soggetto assente

arnese a maglie e lamelle, ca 1460 - ca 1510

Budluk (ginocchiello) con schiniere a lame, disposte su sei file, il tutto connesso con anelli di cotta di maglia. E' presente un punzone (tamga), formato dalla figura di un bue stilizzato entro un cerchio

  • OGGETTO arnese a maglie e lamelle
  • MATERIA E TECNICA ACCIAIO
    CUOIO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Ottomano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Un arnese molto simile è conservato presso il Museo Stibbert di Firenze (n. inv.6259). Il punzone presente è di norma attribuito all'arsenale di S. Irene di Istanbul, anche se a tutt'oggi non esistono conferme a riguardo. Gli Ottomani, dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, avevano installato nell'antica basilica bizantina di Sant'Irene un arsenale per la fabbricazione di armi. Al fine identificativo venne posto un punzone che, secondo Ünsal Yücel (pubblicato in Helmut Nickel, Arms and Armour through the Ages, 1969) potrebbe derivare dal marchio del bestiame dei Kaiy, una delle ventiquattro tribù turche originarie del secolo XII. Conservato dagli ottomani esso fu poi utilizzato anche su bandiere, tende e monete. Nei secoli XV e XVI divenne molto frequente, per poi scomparire durante il secolo XVII. Secondo l'interpretazione di E. von Lenz (in Nickel 1969), il marchio potrebbe invece rappresentare un segno di "visto", semplificazione della parola turca"imtichan" (buono, adatto), che veniva impresso sulle canne delle armi turche nei secoli XVIII e XIX. Per tipologia e dimensione delle lame, il ginocchiello presenta la medesima tipologia di corazzatura della barda pertinente al cavaliere cat. B.12 dell'Armeria Reale, giunta in Italia con un carico di ferrovecchio acquistato ad Istanbul. L'oggetto faceva parte di una panoplia, collocata lungo la parete del corridoio, composta da 21 oggetti, smontata durante la schedatura (2018) per permettere una migliore conservazione delle opere. La realizzazione della panoplia è attestabile attorno al secondo quarto del secolo XX, nella logica di retorica di Regime che esponeva - anche fisicamente - oggetti "coloniali" o generalmente di civiltà extraeuropee, in parte per spirito di curiosità, in parte per celebrare o esaltare l'arte e l'ingegno della propria cultura. Le armi provenienti dall’Impero Ottomano, conservate presso il Castello di Racconigi, sono parte dei doni inviati dal Sultano Abdul-Hamid II a re Vittorio Emanuele III nell’agosto del 1904. La missione diplomatica consegnò complessivamente ventidue quintali tra fucili, archibusi, artiglierie, spade, asce, lance, revolver, armature, corazze, maglie d’acciaio, elmi in metallo e in stoffa. Esse vennero presentate al sovrano italiano disposte in vetrine foderate in velluto cremisi in una sala attigua a quella del biliardo del Castello di Racconigi. (v. La Missione turca dal Re. I doni del Sultano, Corriere della Sera, 22/08/1904, p. 1; David G. Alexander, Islamic Arms and Armor in the Metropolitan Museum of Art, Metropolitan Museum of Art, New York 2015)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100405099
  • NUMERO D'INVENTARIO R 7037-12
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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