Canova in una lettera a Quatremère, datata 11 dicembre 1811, così si esprime riguardo a questo modello: "Ho terminato il modello di Aiace, più grande del vero, che sarà compagno all'Ettore già modellato anni sono e abbozzato in marmo... . Egli è tutto nudo e sta in atto di sguainare il pugnale contro di Ettore; momento accennato da Omero nel verso 273 del canto VII". Secondo Stefani "i due lavori rientrano nell'ambito di una dignitosa 'oratoria' stilistica, tendente ad esaltare il nudo virile come plastico modello della bellezza, della forza e dell'armonia. Vi è in queste opere l'ombra di un certo manierismo, la ripetizione risaputa di pose, movimenti, espressioni dei volti un po' stereotipate e convenzionali"

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