Redentore, Simboli dei quattro evangelisti, Agnus Dei

paliotto, 1175 - 1199

Cristo in trono entro una mandorla ovale con destra benedicente e con libro nella sinistra. Intorno i simboli degli evangelisti: l'aquila e il leone a destra e l'angelo e il toro a sinistra. Iscrizione nella cornice inferiore

  • OGGETTO paliotto
  • MATERIA E TECNICA MARMO BIANCO
  • MISURE Profondità: 19
    Altezza: 70
    Larghezza: 132
  • ATTRIBUZIONI Bonamico (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
  • LOCALIZZAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
  • INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il paliotto, giunto in Camposanto, viene esposto nella galleria Sud, dapprima a sinistra del portale d'ingresso, a chiusura della raccolta, vicino all'altorilievo di S. Paolo [09/00235592] (Inventario 1815); quindi, sotto l'affresco di "Giobbe schernito": Lasinio allora vi appoggia sopra dapprima una testa barbata (ROSINI 1816a, DA MORRONA 1816), quindi il David [09/0 0235587] (ROSINI 1816b). Con la risistemazione di questo tratto della galleria Sud (1906-1909), il rilievo viene trasferito all'inizio di quella Nord, collocato, da solo, sotto "La Maledizione di Cam", prima del gruppo comprendente quattro reggileggio romanici e il David [09/00235587] (in un primo momento venne appoggiato a sinistra dell'architrave di S. Silvestro [09 /00235594]: foto AFOD 137-D20). Di qui verrà trasferito, nel 1935, al Palazzo dell'Opera, nella Sala del Grifo del Museo dell'Opera (CARLI 1935a). Nel dopoguerra fu riportato in Camposanto e collocato nella parete di fondo del Salone degli Affreschi (TCI 1959); secondo TCI 1974 l'opera si trovava nella posizione precedente al 1935 (ma deve trattarsi di un errore). Quindi, nel 1986, fu trasferito al Museo nazionale di S. Matteo ed esposto nelle sale della scultura. Nel 1796, l'abate Ranieri Tempesti procurò per il Camposanto una scultura, proveniente da Castellina Marittima e posseduta da Pietro Biancani (TEMPESTI 1796). Solo con l'arrivo dei francesi e di Lasinio però, il 4.XII.1812, l'opera giunse in Camposanto con una lettera di accompagnamento del Presidente della Deputazione per la Conservazione, Tommaso Poschi, preceduta da un'altra al conservatore, del 1°.XII, di Filippo Ciappei (entrambe in LASINIO 1781-1838), dove si sottolineavano "le sue [di Tempesti] buone e leali vedute colle quali Egli volentieroso concorre ad ornare maggiormente il Celebre n(ost)ro Campo-Santo colle opere, e del protopittore Giunta [una croce dipinta], e dello scultore Biduino [la lastra di Bonamico che si riteneva tale]"; secondo LASINIO 1814-25, il proprietari o ne fece dono "per secondare il desiderio dell'Eccellentissimo Sig. Dott. Luigi Brichieri Colombi", di cui sappiamo, da una lettera del 29.X.1812 a Lasinio (in LASINIO 1781-1838), che aspettava una moneta dal conservatore: "Gradisca che in contraccambio le presenti il desiderio vivo di poterla corrispondere" (GRASSI 1836-38 riconosce ad entrambi, Tempesti e Brichieri Colombi, il merito del dono). In discrete condizioni di conservazione, il pezzo è stato, forse, resecato al bordo superiore e ai laterali (accenni di cornice profilata si vedono a sinistra e sopra l'angelo). Al centro della lastra si vede una mandorla, con la cornice a racemi, che contiene un Cristo benedicente, seduto su una sillaplicatilis; indossa una lunga tunica, con il mantello che copre la spalla ed il braccio sinistro e ricade rigida mente dalla mano che tiene il libro aperto (l'altro lembo è aggrovigliato tra il braccio piegato e la spalla destra). Ai lati della mandorla si distribuiscono i quattro simboli degli evangelisti, due per lato: a sinistra, l'angelo, con una lunga veste svolazzante e penzolante, ed il toro; a destra l'aquila ed il leone, tutti nimbati, alati e con il libro aperto; il toro ed il leone, animali terreni, stanno sotto, in posa rampante; sopra le due figure aeree dell'angelo e dell'aquila. Sopra il dorso dell'uccello, nell'unico spazio disponibile si vede un piccolo Agnus Dei, con la croce retta dalla zampa anteriore destra. Non si conosce la provenienza originaria. C'era a Castellina una chiesa dedicata a S. Salvatore (disfatta alla fin e del '700), ma REPETTI 1833-46, raccogliendo fonti locali, afferma che ubicazione originaria dell'opera fosse la Badia di S. Salvatore a Moxi, un complesso dei secc. XI-XII già in rovina nel '500 (oggi resta solo il toponimo, Due Badie). Riferisce, infatti, che il rilievo stava in origine "sopra l'architrave della porta" e che, in seguito, venne "trasportato in una chiesa della Castellina" (LASINIO 1831 ritiene che servisse, come architrave, "per una piccola chiesa della Castellina"). (continua in OSS). Le mostre che hanno ospitato l'oggetto si sono tenute a Pisa nel 1946 e 1947, e a Sarzana nel 1992
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235588
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1993
    2006
  • ISCRIZIONI sul bordo inferiore - +opus quod videtis bonus amicus fecit p(ro) eo orate -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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