banchetto di Erode/ refettorio della Certosa di Parigi/ nozze di Cana/ cena in casa del fariseo/ refettorio della Certosa di Calci/ parabola del figliol prodigo

decorazione pittorica, 1774 - 1781

Sulle pareti longitudinali, alternate ai monocromi, sei grandi composizioni rettangolari raffiguranti scene conviviali. 1) A destra, entrando dalla foresteria, Il banchetto di Erode, a cui la figlia presenta la testa recisa di San Giovanni ed minacciata con la forchetta dalla "obreda" del padre, tra lo sbigottimento dei convitati. 2) IL refettorio della Certosa di Parigi nel quale la regina Caterina dei Medici serve umilmente i monaci che mangiano trenquillamente. 3) Le nozze di Cana in Galilea e il miracolo del cambiamento dell'acqua in vino. 4) La cena del fariseo al quale interviene il Salvatore ai cui piedi sta la Maddalena. 5) Immagine del refettorio della Certosa di Calci, dove è convenuto il granduca Cosimo III che ottenuta dal Priore la dipensa del silenzio per i frati, vede con sorpresa che essi non se ne servono. 6) Raffigurazione dell'episodio del figliol prodigo che lacero e pentito si presenta al padre che lo riveste e fa preparare il banchetto. Ogni episodio ha iscrizioni e sentenze

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 285 cm
    Larghezza: 475 cm
  • ATTRIBUZIONI Giarrè Pietro (notizie 1763-1783)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale della Certosa di Calci
  • LOCALIZZAZIONE Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci
  • INDIRIZZO via Roma, 79, Calci (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti e nel disegno, p. 411, ricorda i dipinti del Giarrè. R. Grassi, Descrizione storico artistica di Pisa e dintorni, p. 254, menziona le storie di Cristo dipinte dal Giarrè. G. Piombanti, La Certosa di Pisa, p. 120, descrive gli affreschi e menziona gli illustri certosini e i dottori della chiesa attribuendo il ciclo al Giarrè. A. Manghi, La Certosa di Pisa, pp. 50, 70 - 73, 169, riferisce che il refettorio fu costruito per volontà di Priamo Gambacorti nel 1378 per la munificenza del quale erano già state costruite la cappella del Crocifisso, dell'Annunciazione e la Sacrestia. Nel Libro di entrate e uscite del Procuratore 1489 sono menzionati lavori al refettorio dal 1488 al 1489. Nel 1771, terminate le nuove celle dei conversi sopra la foresteria, per la copertura del corridoio, si erano dovute chiudere tre finestre del refettorio all'altezza della porta. Per provvedere all'illuminazione di quell'ambiente fu deciso di aprire nella parete opposta le finestre, demolendo l'antica cappella della Compassione. Questa modifica decisa nel 1771, fu posta in esecuzione nel '73 con modifiche sull'idea primitiva del Maggi. La cappella della Compassione, inglobata nella foresteria, fu abbassata, furono allegeriti i muri delle celle soprestanti il refettorio, chiuse le finestre gotiche per aprirne cinque come oggi le vediamo, nelle lunette della parete opposta al chiostro del Capitolo. Nel novembre dello stesso anno, fu deciso, in un'adunanza capitolare, di ornare il refettorio con dipinti. Le lunette archiacute furono stondate, risanate le pareti salnitrose. Alla fine dell'anno erano aperte le finestre sul gran chiostro e inserita nello spessore del muro la scala per il pulpito, per ingrandire l'attigua cappella del capitolo alla quale si stava lavorando. Così ristrutturato dallo Stassi, su progetto del priore Maggi, nel 1773, fu decorato dai dipinti murali del Giarrè. La perdita del Giornale B. non rende possibile sapere il procedimento materiale di questo lavoro. Dal Libro di entrata uscita della cassa comune K. L. e dal fascio di ricevute, possiamo trarre la notizia che "detta pittura debba farsi a figure e architettura nella maniera nota ai contraenti" tra i quali il Maggi e il Giarrè e che era già stata stabilita l'organizzazione e il genere dei dipinti. Si era stabilito di dipingere tutta la volta e le pareti, escluso il posto occupato dai banchi di legno. Per questo lavoro, comprensivo anche degli affreschi del Capitolo, veniva pattuita la somma di seicento fiorini e, a carico del monastero, le spese, il servizio, il mantenimento per il Giarrè e la sua famiglia. L'artista non fu libero nella scelta dei soggetti, tutto induce a credere che venissero indicati dal Priore Maggi, desideroso di esercitare secondo le sue idee, una vera direzione sulle opere del monastero. Così furono frescate scene allusive della mensa tratte dai libri sacri non per rallegrare ma per ricordare ai commensali la tradizionale frugalità dei pasti che, nella regola dei certosini, aveva ricevuto antica e solenne sanzione. Così le opere dei più autorevoli scrittori dell'Ordine venivano lette dal pulpito durante la refezione. Le annotazioni di spese dimostrano che il pittore fu occupato in quest'opera sei anni, fino al 1781. Si può ritenere che gli affreschi del refettorio precedessero quelli del Capitolo e che avessero il compimento intorno al 1780. Di Pietro Giarrè, fiorentino, si hanno notizie dal 1763 al 1781. Iscritto nel 1763 all'Accademia fiorentina delle Arti e del Disegno, frescatore a Firenze nella chiesa della SS. Annunziata (1766), a Pisa nel Palazzo Arcivescovile (1772), a Buti nel Palazzo Mediceo (1774) e alla Certosa di Calci, per il chiostro priorale, lo scalone, la foresteria del Capitolo, il refettorio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900056738-2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1977
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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