Orazione nell'orto. Orazione di Gesù nell'orto degli ulivi

dipinto ca 1495 - ca 1505

Pittura ad olio su tela

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • ATTRIBUZIONI Michele Da Verona (1470-1536): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Morone Francesco
    Fogolino Marcello
    Scuola Veronese Del Xv-xvi Secolo
    Andrea Mantegna
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca di Palazzo Roverella
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Roverella
  • INDIRIZZO via Laurenti 8/10, Rovigo (RO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela pervenne dalla raccolta Silvestri nel 1876-1877 alla Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi (non a seguito del legato Casilini, come era stato precedentemente asserito) con attribuzione ad Andrea Mantegna (come riportato da due etichette sulla cornice di legno nel verso). La paternità del dipinto è stata oggetto di dibattito in seno alla critica: Berenson (1901, 1932) avanzava il nome del Buonconsiglio, mentre Borenius (1909, 1910 e 1912) quello di Fogolino, seguito a distanza da Puppi (1964-1965). Valcanover (1962) ipotizzava che l’opera provenisse dalla scuola veronese del XV-XVI secolo, attribuzione favorevolmente accolta da Romagnolo (1981). Sulla scorta di tale idea, Lucco (1985) - su suggerimento di Federico Zeri e seguito da Banzato (1996) - ha assegnato il dipinto a Francesco Morone, paragonando l’opera con il “Trittico di Tregnago” e la “Lavanda dei piedi” (entrambi al Museo di Castelvecchio) e la “Madonna col Bambino” (presso il Museo Civico di Padova), tutte opere databili attorno al 1520 circa. Lo stile, secondo lo studioso, lascia dunque intendere una collocazione nella tarda attività del pittore, posteriore alle ante d’organo ora a Marcellise, che videro collaborare Girolamo dai Libri e Francesco Morone e che furono consegnate alla fine del 1515. Concorde, ma con giudizio più cauto, anche Dal Pozzolo (1998). Certo non mancano le assonanze con la produzione del veronese, ma chi scrive – su suggerimento del Dott. G. Peretti e della Prof.ssa A. Zamperini – propende per l’attribuzione ad un collega, coetaneo e collaboratore di Francesco: Michele da Verona. Costui nacque tra il 1469 e il 1470, probabilmente a Sommacampagna, dal pettinatore di lana Zenone di Gaspare, il quale si trasferì in città attorno al 1473. Nel 1492, all'età di 22 anni, Michele ottenne la qualifica di pittore (“depentoro”). Le numerose analogie con l’arte di Francesco sono state interpretate come prova di una comune formazione presso il padre di quest’ultimo, Domenico Morone (peraltro attestata dalle fonti), nonché di una frequentazione della bottega dello stesso Francesco. Il debito verso Andrea Mantegna (a cui inizialmente si faceva risalire il dipinto rodigino) è tipico della prima fase della carriera di Michele, almeno fino agli anni ’20 del XVI secolo. Nonostante il carattere narrativo e lo stile siano condivisi, il maggiore decorativismo di Michele è un elemento di differenza rispetto al Morone: l’abbondanza di fiori, la presenza di uccelli, la ridondanza di alti e snelli campanili e di torri sull’apice di colline dello sfondo, sono elementi che si ritrovano anche in opere come la “Madonna col Bambino e san Giovannino tra i santi Onofrio, Sebastiano, Giustina (?) e Orsola” del Philadelphia Museum of Art, il “Martirio di San Sebastiano” presso Villa Camerini -Siemens a Piazzola sul Brenta, la “Madonna col Bambino e san Giovannino” del Metropolitan Museum of Art di New York. La coppia di armigeri sullo sfondo del quadro concordiano, messi in relazione da Romagnolo (1985) con i personaggi in scala ridotta del “Trittico di Tregnago” di Francesco Morone, sono secondo lo scrivente più analoghi a quelli sottili e semi trasparenti della “Disputa fra Atena e Poseidone per il predominio sull’Attica” di Michele presso l’Alana Collection di Londra. Rispetto alle figure umane, quelle del quadro rodigino presentano volti spesso schiacciati, per lo più con una fronte alta, un naso minuto e una bocca piccola; tale fisionomia è ricorrente anche nei quadri di Michele, e maggiormente evidenti nell’ “Incontro di Coriolano con Veturia e Volumnia” della National Gallery di Londra, nella già citata “Disputa fra Atena e Poseidone per il predominio sull’Attica”, nel “Cristo fra Maria e s. Giovanni Evangelista” della Ca’ D’Oro di Venezia. Il confronto con i paesaggi di Michele è una ulteriore prova: la rovina nel quadro rodigino non toglie la possibilità di cogliere la tipica resa degli alberi come piccoli cespugli distanziati, con le chiome leggermente dorate dal sole, entro uno sfondo con colline pronunciate. Tra gli arbusti, non si può non notare la somiglianza dell’albero al centro della tela con quello in un’analoga posizione delle “Storie di San Gioacchino e Sant'Anna” della pala Maffei nel Museo Canonicale di Verona: in entrambi, il fusto – di cui è mozzata la punta più alta - presenta due uniche fronde intrecciate. Conclude il paragone delle nuvole, la cui forma allungata e sottile di ascendenza mantegnesca è inconfondibile e tipica di tutta la produzione di Michele da Verona. Quanto alla datazione, il 1492 – anno in cui egli viene attestato come maestro – e il 1536 – anno della morte – rappresentano gli estremi dell’intervallo di tempo entro cui necessariamente si colloca il dipinto. La cronologia si può ulteriormente restringere al 1495-1505, essendo che le maggiori somiglianze si attestano con i quadri variabilmente collocati in tale torno d’anni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista pubblica/privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500730531
  • NUMERO D'INVENTARIO 85
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Accademia dei Concordi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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