Abito (jifu). animali fantastici

abito, 1725 - 1749

Struttura: foggia svasata, scollo rotondo a apertura diag. destra, maniche lunghe rastremate con inserti a manicotto e paramani a zoccolo di cavallo (madi xiu), spacchi centrali. Complementi strutturali: bordure sbieche in laminato d'oro allo scollo, all'apertura diagonale (cm 2) e all'orlo dei paramani (cm 1,5), con supplementare sbiechino tubolare allo scollo. Cinque bottoni sferici, in bronzo a fusione piena, decorati con loti stilizzati e asole applicate in sbiechino di raso nero. Fodera in damasco cilestrino con disegno di nuvolette stilizzate e filiformi, tra le quali volano pipistrelli in coppie e sono sparsi piccoli tondi contenenti orchidee, loti, crisantemi, fiori di prugno, peonie. Colori: fondo blu, disegni in bianco perlaceo

  • OGGETTO abito
  • MATERIA E TECNICA seta/ tessuto/ ricamo
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Cinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo d'Arte Orientale
  • LOCALIZZAZIONE Ca' Pesaro
  • INDIRIZZO Santa Croce 2076, Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Jifu, appartiene al vestiario ufficiale semiformale o "festivo". Acquistato in Cina da Enrico di Borbone Conte di Bardi tra ottobre 1888 e febbraio 1889. In questo esemplare figurano alcuni elementi di decoro che paiono risalire al periodo precedente le leggi suntuarie del Huangchao liqi tushi: si rileva infatti la mancanza di mostra piana al collo e all'abbottonatura, mentre dal punto di vista della decorazione si notano catratteri arcaicizzanti nel disegno delle "acque ascendenti" (lishui). Eccellente è la qualità dei materiali, ma sono anche evidenti alcuni piccoli difetti di tessitura, cioè inserzioni irregolari delle trame broccate. Una flagrante incoerenza, infine, riguarda riguarda la decorazione principale,comprendente draghi appartenenti a due diversi tipo, il long a cinque artigli e il mang a quattro. Specie quest'ultimo fatto induce a credere che l'abito sia da porsi nella casistica degli abusi o delle irregolarità: la serie di pezze che lo costituiscono infatti, potrebbe verosimilmente non aver superato l'ispezione dei funzionari del Ministero dei Riti, incaricati di verificare la qualità delle stoffe e la regolarità delle decorazioni (cfr.Failla D.,1985,p.62.cat.73,p.67,nn.57,62). Si può ipotizzare pertanto che l'abito in pezza, messo da parte e non utilizzato, sia stato tagliato e cucito in occasione della vendita al Conte di Bardi: ciò spiegherebbe la presenza di manicotti risalenti al tardo sec. XIX, non plissettati e comunque fatti con stoffa quasi certamente tinta con coloranti anilitici. Come per altri due mangpao della collezione veneziana (cfr.nn.inv.1198/13642 e 1206/13648), che presentano indubbie somiglianze con questo abito, si suggerisce il confronto con esemplari autorevolmente ascritti al secondo quarto del sec.XVIII, vale a dire risalenti al periodo Yongzheng o ai primi lustri del Qianlong
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500402555
  • NUMERO D'INVENTARIO 1227
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Venezia e dei comuni della gronda lagunare
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza speciale per il Polo Museale Veneziano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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