paesaggio
dipinto,
(?) 1437 - ca 1439
Pisanello (1395 Ca./ 1455 Ca)
1395 ca./ 1455 ca
affresco strappato e applicato su pannello
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco/ terra rossa
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ATTRIBUZIONI
Pisanello (1395 Ca./ 1455 Ca)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Dalla loro clamorosa scoperta, avvenuta per merito di Giovanni Paccagnini nella seconda metà degli anni Sessanta (prima segnalazione nel 1969), i murali di Pisanello si sono imposti come uno dei principali testi figurativi del primo Quattrocento italiano. Documenti del 1480, noti dal 1888 (Rossi 1888, pp. 455-456; Cordellier 1995, pp. 182-184 nn. 87-89), attestano la presenza nel palazzo poi detto "Ducale" di una "salla del Pisanello", sulla cui ubicazione non sono offerti ragguagli, ma che sappiamo verosimilmente collocata in Corte Vecchia.Paccagnini scopre nel controsoffitto della sala allora nota come "dei Principi" chiare tracce della decorazione tardo-gotica. L'abbassamento del soffitto e del pavimento - probabilmente a seguito di un intervento tardo-cinquecentesco - hanno alterato la struttura della sala, rimasta tuttavia nella sua originale estensione. È nel 1595, se non già prima, che le pitture di Pisanello vengono coperte da una decorazione a finto marmo, di cui rimangono tenui tracce in sito e in alcuni strappi (cat. [275-278]). L'ambiente muta non solo aspetto ma anche funzione e prende il nome, sotto Guglielmo, di sala "degli Arcieri" (Berzaghi 2003); il pavimento viene inoltre abbassato di oltre un metro rispetto alla quota originale; un'ulteriore importante trasformazione della sala si data al 1701, quando le pareti vengono coperte da un nuovo strato d'intonaco, dipinto con un fregio corrente di ritratti dei Gonzaga, da Luigi a Ferdinando Carlo (cat. [463-482]); è in questa fase che anche il soffitto della sala viene abbassato, di circa un metro e mezzo. Ma anche questo assetto subisce nuove manomissioni nel 1808, quando i murali appena citati vengono in parte trasformati in chiave neoclassica. Paccagnini ordina la totale rimozione delle superfici sovrapposte allo strato pittorico quattrocentesco, riportandolo così alla luce. Anche le pitture di Pisanello vengono però strappate - con dei rulli che si conservano tuttora nei depositi del Palazzo - e dopo di esse anche le sinopie sottostanti. Tutta la decorazione tardo-gotica è infatti oggi applicata su pannelli e nulla di essa rimane sulla muratura originale. I pannelli stessi, a lungo collocati in più locali della Corte Vecchia, attorno alla sala del Pisanello, vengono nel 1988-1992 posizionati sulle pareti della sala stessa, con l'eccezione della sinopia del Torneo, stabilmente nella sala dei Papi, e di altri frammenti erratici (Soggia 1995). L'artista non portò mai a compimento il lavoro, pensato con un'ampiezza veramente straordinaria: a uno stadio finito ci rimane solamente la parete del Torneo, mentre le peregrinazioni dei cavalieri della Tavola Rotonda alla ricerca del Sacro Graal si estendono su altre due pareti della sala (tre sole recano ancora le decorazioni tardo-gotiche), sono realizzate col solo disegno a sinopia rossa, di raffinata e finita esecuzione eppure destinato a essere coperto con uno strato d'intonaco dipinto, mai più realizzato. Per l'esattezza il ciclo, già correttamente legato alle gesta arturiane da Paccagnini (1972b, pp. 45-75), che individua anche la maggior parte degli episodi e dei personaggi rappresentati, è stato più precisamente interpretato come una narrazione delle imprese dei dodici pari del re Brangoire, secondo il testo del Lancelot en prose (col quale vi è anche esatta corrispondenza nella "numerazione" dei cavalieri, quale appare nelle frammentarie scritte superstiti), e in particolare dell'eroe Bohort (Bertolucci Pizzorusso 1972), il quale giunge nel castello del re Brangoire, prende parte a un torneo nel Chateau de la Marche che vince e si impegna quindi, assieme ad altri dodici cavalieri, in una queste. Nella inchiesta di Bohort si vuole anche vedere "il mistico simbolismo del romanzo dedicato alla ricerca del Graal" (Paccagnini 1972, p 63): un'interpretazione che suscita perplessità nella Bertolucci Pizzorusso (1972, p. 48), ma che rimane cara a buona parte della critica, lieta di intravedere un legame, per quanto trasfigurato in chiave epico-cavalleresca, con la devozione mantovana verso il Sangue di Cristo.La Algeri (2003, p. 70) nota che il principio della narrazione è perfettamente in asse con l'ingresso principale della sala; questo - come già suggerivo (L'Occaso 2003, pp. 159-160) - non coincide con l'apertura posta sul lato delle finestre e quasi adiacente al corpo del Palazzo del Capitano; credo infatti che si accedesse alla sala dipinta dal Pisanello attraverso una scala lapidea monumentale, di cui esistono ancora interessanti vestigia, da una porta aperta sotto la raffigurazione del baldacchino con le dame. CONTINUA NEL CAMPO OSS
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151955-4
- NUMERO D'INVENTARIO St. 2082
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0