Ritratto di Anne van Buren

dipinto, ca 1555 - ca 1570

Dipinto, su tre assi, con cornice modanata, dorata e dipinta

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Fiammingo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le vicende più antiche del dipinto non sono chiare, ma è probabile che esso abbia fatto serie, almeno per un certo periodo, con i cat. [204], [215], [216] e [220], e che sia di conseguenza uno dei quadri raccolti in Sant’Orsola nel 1786 e trasferiti da Giovanni Bottani nel Regio Ginnasio, quindi nel Palazzo Accademico, dove “Cinque quadri in tavola” sono descritti da Felice Campi nell’inventario del 1810 (App. [8], nn. 8-12); il quadro ha quindi apparentemente vicende simili agli altri quattro e passa di conseguenza in proprietà al Municipio nel 1862, pur rimanendo nello stesso stabile, di dove viene trasferito (in Palazzo Ducale) solamente nel 1923. Apparentemente il dipinto verrebbe, perciò, dalla chiesa di Sant’Orsola, cui potrebbe essere giunto per lascito di Margherita Gonzaga d’Este. Il dipinto è inventariato nel 1937 come “maniera del Sustermans”, probabilmente da Giannantoni, il quale, nel 1938, propone invece per questa e altre quattro tavole un’attribuzione alla scuola di Antonius Mor, confermata in un primo momento anche da Ozzola (1946, p. 14 n. 59); lo stesso studioso invece in seguito indirizza la ricerca verso il pittore fiammingo Giovanni Bahuet (Ozzola 1949, n. 122; 1953, n. 122), di cui però all’epoca come oggi si conoscono vari documenti ma nessuna opera certa. Nel 1959 van Luttervelt (pp. 185-190) reimposta la discussione della tavola, identificando anzitutto la donna effigiata con la principessa Anne van Buren, moglie di Willem van Oranje, ritratta forse attorno ai 22 anni. Lo studioso ritiene infatti che il dipinto mantovano sia copia di un perduto dipinto di Antonius Mor realizzato nell’ottobre-novembre del 1555 assieme al ritratto del marito, del Mor, che si conserva a Kassel (Staatliche Museen). La coppia di dipinti è forse attestata, sempre secondo van Luttervelt, in un inventario del 1618 dell’Hôtel de Nassau a Brussels, alla morte di Philips Willem: “Deux pourtraictz de feuz les prince et princesse d’Oranges, pères de Son Excellence, peint à l’huile, sur toile”. L’identità della donna del dipinto mantovano si può sciogliere per confronto con un analogo dipinto di Douai (musée de la Chartreuse, inv. 1117), che reca la scritta “Cont;a di Buren”, col dipinto del Koninklijk Huisarchief dell’Aja, che reca la scritta “Princessa d, Orange”, e con un terzo ritratto, nella collezione del conte di Andlau a Remalard (Orne), castello di Voré, recante la scritta “Prin=d,Orange”. Per inciso, vale la pena ricordare che altri ritratti di Anne van Buren si trovano, tra l’altro, a Liverpool (Walker Art Gallery, inv. 827) e a Versailles (MV 5499), entrambi derivanti dallo stesso prototipo della tavola mantovana. Anche un disegno della Recueil d’Arras ce la mostra con analoghe fattezze. [anche coll. Contessa Raoul de Hemptinne, nel 1970; coll. di SAR la principessa Giuliana (Gans, tav. I) e nell’Orange Nassau Museo de L’Aia.] Van Luttervelt inoltre ritiene del tutto improbabile che il dipinto possa spettare a Bahuet e suppone che i quattro ritratti mantovani esaminati (questo e i cat. [215], [216] e [220]) possano essere tutti copie da originali di Mor, raccolte da un membro della famiglia Gonzaga – forse già Ferrante o piuttosto Vincenzo I – nel nobile intento di realizzare una galleria di ritratti di belle donne. Almeno la prima ipotesi, a favore di Ferrante, è del tutto improbabile, poiché uno dei ritratti di questa curiosa serie rappresenta Margherita Gonzaga, sorella di Vincenzo I, alla data 1578-1579 (quando Ferrante era morto da due decenni). Proprio questa, duchessa di Ferrara dal 1579 al 1597, potrebbe aver raccolto questi dipinti, e in tal caso di certo non con intenti erotici, lasciandoli poi al monastero di Sant’Orsola in cui li troviamo tutti assieme alla fine del XVIII secolo. Gli studi locali hanno regolarmente ignorato il contributo di van Luttervelt, ripreso invece con inerzia negli studi su Mor o sulla ritrattistica olandese; in anni piuttosto recenti la Tellini Perina (1995, p. 94) ribadisce la diversità d’esecuzione dei quattro dipinti riferiti da Ozzola a Bahuet, ravvisando in quello in esame una resa pittorica più fiacca, mentre di recente Sanguineti (in Fiamminghi e olandesi 2002, p. 55) nota nel dipinto “suggestioni della ritrattistica di Anton Mor”. La WOODALL (2007, pp. 391-392) ricorda e accoglie la proposta di Remmet van Luttervelt
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151980
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 6869
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1555 - ca 1570

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE