spada, opera isolata - ambito Africa centro-orientale, produzione somala (seconda metà XIX)
spada
ca 1851 - ca 1897
Pomo in ebano intagliato a dischi concentrici, impugnatura costituita da cordellina di canapa ricoperte da un sottile strato di pelle bruna. Lama in acciaio a forma lanceolata a sezione romboidale asimmetrica e terminante fortemente acuminata. Fodero e cintura in pelle di bue dal colore nero, chiuso in punta mediante piccole strisce di tendine
- OGGETTO spada
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MATERIA E TECNICA
tendine
canapa
ACCIAIO
legno di ebano/ intaglio
pelle di bufalo
- AMBITO CULTURALE Ambito Africa Centro-orientale Produzione Somala
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Reali - Armeria Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, il Regno d’Italia tentò di espandere la sua area di influenza sui territori del Corno d’Africa. Nel 1869 la società Rubattino di Genova acquistò la Baia di Assab in Eritrea che verrà rivenduta al Governo Depretis nel 1882, comportando, di fatto, una prima acquisizione diretta in Africa da parte del Regno d’Italia. Pochi anni dopo, nel 1885, venne occupata Massaua in Eritrea e fu stipulato un accordo con il sultano di Zanzibar per ottenere il protettorato sulla Somalia. Nel 1889 il sultanato di Obbia e quello di Migiurtinia divennero protettorati italiani e nello stesso anno, con il Trattato di Uccialli, venne riconosciuta dall’Etiopia la Colonia eritrea. L’espansione del Regno d’Italia sul territorio proseguì anche negli anni ’90 del secolo: nel 1892 vennero affittati i porti di Uarscec, Mogadiscio, Merca, Brava e dei territori circostanti dal sultano di Zanzibar per 25 anni; nel 1894 le truppe italiane occuparono Cassala in Sudan che entrò a far parte della Colonia eritrea; nel 1895 venne invasa la regione del Tigrè e vennero conquistati Adigrat, Aksum e Macallè; in quello stesso anno iniziò la Guerra di Abissinia tra Regno d’Italia ed Etiopia, che terminerà nel 1896 con il Trattato di Addis Abeba. Con il nuovo secolo proseguì l’espansione territoriale del Regno d’Italia sul Corno d’Africa. Nel 1905 nacque la Somalia italiana con capoluogo Mogadiscio e l’anno seguente vennero annesse le coste della Somalia meridionale. Tale espansione portò allo scoppio del conflitto con l’Impero Ottomano tra 1911 e 1912 che terminerà con il Trattato di Ouchy, nel quale il sultano ottomano riconobbe l’occupazione italiana del Dodecaneso e della Libia. L’anno successivo, tramite la conquista di Bur Acaba e Iscia Baidoa, quasi tutta la Somalia passò in mano italiana. Solo nei decenni successivi la conquista della Somalia troverà pieno compimento: nel 1924 venne acquisito l’Otregiuba inglese; nel 1935, grazie al Trattato Mussolini-Laval, Rahayta e il suo territorio passarono dalla Somalia francese alla Colonia eritrea; infine, la Striscia di Aozou passò dal Ciad alla Libia italiana, la quale venne unita al Territorio Militare del Sud. L’espansione italiana terminò con la Guerra d’Etiopia (1935-1936) che portò l’annessione dell’Etiopia; Vittorio Emanuele III acquisì così il titolo di imperatore d’Etiopia e nacque l’Impero d’Italia. Nel giugno 1898, pervennero in Armeria Reale due casse contenenti armi somale e arabe, inviate da Zanzibar dal Capitano di Vascello Sorrentino. Nei carteggi si fa espressa indicazione di maneggiare con cautela i ferri delle dette armi in quanto potevano essere avvelenate. Nelle casse sono contenuti 45 oggetti descritti con discreta precisione (es. lunghezza lama; lunghezza totale). Il Capitano Sorrentino si era occupato l’anno precedente di perpetrare un’azione punitiva nei confronti dei ribelli somali. Questi erano infatti rei dell’agguato di Lafolè, avvenuto nella notte tra il 25 e 26 novembre 1896, nel quale persero la vita tra i diversi ufficiali italiani anche lo stesso console Cecchi. L’allora capitano di fregata Sorrentino, al comando dell’Ariete Torpediniere Elba, con il supporto del guardiamarina Massimiliano Gonzembach a capo di un reparto terrestre di 150 ascari eritrei, colpì le tribù somale Daùd, Udalàn e Heib Mursala responsabili dell’eccidio. Fra i caduti della spedizione punitiva figurano anche due capi somali che diedero la morte al console Cecchi. In base alla descrizione fatta nel documento quest’arma è quella indicata con il numero 737, sebbene venga indicata come coltello, probabilmente per le sue forme lontane da quelle classiche europee per una spada. Indossare la spada sull’abito tradizionale masai è concesso per la prima volta ai giovani, chiamati layok, tra i 15 e i 21 anni. Questa seppur simile a quella forgiata dai fabbri Bantu si diversifica in base alla differente sezione romboidale: asimmetrica la prima, simmetrica la seconda. I foderi e le cinture sono solitamente fabbricati con pelle di bue che riveste delle stecche di legno. A chiudere la punta vengono adoperate sottili strisce di tendine. La colorazione del fodero, solitamente rossa, è ottenuta mediante un colorante naturale estratto da una radice e mescolato poi con acqua e zucchero di canna. Essendo i masai principalmente dediti alla pastorizia, l’utilizzo che viene fatto di tale spada è strettamente legato all’uso domestico, sebbene possa essere adoperata per la difesa o per l’offesa
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100452725
- NUMERO D'INVENTARIO H.255
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Armeria Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali-Armeria Reale
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0