ritratto di Eugenio di Savoia-Soissons
Il personaggio è rappresentato stante, viso e corpo lievemente ruotati, una gamba un poco più avanzata dell’altra. Porta una parrucca con scriminatura centrale e boccoli che scendono dietro alle spalle. La fronte è corrugata, il viso solcato da rughe. Indossa jabot, petto di corazza da battaglia e al di sotto una marsina, dai cui paramaniche fuoriesce il pizzo della camicia. Porta calzoni aderenti, abbottonati sul fianco e stivali alti sino al ginocchio. Al collo pende il collare dell’ordine dell’Annunziata. Una fascia, riccamente drappeggiata, cinge la vita. Sul fianco, pende la spada. Una mano tiene il bastone del comando e l’altra impugna l’elsa della spada, chiusa nel fodero. Dietro alle gambe della figura si scorge uno sperone roccioso sul quale, a sinistra, è adagiata una planimetria. La statua poggia su una base a pianta quadrangolare collocata su un alto basamento di forma parallelepipeda. Nella parte superiore, cornice aggettante con fascia inferiore a ovoli. Il corpo centrale del basamento presenta, sulla fronte, una iscrizione disposta su più righe. Al di sotto, fascia scolpita con motivo continuo a foglie di acanto
- OGGETTO statua
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MATERIA E TECNICA
marmo di Carrara/ incisione
marmo di Carrara/ levigatura
marmo di Carrara/ lucidatura
marmo di Carrara/ scultura
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ATTRIBUZIONI
Dini Giuseppe (1820/ 1890): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. Tra queste rientra anche quella dedicata al celebre condottiero asburgico Eugenio di Savoia-Soissons (Parigi, 1663-Vienna, 1736). La sua realizzazione venne affidata per commissione diretta allo scultore Giuseppe Dini, in sostituzione della statua del duca e poi re di Sardegna Vittorio Amedeo II che era stata commissionata al barone palermitano ed esule politico Giovanni Antonio Lanzirotti (1830-1821) nel 1864, unitamente a quella del conte Amedeo VI che non aveva soddisfatto la commissione lavori. Dini, già allievo dell’Accademia Albertina e perfezionatosi in Roma sotto Pietro Tenerani, fu assiduo frequentatore delle esposizioni annuali della Promotrice torinese, riscontrando un buon successo e fu, soprattutto, un apprezzato ritrattista. Analogamente a Silvestro Simonetta, il suo esordio nel settore della statuaria monumentale pubblica avvenne nel 1858 con la commissione dell’immagine di Ferdinando duca di Genova per la facciata del Palazzo Civico di Torino. Nel 1862 fu inaugurato il monumento in onore di Vittorio Alfieri ad Asti. La sottomissione per la statua venne firmata il 21 agosto del 1865. Le misure della statua e il materiale, marmo di Ravaccione, analoghe a quelle già richieste a Dini e Simonetta l’anno precedente. La consegna dell’opera doveva avvenire l’anno successivo e il compenso fu fissato in 8.000 lire. Rappresentando una figura di spicco, dal punto di vista militare e politico del XVII-XVIII secolo, in un momento chiave per gli equilibri del ducato, la statua fu collocata di fronte a quella di un altro grande condottiero della storia dinastica, il conte e ammiraglio Andrea Provana di Leinì, secondo un programma iconografico assai attento alle dinamiche storico-politiche del casato regnante. Figlio secondogenito di Eugenio Maurizio e di Olimpia Mancini, il principe cadetto era nipote del cardinale Mazzarino. Avviato alla prelatura, decise invece di intraprendere la carriera militare, operando una scelta non condivisa dalla famiglia, ma che si rivelò molto fortunata. In seguito al rifiuto, da parte di Luigi XIV, di conferirgli il comando di un reggimento, nel 1683 il principe si trasferì a Vienna al servizio dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo. Tra i protagonisti della guerra per la liberazione dall’assedio turco della capitale imperiale, ottenne poi importanti successi in tutti i successivi conflitti, sia contro l’impero ottomano sia di portata europea, in cui si trovò coinvolto l’Impero per circa un quarantennio. Personalità complessa, oltre ai meriti militari e all’attività diplomatica finalizzati al potenziamento dell’Impero nella compagine internazionale, fu uomo di vasti e aggiornati interessi culturali, dalla bibliofilia al mecenatismo architettonico, espresso anzitutto con la costruzione dei due palazzi viennesi, quello d’Inverno e il Belvedere, e artistico, ambito nel quale raccolse una vasta quadreria che comprendeva principalmente opere seicentesche fiamminghe e appartenenti al classicismo emiliano. Sua erede fu designata, pur in assenza di testamento, la nipote Vittoria di Savoia-Soissons, che presto avviò l’alienazione del vasto patrimonio. L’ìmperatore Carlo VI riscattò le residenze viennesi, incluso il Belvedere, divenuto alcuni decenni più tardi il primo museo aperto al pubblico asburgico, incorporando la biblioteca a quella di corte. La quadreria fu solo in parte incamerata dall’amministrazione imperiale, venendo invece acquistata nel 1741 da Carlo Emanuele III re di Sardegna. L’effigie del principe sabaudo è chiaramente derivata dai noti ritratti eseguiti dal pittore di fiducia del grande condottiero, Jacob van Schuppen, di cui
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401104
- NUMERO D'INVENTARIO 7
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- ISCRIZIONI basamento, prospetto frontale - PRINCIPE EUGENIO/ DI SAVOIA - capitale - a solchi - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0