L'Arcangelo Raffaele mostra a Tobiolo la via per Ecbatana

dipinto,

dipinto su tela tensionata su telaio ovale con biette per l'espansione agli incastri dei quattro bracci ricurvi, inserito entro cornice a cassetta in legno intagliato e dorato a foglia, avente battuta a gola dritta con fregio a palmette. Tobiolo è di spalle, rivolge all’Arcangelo che si staglia di fronte a sé sia la propria attenzione sia l’enorme pesce appena pescato dalle acque dei Tigri, la cui testa pende a sinistra, simile a quella di un drago. Raffaele, che porta il bastone e veste abiti da viandante ma ha le ali ben in vista, viene colpito frontalmente da un raggio di luce che ne rivela la maestà mentre indica col braccio proteso, la via da prendere per raggiungere la città di Ecbatana

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Zampa Giacomo (1731/ 1808): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
  • INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’ovale faceva parte, assieme all’Angelo custode che ne condivide oggi la collocazione, costituendone altresì un plausibile pendant, delle imprese che Giacomo Zampa eseguì per il palazzo Marvelli Tartagni a Tossignano. Il marchese Francesco Marvelli Tartagni, esponente di maggior rilievo di una famiglia molto vicina alla Compagnia del Gesù, originaria di Imola ma inurbata principalmente in Forlì dal secolo XVII, aveva acquistato i titoli feudali sul borgo della prima collina imolese nel 1757, rilevandoli da Leonida Spada, ed avviandovi quindi un filatoio e un setificio. Il marchese Francesco, in possesso di entrature importanti anche a Bologna, divenne uno dei principali committenti di Giacomo Zampa (il quale peraltro si sarebbe poi trasferito proprio a Tossignano) in ragione soprattutto degli incarichi ricevuti tanto per l’oratorio di San Rocco quanto per gli ambienti del nuovo palazzo progettato per l’acquisito feudo. Come noto, nulla purtroppo rimane delle decorazioni e dei dipinti e neppure il palazzo stesso, distrutto dai ripetuti bombardamenti patiti dal borgo durante la Seconda Guerra Mondiale. La dispersione, già in epoca più antica, degli arredi mobili del palazzo, si sottopone tuttavia anche a diverse variabili, giacché le fortune dei Marvelli Tartagni, in declino dopo la deposizione del feudo ad opera dell’esercito napoleonico, avevano reso opportuno un lascito a beneficio di Forlì per tramite della Compagnia del Gesù. Nel dettaglio, il marchese Francesco, legato all’ordine e protettore di gesuiti celebri come il letterato Giambattista Toderini (il quale gli dedicò nel 1773 la dissertazione ‘Sopra la costantiniana apparizione della croce’), aveva reso nel 1807 usufruttuario di ogni bene il fratello abate Giovanni Battista, con la previsione di un lascito alla Compagnia, come infatti venne sancito da quest’ultimo con scrittura del 27 gennaio 1817, tre anni prima di morire. Con successive e fisiologiche revisioni della donazione, si pervenne all’istituzione di un Collegio per i giovani confluito poi nella gestione amministrazione municipale. Palazzo Tartagni a Forlì divenne demaniale, affidato quindi alla Questura per divenire una caserma. Si direbbe che gli arredi mobili del palazzo, come l’ovale con Tobiolo e l’Angelo, non condividessero la stessa migrazione, trovandosi invece sul mercato antiquario allorché nel 1993 vennero acquisiti dalla Cassa dei Risparmi di Forlì. Si sottopone in tal sede a opportuna valutazione l’ipotesi che esistesse una qualche relazione tra tale dispersione del patrimonio mobile di Palazzo Marvelli Tartagni a Forlì e la contestazione di quei trasferimenti di proprietà appena descritti, in particolare al riconoscimento dell’abate Giovanni Battista quale tramite dell’eredità secolare della famiglia, intrapresa da un lontano parente del marchese Francesco, Giuseppe Becci (vedi Collini 1825, pp. 77-132 ‘Dell’incapacità del padre Tartagni per Legge, e per patto’). La gestione diretta dei gesuiti sull’intero patrimonio Tartagni, soprattutto nei primi anni, potrebbe esser passata per alienazioni di parte del patrimonio mobile, ma non può altresì escludersi che forme di mediazione nell’esecuzione di un legato complesso come quello appena osservato possano piuttosto aver avuto un proprio ruolo ancora da indagare. Il dipinto è peraltro giunto ai giorni nostri in ottime condizioni, e si apprezza in esso il carattere sottilmente compendiario della formazione estetica di Giacomo Zampa, che dimostra in questa prova una politezza formale debitrice in parte del Bigari e soprattutto dei Gandolfi. Il pittore sarebbe stato allievo di Ubaldo, laddove frequentemente, come nel caso presente, emergano anche assimilazioni dell’arte di Gaetano e della sua diretta ed efficace retorica dei gesti e delle espressioni. Superiore all’Angelo custode che ne è pendant, per coerenza dello spazio disegnato e per le finezze coloristiche che si rivelano nelle pennellate smaltate del pesce draghesco così come nella sicura conduzione delle tuniche dal felice accostamento azzurro-verdognolo, il Tobiolo e l’Angelo, soggetto peraltro caro e altrove replicato dall’artista mantiene aperta la suggestione di una serie originariamente più cospicua, non completamente conservata oppure smembrata e ancora da rintracciare
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686823
  • NUMERO D'INVENTARIO MS001918
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • ISCRIZIONI sul retro, applicata al braccio inferiore della cornice - CASSA DEI RISPARMI/ di FORLI'/ INV./ N. (a stampa)/ MS002127 (pennarello) XXXX E FARE TUTTE LE ALTRE - a stampa, a pennarello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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