L'uccisione di Geta tra le braccia della madre Giulia Domna

dipinto,

Nella penombra di un ambiente, che si apre attraverso una imponente serliana su un chiaro paesaggio urbano, si sta compiendo l’assassinio di Geta, ordito dal fratello Caracalla. Alla scena assistono diverse persone, impotenti e disperate: alcune levano le braccia in alto, altre si abbracciano mentre il soldato sta per vibrare il suo colpo. Predominano i rossi e i blu. Cornice coeva, in legno intagliato a motivi floreali e foglie d'acanto e dorate

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Poussin Nicolas (e Aiuti): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE palazzo Prati Savorelli
  • INDIRIZZO corso Armando Diaz, 49, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE “L’uccisione di Geta tra le braccia della madre Giulia Domna” e il pendant la “Morte di Eliogabalo”, raffigurazioni dedicate alla dinastia dei Severi, sono tra le testimonianze più interessanti di quello che è rimasto della collezione Savorelli Prati. Innanzitutto per l’attribuzione a Poussin, ribadita in diversi inventari ottocenteschi pertinenti al guardaroba della famiglia forlivese. Concordanza non riservata, ad esempio, a un altro gruppo di piccoli dipinti con la “Passione di Cristo”, assegnato ora al pittore francese ora alla sua scuola. Fermo restando che dovrà essere un’indagine approfondita a confermare o meno la grafia, il dipinto con l’assassinio di Geta, ordinato dal fratello Caracalla, offre un equilibrio e qualità pittorica non trascurabili. L’illuminazione fortemente contrastata drammatizza la scena principale con raffinati brani di controluce. Ad esempio, quelli della mano e del profilo della giovane figura femminile vestita di rosso in basso a destra. Inoltre, la tensione che si percepisce tra il centurione, Giulia e Geta esplode nella concitazione del gruppo in secondo piano per poi allentarsi nelle composte figure dei testimoni più marginali e nella quiete paesaggistica oltre la solenne serliana sullo sfondo. La composizione restituisce, dunque, un dinamismo che mantiene un bilanciamento interno di ispirazione classica. È noto che Poussin e seguaci, seguendo l’esempio di Raffaello, recepiscono direttamente dai rilievi antichi l’essenza della narrazione. In questo caso, l’impeto e la postura del soldato-sicario richiamano, seppur alla lontana, “Ercole uccide il leone Nemeo” del pannello marmoreo montato sul sepolcro tardo quattrocentesco di Giovanni Alberini in Santa Maria sopra Minerva. Come indicato da Blunt, Poussin esegue uno studio su questo antico e famoso rilievo: “This relief must have been famous in Poussin’s time, and I believe that he had it in mind when he made his designs for scenes from the life of Hercules for the vault of the Long Gallery of the Louvre. He did not copy it in his drawings for the incident of Hercules and the Nemean lion (C.R. A 87, 88) which he treated as a roundel on the basis of a type familiar in ancient gems, but there seem to be clear echoes of it in several of the rectangular compositions, which correspond to it closely in format, particuarly the scene Hercules wrestling with Polygonus and Telegonus” (A. Blunt, Further Newly Identified Drawings by Poussin and His Followers, in “Master Drawings”, vol. 17, 2 (1979), pp. 138-139). Nella “Nota dei quadri esistenti in Forlì”, stilata dopo il matrimonio fra Nicola Savorelli Prati Muti Papazzurri e Chiara Prati nel 1863, i due dipinti sono inventariati tra le proprietà dello sposo, quindi potrebbero provenire dai romani Muti Papazzurri. Si consideri che il tema storico raffigurato ben si collega a un certo gusto collezionistico capitolino. Cercando una sorta di filo conduttore, il tema del regicidio fa infatti pensare, con diversi intenti moralistici, alle ‘morti stoiche’. Queste sono raffigurate da un gruppo di sovrapporte che Vincenzo Giustiniani commissiona per la sua “quinta Stanza Grande”: la “Morte di Seneca” a Joachim von Sandrart, la “Morte di Cicerone” a Francois Perrier, quella di Socrate a Josse de Pape detto Giusto Fiammingo e a Poussin la “Strage degli innocenti” del Musée Condé di Chantilly. Attraverso il tema della congiura contro il sovrano o un rivale, i due quadri dell’Istituto Prati, strettamente connessi in quanto Eliogabalo è il successore del cugino Caracalla dopo l’effimero governo di Macrino, rimandano alle complesse sfaccettature del potere e alle relative conseguenze spesso fatali
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800052271
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 1992
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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