piamonte (bellosi 1987)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera faceva parte della collezione dell'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). La lunetta era nel castello di Cereseto quando venne notifcata insieme ad altre opere della raccolta Gualino il 6 novembre 1921, descritta come "Quadro di Piero della Francesca, rappresentante San Gerolamo nel deserto". Era esposta in una sala in cui si trovava anche la 'Salomè' di Andrea Solario, come risulta da una fotografia del 1922 circa che riprende un "salone del pianterreno" ("Dagli ori antichi agli anni Venti" 1982, pp. 14, 18). La composizione della lunetta riprende in scala maggiore il 'San Gerolamo penitente' di Piero della Francesca oggi conservato a Berlino (Gemäldegalerie), firmato e datato 1450. Lionello Venturi (1926) ha assegnato il dipinto Gualino al senese Benvenuto di Giovanni, accostandola al 'San Gerolamo' della collezione Wallace di Londra. Invece Berenson l'ha considerato prima opera di anonimo fiorentino del XV secolo, poi l'ha inserito nel catalogo di Nicola di Maestro Antonio da Ancona (1957), e infine l'ha ancora assegnato ad anonimo (1963). A favore dell'attribuzione a Nicola si è mostrato Eugenio Battisti (1971; e già comunicazione orale del 24 gennaio 1965), mentre Federico Zeri (1958) osservava che l'opera sia "effettivamente prossima, in taluni accenti e soluzioni grafiche, a Nicola", ma nutriva qualche dubbio sull'attribuzione all'artista marchigiano ritenendo possibile anche un riferimento alla tarda attività del cosiddetto Maestro delle Tavole Barberini. Diversamente Cesare Brandi, in una comunicazione orale dell'8 dicembre del 1964 presso la Soprintendenza delle Gallerie del Piemonte, ha avanzato il nome di Matteo di Gualdo, a cui l'opera è stata riferita dai successivi cataloghi del museo (Gabrielli 1971 e precedenti). Bellosi (1987) ha invece riferito la tavola a Giovanni di Piamonte, mentre prudentemente Giovanna Damiani (in 'Nel raggio di Piero' 1992) l'ha classificata più genericamente come opere di un "Pittore pierfrancescano". In tempi recenti è prevalsa - sia pur talvolta con qualche incertezza - la proposta di assegnare la lunetta a Nicola di Maestro Antonio di Ancona (Valazzi 1992; Carlo Bertelli in 'Il potere, le arti, la guerra' 2001, e già in precedenza nel 1991 e 1993; De Marchi 1998 e 2008; Bairati 2004). Essa si basa soprattutto sul confronto con le figure (in particolare quella del Battista) e con il paesaggio che compaiono nell'unico dipinto firmato da questo pittore, la pala datata 1472 realizzata per San Francesco alle Scale ad Ancona e ora a Pittsburg (Carnegie Institute), una delle prime ancone quadrangolari nel territorio marchigiano. Le affinità stilistiche sono tali da far pensare che la lunetta appartenese in origine al medesimo complesso pittorico (De Marchi 1998). I peculiari caratteri stilistici della tavola Gualino collocano in ogni caso la realizzazione del dipinto in ambito marchigiano: il dipinto rivela "la stretta dipendenza dai modi pierfrancescani non solo nella ripresa dell'iconografia, ma anche nella solare 'pittura di luce', nel magistrale brano della 'natura morta' dei libri, la cui messa in prospettiva, con le ombre portate anche delle borchie delle rilegature"; "brani di pura ricerca prospettica sono il nimbo del santo e la croce"; "brani di lenticolare notazione della realtà" sono in linea con la migliore tradizione pittorica fiamminga (Valazzi 1992). Le somiglianze tipologiche fra il San Gerolamo Gualino e il suo omologo nel polittico di Niccolò Alunno di Cagli, datato nel 1465 (ora Milano, Pinacoteca di Brera), attestano la circolazione di motivi di ascendenza pierfrancescana in area umbro-marchigiana, nell'ambito della quale Nicola è "l'unico che della luce di Piero abbia tratto partito, e l'unico in grado di distendere quella luce anche sulle scabrosità più acute" (Bairati 2004, p. 26)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350963
- NUMERO D'INVENTARIO 969
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0