immagine sacra

tabernacolo, (?) 1931 - (?) 1932

tabernacolo lapideo quadrato del tipo a nicchia: su fondo decorato da tessere a mosaico di color chiaro immagine a rilievo di busto di Cristo con mano sinistra tesa verso il basso. Una mensola, sostenuta da due barbacani in pietra a protezione del capitello, è posta alla sommità. Una lampada votiva metallica in aggetto è posta alla base

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA pietra d'istria
  • AMBITO CULTURALE Produzione Veneziana
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE gli studiosi Cuman e Fabian così descrivono il tabernacolo (p. 59 e p. 61): "«Cristo Salvatore dei Naviganti»: A circa cinque metri dal suolo è murata una nicchia quadrata (cm. 80) in pietra d’Istria. Nel fondo, in tessere bianche a mosaico, appare il Cristo a metà busto, in atto di tendere la mano ai naviganti in pericolo. Questa è la spiegazione della gente del luogo. Dal fondo sale lampada votiva in bronzo”. Piamonte invece identifica l’immagine come “Cristo deposto”. Non è dato sapere con precisione a che epoca risalga tale tabernacolo anche se si suppone possa essere coevo alla ricostruzione dell'immobile avvenuta probabilmente nel 1931-1932 [10 aprile 1931:“progetto di nuova costruzione, riforma di demolizione e ricostruzione di fabbricato ad uso di abitazione perché inabitabile e rovinato”; parere favorevole del 19.08.1931], come testimoniano alcuni documenti cartacei conservati presso l’Archivio Comunale della Celestia (collocazione p. 50619/1931, b 1924). Nei disegni del progetto succitato comunque non vi è traccia di tale capitello. Per ciò che concerne la nascita e la diffusione del tabernacolo a Venezia pare sia stato creato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). I soldi per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione ai cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641214
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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