Madonna col Bambino e San Giovannino. Madonna con Bambino e San Giovannino

dipinto,

Dipinto a olio su tavola in cornice di legno intagliata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Menzocchi Francesco (1502/ 1574)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI TIZIANO VECELLIO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In un interno l'imponente ma aggraziata figura della Vergine cinge con il braccio destro il Bambino che, con grande plasticismo e dinamismo, stacca il piede destro dallo spigolo di un mobile per camminare sulle ginocchia della madre in direzione di San Giovannino, che addita all'osservatore. L'attenzione della Madonna è però insolitamente tutta rivolta al Battista, accoccolato ai suoi piedi, verso cui si volge e di cui accarezza teneramente la bella testa; San Giovannino è accompagnato dai suoi attributi abituali, l'agnello, le vesti di pelle e la croce con la scritta "Ecce Agnus Dei". Il fondo della stanza è rischiarato da una finestra che si apre a destra, oltre la quale si intravedono tre figure virili dalle mani giunte, forse pastori adoranti, e un lontano paesaggio, tratteggiato rapidamente e dominato da un alto monte e da una fortificazione. L'opera fu acquistata dalla Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1986 dalla fiorentina Marisa Cigni, attraverso la mediazione dell'antiquario Minaj Faldella di Bologna. Come indicato nell'atto di vendita (Archivio Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì), il dipinto, di cui non si conosce l'origine, in passato era appartenuto alla collezione romana Sciarra- Fiano, all'interno della quale recava un'attribuzione altisonante a Tiziano; in seguito al tracollo finanziario degli Sciarra, la tavola confluì, insieme ad altre, nella collezione di Edoardo Almagià, che a fine Ottocento fece redigere l'inventario dei propri beni in cui il dipinto era ancora riferito al grande maestro veneto. Lo studioso americano Richard Spear, che ricostruì il catalogo della collezione Sciarra- Fiano nel 1972, preferì classificare l'opera come "central italian school, ca. 1570", (1972, p. 22), pur essendosi confrontato con Philip Pouncey e Federico Zeri, che ormai avanzavano per la tavola il nome di Francesco Menzocchi (Forlì, 1502- 1574) e pur avendo rintracciato in essa una certa dimestichezza con l'arte fiorentina ed emiliana. Nonostante il saggio pubblicato l'anno precedente da Ferdinando Bologna in cui si riconosceva un posto di rilievo al Menzocchi tra i pittori raffaelleschi, Spear riteneva infatti che le conoscenze sull'attività artistica del forlivese fossero ancora troppo scarse per avanzare un'attribuzione certa. Come riferisce Giordano Viroli (1991), in previsione dell'acquisto del 1986 la banca forlivese interpellò Andrea Emiliani, che definì l'assegnazione a Francesco Menzocchi, di cui ormai si era ricostruito il profilo artistico, "davvero salda e addirittura ineccepibile"e circoscrisse la datazione dell'opera alla metà del secolo, notando in essa, ad esempio nel paesaggio, segnali di già avanzato manierismo, affine a quello del Bagnacavallo il Giovane e del primo Tibaldi. Sono del resto numerosi i possibili confronti tra il dipinto in esame e altre opere certe dell'artista, quali ad esempio la "Sacra Famiglia con Santo Stefano e committente" della Pinacoteca di Forlì, la "Sacra Famiglia coi Santi Giacomo e Filippo" della Basilica di San Mercuriale, la "Sacra Famiglia" del Polittico del Museo di Stato a San Marino, dove si riscontrano affinità riguardanti la tecnica pittorica, l'impostazione spaziale e la resa dei tratti somatici. Conferma dell'attribuzione e della datazione alla metà del Cinquecento è venuta anche da Anna Colombi Ferretti, in occasione della prima mostra monografica dedicata a Francesco Menzocchi nel 2003 a Forlì. La studiosa ha infatti notato come Gesù e San Giovannino della tavola forlivese si discostino dai putti dipinti da Menzocchi nella Sala del "Giuramento di Sermide" nella Villa Imperiale di Pesaro, prima grande committenza per Menzocchi, ottenuta grazie alla frequentazione di Girolamo Genga: i protagonisti dell'opera della Fondazione forlivese sono infatti caratterizzati da una fattura pittoricamente più mossa, da un'insolita fisicità, da lineamenti minuti e aggraziati e dalla morbidezza della resa chiaroscurale, tratti che si ritrovano nelle opere più avanzate del suo percorso artistico e che sono forse da spiegare in relazione alla conoscenza dell'arte di Correggio. La figura della Madonna mostra invece appieno il temperamento meditativo tipico dell'artista forlivese, che ritorna costantemente alle Madonne di Raffaello, qui omaggiate non solo nel volto, ma anche nella sofisticata acconciatura dei capelli. Qualche dubbio rimane circa la lettura iconografica, sia in merito alle tre figure che osservano la scena dalla finestra, il cui atteggiamento di preghiera li farebbe identificare con dei pastori, personaggi più adatti però a un' Adorazione del Bambino che non alla scena ritratta, sia in relazione al comportamento particolarmente protettivo della Madonna nei confronti di San Giovannino, a cui si rivolge del resto il gesto dimostrativo di Gesù
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690220
  • NUMERO D'INVENTARIO 02001012
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI recto, in basso a destra, sul cartiglio avvolto alla croce di San Giovannino - ECCE/ AGN[..]/DEI - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Menzocchi Francesco (1502/ 1574)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'