angelo
statuetta,
1300 - 1349
Statua
- OGGETTO statuetta
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MATERIA E TECNICA
Marmo
- AMBITO CULTURALE Bottega Pisana
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è visibile su un colonnino, sotto "La maledizione di Cam" nel corridoio nord, nella foto Alinari 8777. Si trovava in quella posizione molto probabilmente in sostituzione di una Sibilla (09/00235756(13)) del pulpito di Giovanni Pisano; il cambiamento, non facilmente rilevabile negli Inventari e nelle Guide data la genericità della descrizione di entrambe le statue, avvenne forse nel 1894 o poco dopo. Nel 1935 1'opera figura nel Museo dell'Opera del Duomo (Loggetta): si trova attualmente presso il Museo Nazionale di S. Matteo. L'opera, che reca sul dorso i segni dell'originaria presenza di ali in metallo, appare fortemente consunta nelle superfici per una lunga esposizione all'aperto; particolarmente danneggiato 1'oggetto che la figura reggeva nella mano sinistra, non più identificabile. Sostanzialmente ignorata dalla storiografia, la statuetta è stata segnalata da Marangoni (1932) che ne sottolineava la vicinanza ad esemplari tineschi quali la Madonna di Torino e soprattutto le statuette dell'Annunciazione (09/00235630) generalmente connesse al sepolcro di Arrigo VII. Alcuni tratti insoliti in Tino, quali lo sviluppo verticale e il diverso taglio degli occhi, portavano lo studioso a non spingersi, per quest'opera, oltre un a definizione di "scuola- di Tino di Camaino". Nell'esporla nel Museo della Primaziale nel 1935, Carli propendeva invece per una più decisa attribuzione a Tino stesso nel suo periodo giovanile, vicino ancora allo spirito della produzione giovannesca. Alla "scuola diretta di Giovanni" riporta va l'opera il Tolaini (1947), che citava anche un riferimento del Baroni a l cosiddetto "Maestro di S. Giovanni" (personalità creata da Weinberger e Ragghianti, oggi ormai confluita nel catalogo di Tino di Camaino). L'impostazione generale di timbro tinesco, il panneggio dai bordi frastagliati, una certa rigidità generale, l'allungamento della figura, indicano, secondo noi, un preciso accostamento ai pochi frammenti originali rimasti della decorazione del coronamento del tabernacolo della porta principale del Camposanto pisano. Come mostrano alcune incisioni, in particolare quella di Paolo Lasinio, già all'inizio dell'Ottocento il tabernacolo aveva perso la maggior parte delle statuette che lo decoravano; nel corso dei restauri del 1854-55 esse vennero sostituite da nuove figure eseguite dallo scultore Storni, che integrò anche i frammenti ancora utilizzabili di altre immagini. Come rileva anche la Calderoni Masetti, che ha recentemente ricostruito le vicende del restauro ottocentesco, sarebbero riconoscibili come antiche le due statuette di angeli con cornucopie sugli spigoli del lato frontale, le parti inferiori di due diaconi con turibolo e navicella sui pinnacoli estremi dello stesso lato, un angelo con globo nella mano sinistra posto sul fianco destro. La statua che stiamo esaminando appare assai vicina soprattutto a quest'ultima figura, oltre che agli angeli con cornucopie (uno dei quali forse anch'esso restaurato). Appare perciò possibile, considerati anche gli evidenti segni di esposizione all'aperto, che questa statuetta costituisca un ulteriore frammento originale della decorazione del tabernacolo posto sopra la porta sud-est del Camposanto, come del resto aveva già ipotizzato Enzo Carli (1938), indicando anche una identità di misure con i frammenti rimasti, da lui personalmente verificata. L'attribuzione del tabernacolo di Camposanto costituisce ancora un problema aperto nell'ambito della scultura pisana del primo Trecento. Attorno alle statue maggiori del complesso Carli cercò di ricostruire (1938, 1946) la fisionomia di una personalità indipendente da lui definita "Maestro dei Tabernacoli", in quanto responsabile anche delle statue della facciata di San Michele in Borgo, attiva nel primo decennio del secolo. Nella sue visione il tabernacolo vero e proprio sarebbe da considerate una conclusione posteri ore, legata all'attività della taglia di Tino di Camaino. Per i due angeli con cornucopie è stata anche avanzata da Baroni, seguito da Carli, l'ipotesi di una esecuzione di Giovanni di Balduccio verso il 1317-18, ma la mano di questo maestro è semmai da scorgere solo nella decorazione attorno al portale sottostante, ad una data ormai prossima al 1325. A nostro avviso resta valida l'idea di Valentiner (1927) che proponeva un accostamento stilistico di tutto l'insieme del tabernacolo alla probabilmente coeva tomba Gherardesca, ipotizzando la responsabilità per entrambe le opere di Lupo di Francesco, successore di Tino nella carica di capomaestro dell'Opera a partite dal 1315. Appare questa 1'opinione preferibile, in considerazione della probabile esecuzione del complesso nel corso del terzo decennio del secolo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235672
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1993
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0