San Zeno

statua, 1350 - 1399

Statua di santo con il braccio destro spezzato

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA Marmo
  • AMBITO CULTURALE Bottega Pisana
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo le note di Lasinio, la statua proviene dall'altare maggiore dell'abbazia urbana di S. Zeno. Insieme ad essa venne trasferito l'intero altare, di cui oggi si sono perse le tracce, e la colonna su cui poggia la statua. Dai documenti d'archivio appare che il trasferimento avvenne nel 1809: si tratta dunque di una delle prime opere recuperate da Lasinio in una chiesa soppressa. Per tutto l'Ottocento la statua figurava nel corridoio nord , in prossimità di quello orientale, a destra del monumento Vannucchi. Negli anni trenta di questo secolo avvenne lo spostamento nel corridoio ovest , a sinistra del monumento Bartolini, in sostituzione del sepolcro di Arrigo VII, trasferito nel 1921 in Cattedrale. Rimossa per i recenti lavori di restauro del corridoio ovest, la statua è attualmente depositata nel corridoio nord, in attesa di nuova collocazione. La statua manca del pastorale retto dalla mano sinistra, visibile in alcune fotografie (AFOP 129) e citato ancora da Papini (forse non originale). L'avambraccio destro è attualmente spezzato e conservato separatamente; la mano destra, priva dell'indice e del medio, presenta rotture antiche malamente risarcite; abbiamo notizia di un intervento ad una delle mani della statua effettuato dallo scultore Masi nel 1818 (AOP, 180, Lettera di Lasinio all'Operaio Del Testa, 4 giugno 1818). La parte posteriore è solo parzialmente lavorata, in previsione d i un addossamento ad una parete o a un pilastro, e si presenta scavata e scheggiata in basso. Sulla veste si notano i segni di motivi decorativi un tempo dorati. li capitello della colonna che ha seguito in Camposanto la s tatua presenta, oltre all'iscrizione ricordata, gli stemmi Capponi, Dal Pozzo, Medici. Nonostante le notizie sulla provenienza originaria dalla chiesa dell'abbazia camaldolese di S. Zeno, nella quale era già ricordata "ad aram maximam" dai settecenteschi Annales Camaldulenses di Mittarelli e Costadoni, raramente l'opera è stata presa in considerazione: le guide si limitano a citarla come di antica scuola pisana o del secolo XIII (Bellini-Pietri). Papini la accosta stilisticamente e cronologicamente al Monumento Gherardesca già in S. Francesco (09/00235633(0)). Questo riferimento non sembra accettabile; l'opera appare stilisticamente più tarda e di non facile collocazione all'interno della produzione pisana. La rigidità e la ieraticità da "idolo" (Papini), il panneggio schematico ma regolare ed elegante, il volto dall'espressione decisa e schiacciato lateralmente, il gusto decorativo avvertibile nei particolari rimandano addirittura a modi che nella seconda metà del Trecento si verificano più di sovente in area "lombarda" (cfr. il S. Teodoro dell'omonima chiesa di Pavia). Questi modi dipendono anche dalle tipologie e dallo stile del pisano Giovanni di Balduccio, attivo in Lombardia nel secondo quarto del secolo; un richiamo a tecniche tipiche del Balducci e dei suoi continuatori è costituito in questo caso dalla fine e regolare lavorazione a trapano della barba, e un confronto stilistico è istituibile con le figure di S. Ambrogio e S. Agostino nell'Arca di S. Agostino a Pavia (per noi, opera quantomeno impostata da Giovanni di Balduccio). Una certa vicinanza si coglie anche col cosiddetto "Maestro della Tomba Fieschi" , scultore attivo a Genova ma di cultura pisana e della stessa generazione del Balducci, e più blandamente con alcuni dei rilievi Rosselmini. Questi fattori spingono a proporre una collocazione cronologica n ella seconda metà del XIV secolo, tra il 1350 e il 1370 circa; la statua può essere stata creata da uno scultore forse locale, non privo di una sua elementare finezza, che mostra però di conoscere anche modelli non diretta mente presenti nel centro toscano. Quest'opera, unitamente ad altre quali i citati rilievi Rosselmini, può costituire l'indicazione della presenza a Pisa, nella seconda metà del secolo, di una corrente scultorea eterogenea nelle forme, che diverge dai modelli più composti e raffinati della bottega di Nino e Tommaso Pisano
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235645
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1993
    2006
  • ISCRIZIONI sul capitello della base - templum hoc restituit / effigiem marmoream evexit/ agros redemit escoluit/ exiccavit capponu/ capponius abbas et aeques/ d. steph. ann. mdlxxxxi - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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