Madonna del rosario, il rosario offerto a San Domenico e Santa Caterina da Siena con ai piedi i Santi Fermo, AlesSandro, Lupo, Grata, Stefano e Lorenzo

dipinto, post 1625 - ante 1631
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Damini Pietro (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel coro della chiesa di San Bartolomeo, a sinistra della pala del Lotto, entro una riquadratura in stucco, è appesa una grande pala in cui è raffigurata nella parte superiore la Madonna col Bambino in braccio che porgono la corona del Rosario a S. Domenico e a S. Caterina da Siena inginocchiati ai suoi Piedi; in alto volano gli angioletti a formare un ampio arco, con in mano serti di rose e gigli e il diadema sopra il capo della Vergine. Nella parte inferiore, un gruppo di martiri e beati in ginocchio col capo levato verso l'alto, assistono alla scena celeste: sono i santi bergamaschi per eccellenza: Fermo, Alessandro con il vessillo della legione tebana, il re Lupo, con la corona in testa, la figlia Grata con in mano la testa di S. Alessandro, Stefano con la pietra sulla fronte e in mano la palma del martirio e Lorenzo con la graticola. Per gli storiografi settecenteschi le opinioni sono diverse: il Bartoli (1774, p. 6) attribuisce il dipinto al pittore veneto Pietro Damini da Castelfranco; per il Pasta (I775, p. 111) "è un nobil parto della scuola del Palma, e v'ha chi crede che sia del Damini di Castelfranco"; al Marenzi (ms. 1824, ed. 1985 p. 118) la pala "sembra del Dammi... Benché sia attribuita da qualche intelligente a Giacomo Palma il Giovane"; P. Locatelli (Notizie Patrie, 1863, p. 113) scrive: "Nel coro... il secondo quadro è di Palma il Vecchio; esso apparteneva alla distrutta chiesa di S. Stefano"; infine il Pinetti (1931, p. 39) cita il dipinto come opera del Damini, ma aggiunge che "non vi sono documenti che lo accertino e che altri l'attribuiscono alla scuola del Palma". Pietro Damini nacque, secondo il Ridolfi (Le Meraviglie dell'Arte..., Venezia 1648, ed 1914 Berlino), a Castelfranco Veneto nel 1592 e morì di peste a Padova nel 1631. Fu scolaro di Giovambattista Novello seguace di Palma il Giovane; a 20 anni si trasferì a Padova staccandosi dalle tradizioni locali e guardando piuttosto verso il mondo veronesiano e le opere padovane di Alessandro Varotari detto il Padovanino e di Leandro Bassano (Nepi Scire G., in Dizionario Biografico degli italiani, Roma 1986, XXXII, pp. 355-59). Oltre che a Castelfranco, le sue opere sono principalmente a Padova, Chioggia, Murano, Venezia e nelle parrocchie della provincia padovana. Secondo il Ridolfi egli uscì anche dal Veneto e operò per il Bergamasco, il Friuli, la Valtellina; "Lavorò anche con successo" a Crema, aggiunge il Ridolfi, e la grande tela di S. Agostino battezzato da S. Ambrogio (passata nel 1825 nella Galleria Tadini a Lovere) venne forse eseguita durante questo soggiorno (scrive Pallucchini 1981, p. 88) e potrebbe provenire dalla chiesa di S. Agostino di Crema. Interessanti i dipinti del Damini che si trovano nel Bergamasco, non sappiamo se eseguiti in loco, o spediti da Padova ai committenti, o acquistati da chiese ora non più officiate, come il Battesimo di Cristo della parrocchiale di Telgate, con firma (v. A. M. Pedrocchi in "Arte Lombarda, XLI,1978, pp. 24-27); il Cristo placato dalla Vergine e dai SS. Domenico e Francesco d'Assisi nella parrocchiale di Cusio, con firma (v. "Per una politica dei Beni Culturali. Restauri 1961-1981" , cat. della mostra, p. 138; Pagnoni L., in "Chiese parrocchiali Bergamasche", Bergamo 1979, p. l67) e la tela qui in esame della Madonna del Rosario e Santi in S. Bartolomeo di Bergamo, attribuita. Anche M. Olivari (in "I Pittori Bergamaschi. Il Seicento, vol. II, 1984, p. 162, scheda 15) conclude che "l'attribuzione a Pietro Dammi è in genere accettata" e "che si può confermare il nome del Damini in virtù dei dati stilistici". Anche in Valtellina, nella chiesa di S. Martino a Castione Andevenno vi è una tela firmata da Pietro Dammi da Castelfranco con la Madonna in gloria tra Santi, databile tra le ultime opere del pittore, tra il 1627-30 (v. S. Sicoli, Una aggiunta a Pietro Damini in "Verona Illustrata" 1993, n. 6, pp. 47-5l). La pala esposta nel coro della chiesa di San Bartolomeo subì un restauro nel 1967 di Costante Belotti, finanziato dalla Provincia di Bergamo (pubblicato nella Mostra del Restauro 1961-1981) in cui è specificato che Belotti eseguì: "Foderatura con tela di Canapa, pittura, stuccatura, verniciatura, restauro pittorico". Purtroppo non abbiamo notizie documentarie della pala del Damini; è comunque evidente che il dipinto in cui ai piedi della Vergine sono inginocchiati santi tipicamente ed esclusivamente bergamaschi (Fermo, Lupo, Grata) sia stato commissionato dai domenicani della chiesa di San Bartolomeo ed eseguito prima del 1631, data della improvvisa scomparsa del pittore, morto il 28 luglio 1631 di peste a Padova. Le notizie continuano in AN
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300202241
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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