demone

pugnale, post 1600 - ante 1868

Keris completo di fodero e proveniente da Giava orientale. Importante impugnatura (ukiran, chiamata specificatamente deder o djedjeran a Giava) realizzata in avorio marino: rappresenta un raksasa, demone, parzialmente avvolto da una fitta cortina vegetale che ne lascia intravedere il volto e il particolare delle braccia conserte sul petto, rese geometricamente; solo la mano destra è visibile. La figura reca sulla fronte, incastonato tra le sopracciglia, un gioiello che potrebbe simboleggiare il terzo occhio, a testimonianza del profondo retaggio hindu culturale e religioso precedente l'avvento della fede islamica nell'isola. La testa leggermente reclinata è un rimando ideologico alle virtù di pazienza e determinazione. La base della figura è impreziosita da una copertura in forma di coppa chiamata selut e realizzata in metallo nobile, mentre un ulteriore elemento, mendak, decorato a granulazione separa l'impugnatura dalla lama. Quest'ultima, in acciaio damasco dal piacevole contrasto, è dritta (lurus) e di forma dapur sangu tupang; il disegno caratteristico creato dalla damaschinatura è detto invece pamor rante (Tammens, 1994). L'elsa, chiamata ganja, presenta una lamina in metallo sbalzato che ne decora la parte rivolta verso l'impugnatura. Il fodero (warangka) è realizzato secondo lo stile specifico della regione di Yogyakarta: di tipo gayaman, presenta una copertura metallica (pendok) di tipo slorok, quindi aperto sul fronte e con un inserto decorato a sbalzo e rifinito a bulino realizzato con una lega differente. La parte superiore, gambar, è in legno dalla granatura piacevolmente zonata e interessato da una leggera fessurazione superficiale

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