L'angelo custode in volo indica la via a un bambino
dipinto,
Zampa Giacomo (1731/ 1808)
1731/ 1808
dipinto su tela tensionata su telaio in legno non originale con biette angolari per l'espansione, inserito entro cornice a cassetta in legno intagliato e dorato, avente battuta a gola liscia fascia intagliata a motivo fogliaceo alla luce e fascia esterna a ovoli e dardi
- OGGETTO dipinto
-
ATTRIBUZIONI
Zampa Giacomo (1731/ 1808): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
- INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’ovale faceva parte, assieme all’Angelo custode che ne condivide oggi la collocazione, costituendone altresì un plausibile pendant, delle imprese che Giacomo Zampa eseguì per il palazzo Marvelli Tartagni a Tossignano. Il marchese Francesco Marvelli Tartagni, esponente di maggior rilievo di una famiglia molto vicina alla Compagnia del Gesù, originaria di Imola ma inurbata principalmente in Forlì dal secolo XVII, aveva acquistato i titoli feudali sul borgo della prima collina imolese nel 1757, rilevandoli da Leonida Spada, ed avviandovi quindi un filatoio e un setificio. Il marchese Francesco, in possesso di entrature importanti anche a Bologna, sarebbe diventato uno dei principali committenti di Giacomo Zampa (il quale peraltro si sarebbe poi trasferito proprio a Tossignano) in ragione soprattutto degli incarichi ricevuti tanto per l’oratorio di San Rocco quanto per gli ambienti del nuovo palazzo progettato per l’acquisito feudo. Come noto, nulla purtroppo rimane delle decorazioni e dei dipinti e neppure il palazzo stesso, distrutto dai ripetuti bombardamenti patiti dal borgo durante la Seconda Guerra Mondiale. La dispersione degli arredi mobili del palazzo già in epoca più antica, tuttavia, si sottopone anche a diverse variabili, giacché le fortune dei Marvelli Tartagni, in declino dopo la deposizione del feudo ad opera dell’esercito napoleonico, avevano portarono al lascito a beneficio di Forlì per tramite della Compagnia del Gesù. Nel dettaglio, il marchese Francesco, legato all’ordine e protettore di gesuiti come il letterato Giambattista Toderini (il quale gli dedicò nel 1773 la dissertazione Sopra la costantiniana apparizione della croce), aveva reso nel 1807 usufruttuario di ogni bene il fratello abate Giovanni Battista, con la previsione di un lascito alla Compagnia, come poi sancito con scrittura del 27 gennaio 1817, a tre anni dalla sua morte. Con successive e fisiologiche revisioni, si pervenne all’istituzione di un Collegio per i giovani confluito poi nella gestione amministrazione municipale. Palazzo Tartagni a Forlì divenne demaniale, fu una caserma per essere quindi affidato alla Questura. Gli arredi mobili come l’ovale con Tobiolo e l’Angelo, tuttavia, non ebbero la stessa migrazione, essendo stati acquisiti dalla Cassa sul mercato antiquario nel 1993. Si sottopone in tal sede a opportuna valutazione l’ipotesi di una qualche relazione di tale dispersione con l’opposizione avanzata da un lontano parente del marchese Francesco, Giuseppe Becci, al riconoscimento dell’abate Giovanni Battista quale possibile tramite dell’eredità secolare (vedi Collini 1825, pp. 77-132). La gestione diretta dei gesuiti sull’intero patrimonio Tartagni, nei primi anni successivi all’acquisizione dell’eredità soprattutto, potrebbe esser passata per alienazioni del patrimonio mobile, ma non può altresì escludersi che forme di mediazione nell’esecuzione di un legato complesso come quello appena osservato possano piuttosto aver avuto un proprio ruolo ancora da indagare. Il dipinto è peraltro giunto ai giorni nostri in ottime condizioni, e si apprezza in esso il carattere sottilmente compendiario della formazione estetica di Giacomo Zampa, che dimostra in questa prova una politezza formale debitrice in parte del Bigari e soprattutto dei Gandolfi. Il pittore sarebbe stato allievo di Ubaldo, laddove frequentemente, come nel caso presente, emergano anche assimilazioni dell’arte di Gaetano e della sua diretta ed efficace retorica dei gesti e delle espressioni. Superiore all’Angelo custode che ne è pendant, per coerenza dello spazio disegnato e per le finezze coloristiche che si rivelano nelle pennellate smaltate del pesce draghesco così come nella sicura conduzione delle tuniche dal felice accostamento azzurro-verdognolo, il Tobiolo e l’Angelo, soggetto peraltro caro e altrove replicato dall’artista mantiene aperta la suggestione di una serie originariamente più cospicua, non completamente conservata oppure smembrata e ancora da rintracciare
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686824
- NUMERO D'INVENTARIO MS001918
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- ISCRIZIONI sul retro, applicata al braccio inferiore della cornice - CASSA DEI RISPARMI/ di FORLI'/ INV./ N. (a stampa)/ MS002127 (pennarello) XXX RIFARE E TUTTO IL RETRO RIFARE - a stampa, a pennarello - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0