tabernacolo, opera isolata - produzione veneziana (XX)

tabernacolo 1968 - 1968

semplice tabernacolo a "nicchia" con tetto a timpano. Un cancello in metallo custodisce l'immagine votiva della Madonna con Bambino in ceramica ovale colorata, su sfondo decorato da tessere a mosaico color oro; davanti all'immagine sono collocati un vasetto con fiori finti e una statuina di angelo reggicandela. Il capitello è illuminato. Al di sotto del tabernacolo si trova iscrizione lapidea ai lati della quale si vedono due mensole utilizzate come portafiori

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA CERAMICA
    Marmo
    METALLO
    PIETRA
  • AMBITO CULTURALE Produzione Veneziana
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il capitello in esame, custodente un immagine della Vergine con il Bambino, è opera di pietà bellica del secolo XX voluto dagli abitanti della zona per commemorare i caduti in guerra e i defunti come ricordato dall'iscrizione collocata al di sotto che così dice: “AI CADUTI DI GUERRA/ E DEFUNTI/ GLI ABITANTI POSERO/ VE. 7.9.1968”. Secondo quanto riportato dalla critica d'arte la parete muraria dove è appoggiato il capitello originariamente era dipinta in azzurro (oggi appare rivestita da piastrelle decorate con motivi floreali) secondo “un concetto ben definito nella coscienza popolare. Di solito le immagini Mariane hanno lo sfondo in azzurro, il tipico colore della Madonna in quanto Regina del cielo: ma l'azzurro implica sempre un richiamo al cielo, dove abita il sacro e donde discende” (Niero A./ Musolino G./ Tramontin S., 1972, p. 257). Tale tabernacolo è uno dei numerosi visibili tutt'oggi nei sestieri di Venezia, opere d'arte diffuse dai tempi più antichi ma anche in epoca moderna. Infatti l'uso del capitello pare sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). La raccolta del denaro per il pagamento del combustibile per le lampade e il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione dei cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641290
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • ISCRIZIONI sopra architrave - AVE - lettere capitali e numeri arabi - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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