Madonna con Bambino

dipinto, ca 1300 - ca 1300

Affresco strappato. Le aureole sono realizzate con una lavorazione dell’intonaco a piani sfalsati. L’affresco, proveniendo da un pilastro deve aver subito, al momento del distacco e dell’applicazione su nuovo telaio, uno spianamento della superficie

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di S. Francesco Di Mantova (notizie Secc. Xiii/ Xiv)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1835 i tre membri della Commissione di Tutela, cioè Carlo d’Arco, Paolo Pianzola e Francesco Maria Ippoliti, si recano in San Francesco – allora adoperata come arsenale – e vi individuano le opere di maggior pregio artistico; tra esse è notata, nella relazione manoscritta del d’Arco, “entro ad un pilastro laterale al maggior altare, una Madonna con bimbo dipinta a grafitto d’oro, di maniera rozza ma antica molto” (ASMn, Archivio Portioli, b. 26, 2 luglio 1835). Nel 1852 d’Arco segnala la facilità con cui l’affresco e un altro simile (cat. [6]) potrebbero essere strappati, poiché essi “si appoggiano sopra al rilievo de’ due pilastri così che col taglio di una testa di muro pervenire si può facilmente a staccarli” (ASCMn, titolo X-3-4, fasc. 1861, 3 aprile 1852; anche ASMn, Documenti patrii d’Arco, b. 209, 3 aprile 1852). Lo strappo viene immediatamente eseguito e gli affreschi – donati dal Demanio – giungono nello stesso anno nel neonato Museo Patrio; qui rimangono fino al 1915, quando sono depositati in Palazzo Ducale (Tamassia 1996, p. 58). Il d’Arco (1853, pp. 14-15 n. 2) per primo presenta l’opera, ravvisandovi a ragione un attaccamento ai moduli bizantini, evidente nelle sproporzioni anatomiche, negli incarnati verdastri, nelle pesanti lumeggiature. Imprecisa è l’indicazione di Matteucci (1902, pp. 178-179), che dice l’affresco proveniente dal chiostro della chiesa francescana, dove Lanzi aveva notato una Madonna col Bambino ed angeli, del 1303 (Lanzi 1968-1974, II (1970), p. 187). Nel 1915 l’affresco è depositato dal Comune di Mantova in Palazzo Ducale (Tamassia 1996, p. 58). Forse l’Ozzola (1946, p. 185) fa un improprio riferimento al Lanzi, quando afferma che l’11519 è parte di una composizione più ampia; egli ritiene inoltre che il dipinto sia opera di un imitatore di Cimabue e che sia databile alla fine del XIII secolo o al principio del XIV. In seguito lo studioso afferma inoltre che “L’opera rivela anche influenze della scuola musiva veneziana” (Ozzola 1949, n. 23; Ozzola 1953, n. 23). Non è difforme il parere espresso da Paccagnini nel 1960 (p. 267), che ancora lo collega ai “più arcaici schemi cimabueschi”, mentre l’affresco è ritenuto opera ben più tarda (di fine Trecento) nell’inventario del 1937 e da Ragghianti (1962, p. 36). Questi lo giudica infatti dello stesso autore del cat. [6] ed entrame le pitture sarebbero di un “pittore arcaista analogo per gusto a Barnaba da Modena, e non senza tracce di cultura bolognese”. Bazzotti in principio ritiene il dipinto “riferibile stilisticamente alla Toscana di fine Duecento” (U. Bazzotti, in Pittura a Mantova 1989, p. 7), mentre in seguito, pur ribadendo che si tratta di un’opera di cultura toscana, ne sposta la datazione a poco oltre il 1303 (Bazzotti 1993, p. 265). La Spanio invece (1997, p. 405), concordando con Ragghianti sull’identità di mano col cat. [6], ravvisa piuttosto rapporti stilistici col “Maestro del Trittico di Santa Chiara” del Museo Civico triestino. Questo dipinto, proveniente da Santa Maria della Cella, poi San Cipriano, a Trieste, è opera di un pittore veneziano del 1325 circa o poco prima, forse anteriore a Paolo Veneziano (Travi 1992, p. 81), ma mi pare avere affinità un po’ generiche con l’affresco mantovano. L’ipotesi d’una identità di mano dell’affresco in esame col cat. [6] mi è stata oralmente confermata da Luciano Bellosi e Andrea De Marchi; in tal caso bisognerà ipotizzare un interessante scarto cronologico tra le due opere, che presentano caratteristiche tecniche piuttosto diverse e al nostro affresco dovrebbe spettare comunque una cronologia al 1300 circa. La chiesa di San Francesco è solitamente datata al 1304, anno della sua consacrazione (testimoniata da un’epigrafe), ma ciò non impedisce che la fabbrica fosse già iniziata da molto tempo e potesse essere rivestita di pitture; per inciso, già un atto del 14 marzo 1273 è rogato “in ecclesia fratrum minorum Mantue” (ASMn, Archivio Gonzaga, b. 245-248, fasc. 4). Allo stesso artista spetterebbe secondo la Guarnieri (com. or.) la Natività della chiesa di San Francesco, che la Spanio (1997, p. 405) riteneva di esiti simili ma non della stessa mano, mentre De Marchi (com. or.) farebbe principiare questo piccolo catalogo con l’Annunciazione di Ognissanti (scheda n. 0300151950)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151951
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 11519
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • ISCRIZIONI nella parte alta dell'affresco - ih[esus] - e - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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