Maria assunta in cielo tra figure femminili allegoriche. assunzione della Madonna

dipinto,

Sorretta da una cromia incentrata sui rosa, azzurri, gialli è raffigurata l'Assunzione di Maria al cielo. La Madonna retta da una nuvola e nell'atto di schiacciare il serpente, si volge con scorcio dal sotto in su a Dio Padre posto più in alto e sulla destra della scena, a sua volta sostenuto da nubi e da putti svolazzanti. Tutto intorno si notano festosi angioletti, uno dei quali a destra di Maria suona una ribeca (?). La scena si situa al di là di una finta apertura architettonica delimitata da una morbida cornice. All'interno, lungo il cornicione siedono quattro coppie di angioletti reggenti festoni di fiori ed intercalati da motivi rocaille. Nei peducci si situano quattro medaglioni che recano, entro cornici rese da elementi architettonici spezzati a ricciolo, figure femminili bianche che si stagliano su uno sfondo giallognolo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA muratura/ intonacatura/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Franceschini Marco Antonio (1648/ 1729)
    Boni Giacomo Antonio (1688/ 1766)
    Bistega Luca Antonio (1672/ 1732)
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Risultano menzionati dalle fonti locali a partire dal Poggiali (1780) come opere del 1718 (erroneamente Scarabelli e Rota Jemmi li dicono del 1713) dei tre bolognesi Franceschini, Boni e Bistega. Al Franceschini (per notizie cfr. AA. VV., Nell'età di Correggio e dei Carracci, catalogo della mostra, Bologna 1986, p. 450) già operoso nella cattedrale intorno al 1688 nella zona della volta con dipinti di cui oggi sopravvivono solo il "Sogno di S. Giuseppe" ed i "Due putti reggi-corona" (cfr. schede relative), dipinti collocati arbitrariamente nel transetto destro e nella Cappella del Battistero, e al Boni (cfr. Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1970, vol. XII, pp. 77-79) si devono le parti figurate ed al Bistega quelle architettoniche. Il Franceschini, morto nel 1713, il cognato Luigi Quaini con il quale aveva realizzato gli interventi del 1688, nuovamente interpellato dal Capitolo e già settantenne, porta con sé a Piacenza il Boni, cresciuto alla sua scuolae poi a Forlì a quella del Creti e con il quale, a partire dal 1712 aveva intrapreso una collaborazione che durerà più di un decennio, sino a quando nel '26 Giacomo Antonio si trasferirà a Genova dove morrà. Molto vicini negli intenti, i due portano avanti qui quella esigenza di chiarezza compositiva e di ideazione formale delle figure non disgiunte da una vena elegiaca, cresciuta sugli insegnamenti del Cignani e corroborata mediante gli esempi del Domenichino, di Reni, di Albani. Al Bistega, che si educa invece a Bologna da Giacomo Antonio Mantini e poi presso Marc'Antonio Chiarini, si devono invece le quadrature, emule, in tono chiaramente smorzato, delle quadrature del Mitelli, suo maestro ideale. La decorazione della volta è l'unica parte sopravvissuta dell'intero ciclo della Cappella della Madonna del Popolo che le fonti ricordano affrescata dal Franceschini, distrutta in occasione dei restauri promossi alla fine dell' '800 da Mons. Scalabrini, per far posto al nuovo assetto che sarebbe stato completato pittoricamente dal Cisterna (cfr. scheda relativa), all'inizio del 1900
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800267595
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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