cotta di maglia, opera isolata di n.d (bottega) - ambito Africa centro-orientale (seconda metà XVIII)

cotta di maglia ca 1750 - ca 1800
N.d (bottega)
XX secolo

Cotta di maglia in acciaio con fitto intreccio di anelli rivettati coprente dai polsi alle ginocchia. Il colletto è in cuoio intrecciato, chiudibile per mezzo di un gancio. La tecnica di rivettatura della maglia non permette una datazione precisa dell’oggetto. È possibile che sia stato creato secoli prima del momento nel quale è stato indossato dal capo derviscio dal quale è stato preso (1894). Il riuso di tali armamenti difensivi poteva infatti essere plurisecolare

  • OGGETTO cotta di maglia
  • MATERIA E TECNICA ACCIAIO
    CUOIO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Africa Centro-orientale
  • ATTRIBUZIONI N.d (bottega): fabbro
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Reali - Armeria Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, il Regno d’Italia tentò di espandere la sua area di influenza sui territori del Corno d’Africa. Nel 1869 la società Rubattino di Genova acquistò la Baia di Assab in Eritrea che verrà rivenduta al Governo Depretis nel 1882, comportando, di fatto, una prima acquisizione diretta in Africa da parte del Regno d’Italia. Pochi anni dopo, nel 1885, venne occupata Massaua in Eritrea e fu stipulato un accordo con il sultano di Zanzibar per ottenere il protettorato sulla Somalia. Nel 1889 il sultanato di Obbia e quello di Migiurtinia divennero protettorati italiani e nello stesso anno, con il Trattato di Uccialli, venne riconosciuta dall’Etiopia la Colonia eritrea. L’espansione del Regno d’Italia sul territorio proseguì anche negli anni ’90 del secolo: nel 1892 vennero affittati i porti di Uarscec, Mogadiscio, Merca, Brava e dei territori circostanti dal sultano di Zanzibar per 25 anni; nel 1894 le truppe italiane occuparono Cassala in Sudan che entrò a far parte della Colonia eritrea; nel 1895 venne invasa la regione del Tigrè e vennero conquistati Adigrat, Aksum e Macallè; in quello stesso anno iniziò la Guerra di Abissinia tra Regno d’Italia ed Etiopia, che terminerà nel 1896 con il Trattato di Addis Abeba. Con il nuovo secolo proseguì l’espansione territoriale del Regno d’Italia sul Corno d’Africa. Nel 1905 nacque la Somalia italiana con capoluogo Mogadiscio e l’anno seguente vennero annesse le coste della Somalia meridionale. Tale espansione portò allo scoppio del conflitto con l’Impero Ottomano tra 1911 e 1912 che terminerà con il Trattato di Ouchy, nel quale il sultano ottomano riconobbe l’occupazione italiana del Dodecaneso e della Libia. L’anno successivo, tramite la conquista di Bur Acaba e Iscia Baidoa, quasi tutta la Somalia passò in mano italiana. Solo nei decenni successivi la conquista della Somalia troverà pieno compimento: nel 1924 venne acquisito l’Otregiuba inglese; nel 1935, grazie al Trattato Mussolini-Laval, Rahayta e il suo territorio passarono dalla Somalia francese alla Colonia eritrea; infine, la Striscia di Aozou passò dal Ciad alla Libia italiana, la quale venne unita al Territorio Militare del Sud. L’espansione italiana terminò con la Guerra d’Etiopia (1935-1936) che portò l’annessione dell’Etiopia; Vittorio Emanuele III acquisì così il titolo di imperatore d’Etiopia e nacque l’Impero d’Italia. Lo Stato dei dervisci venne fondato nel 1896 da Mohammed Abdullah Hassan, un leader religioso che raccolse a sé accoliti provenienti da tutto il Corno d’Africa. Tale Paese nacque per mezzo della sottomissione di terre precedentemente occupate dai sultani somali, dall’Imperio etiope e da alcune potenze europee come il Regno d’Italia e il Regno Unito. La loro strenua resistenza contro il mondo Occidentale ne comportò l’appoggio dell’impero Ottomano ma anche dell’Impero tedesco, in questo caso in un’ottica antibritannica. Lo Stato dei Dervisci trovò temine nel 1920 quando l’esercito britannico bombardò la capitale Taleh. Dai carteggi conservati presso l’Archivio dell’Armeria Reale di Torino, apprendiamo come nel giugno del 1895 giunse in Armeria un’importante collezione di armi e bandiere proveniente dall’Abissinia, nello specifico dalla Colonia Eritrea, inviate dal Generale Baratieri. Nelle lettere che informano dell’invio delle armi, venne ribadito come l’esposizione di queste fosse altamente raccomandabile in quanto pratica comune presso le altre armerie di nazioni colonialiste, con lo scopo di celebrare i fatti d’arme più significativi. Tali armi erano pervenute nelle mani del generale come prede belliche. Nella battaglia di Argordat furono prese 72 bandiere, di cui 68 con il drappo, una mitragliatrice e 700 fucili. Il 3 gennaio 1895, l’esercito vincitore dello scontro entrò a Massava esponendo le bandiere prese ai Dervisci e suonando i tamburi del nemico. Alla presa di Cassala vennero catturate 50 bandiere, di cui 10 bruciate nell’incendio dei Tucules, inviate a Uassava nella gran sala del Palazzo del Comando. Nelle cinque casse che giunsero in Armeria Reale troviamo al loro interno: 1 tamburello preso a Serobeti; 2 bandiere dei Dervisci prese ad Agordat; 2 bandiere dei Dervisci prese a Cassala; 15 lance prese a Cassala; 1 negarit (tamburo da guerra di grandi dimensioni) preso a Senafè nella tenda di Ras Mangascia; 2 tamburelli presi a Senafè; 1 armatura presa a Cassala (con elmo di ferro); 2 trombe dei Dervisci; 6 fucili presi a Agordat, Cassala e Senafè. Questa cotta di maglia, appartenuta ad un combattente dei dervisci, risulta essere quella presa a Cassala, definita come armatura, dopo la battaglia del 17 luglio 1894 combattuta tra le truppe coloniali italiane e i mahdisti sudanesi. A conferma di ciò una antica etichetta con sigillo in ceralacca è ancora presente sulla cotta nella quale vi è scritto: Armatura completa in ferro di un capo Derviso presa al combattimento di Cassola, dono del Governatore dell’Eritrea. Il Generale Oresta Baratieri occupò la cittadina, ritenuta allora roccaforte avanzata del Mahdismo, al fine di prevenire gli attacchi nemici sul territorio dell’Eritrea allora in mano italiana. La vittoria italiana negli scontri ebbe un grande eco internazionale, tanto che sia dal Regno Unito sia dalla Germania giunsero lodi per il governo italiano per l’impresa compiuta
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100452719
  • NUMERO D'INVENTARIO B.56
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Armeria Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali-Armeria Reale
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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