Madonna con il bambino. Madonna con il bambino

dipinto ca 1420 - ca 1420

Madonna con il bambino seduta su un cuscino in un prato su fondo oro; probabile pannello centrale di un piccolo polittico smembrato di devozione privata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA ORO
    tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Badile Giovanni (1379 Ca./ 1449 Ca)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE “La tavola appartenne a Bortolo Monga, erede di una parte delle vastissime collezioni d’arte raccolte dal padre Andrea all’incirca tra il 1830 e il 1860, che egli destinò con legato testamentario ai civici musei. Ignoriamo tutto della sua storia precedente. Considerate le sue dimensioni contenute, è probabile che costituisse il pannello centrale di un piccolo polittico smembrato destinato alla devozione privata. Fin dal suo ingresso nelle collezioni civiche il dipinto era stato avvicinato all’ambito di Giovanni Badile. Ma si può dire che esso entri di diritto nel dibattito critico solo nel 1979, quando un accurato restauro lo rese finalmente leggibile (…). In seguito a questo intervento fu possibile attribuirlo senza esitazione a Badile (Marinelli 1979, p. 25). Esso infatti si inserisce in un piccolo gruppo di Madonne dell’umiltà assai simili non solo per gli elementi dello stile, ma anche per quella dimensione psicologica tenera e infantile che è tipica del pittore: una tavola conservata nei depositi del Museo e tradizionalmente contesa tra Badile e Stefano, che Cristina Guarnieri ha recentemente ribadito al primo (2010; inv. 175-1B2068); la Madonna già nella collezione di Wilhelm Suida a New York, che in parte non è che l’immagine speculare di quella di Castelvecchio (Toesca [1912] 1987, p. 235, come pittore lombardo della metà del Quattrocento; Osano 1989, p. 78); un’altra Madonna di collezione privata recentemente pubblicata da Shigetoshi Osano (2003, p. 16); mentre nulla di sicuro può dirsi di quella appartenente all’Azienda Ospedaliera di Verona, il cui disastroso stato di conservazione ci conserva, forse, solo l’impronta dell’originale (Marini 1996c, pp. 110-111). All’interno di questo corpus, tuttavia, Mauro Lucco ha voluto individuare una diversa personalità, il Maestro della Madonna Suida (prendendo a prestito il nome coniato da Todini nel 1984): un anonimo pittore veronese fortemente influenzato da Michelino ma «dai caratteri leggermente diversi» rispetto a Badile, al quale lo studioso ha riferito appunto la Madonna americana e quella del Museo, un affresco della cappella Salerni in Santa Anastasia raffigurante la Madonna con il bambino, san Giacomo e un devoto, quale momento più antico del suo catalogo, e all’altro estremo cronologico la Vocazione di Pietro e Andrea della collezione d’Acquarone (Lucco 1986c; 1989c). Questa proposta, in parte condivisa da Esther Moench (1989) e da Miklós Boskovits (1998), che si dimostra propenso ad assegnare a questo maestro anche l’Ancona Fracanzani (n. inv. 200-1B0374), è suggestiva ma fin troppo puntigliosa e tutto sommato inutile. Giovanni Badile è un artista di grande qualità e finezza, anche tecnica, ma naturalmente eclettico, segnato di volta in volta, durante una carriera durata quasi mezzo secolo, da altre personalità artistiche più marcate della sua; soprattutto, è a capo della bottega più indaffarata del primo Quattrocento veronese, operosa in città e nel territorio (a Bussolengo, a Erbè) ma anche a Vicenza (Rigoni 2008), con tutte le conseguenze di collaborazioni e parcellizzazione del lavoro che un’impresa di queste dimensioni impone. Conviene dunque ribadire l’attribuzione a Badile, anche in considerazione del ‘marchio di fabbrica’ costituito dalle incisioni dei nimbi, che mostrano la stessa granitura a compasso e a punzone visibile in tutte le altre tavole assegnabili al pittore (Guzzo 1989; Osano 1989; De Marchi 2003). Quanto alla datazione, la Madonna del Museo e ancor più la Madonna Suida si direbbero opere giovanili, collocabili verso il 1420, o poco dopo, quindi quasi ad apertura del suo catalogo, forse precedute solo da alcune pitture murali in cattive condizioni e perciò difficilmente valutabili: l’affresco votivo della cappella Salerni, l’affresco sul protiro di San Giovanni in Valle, un San Pietro martire in Santa Anastasia, tutte opere che potrebbero cadere nel secondo decennio del secolo” (scheda tratta da Peretti 2010, cat. 62)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715141
  • NUMERO D'INVENTARIO 110
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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