tendone, serie - manifattura Italia settentrionale (fine/ inizio secc. XIX/ XX)
Tenda in damasco di seta tagliato a un corpo foderata in raso di seta. Il primo tessuto presenta un disegno a grosso modulo, entro perimetro romboidale, composto da infiorescenza costituita da una corolla di fiori centrale dalla quale si sviluppano, superiormente, una sorta di pigna, affiancata da due elementi fogliacei per parte. Inferiormente alla corolla, motivo a grandi foglie disposte radialmente intorno a una sorta di frutto o infiorescenza composta da elementi globulari di fantasia. Al di sotto di essa, ulteriore motivo a foglie dentellate. Questo disegno si alterna ad altro con elementi fogliacei, a pannocchia e a melagrana. All’estremità rivolta verso l’interno della finestra è applicata una frangia le cui briglie sono costituite da elementi in filo colorato in tono
- OGGETTO tendone
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MATERIA E TECNICA
CARTONE
LEGNO
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italia Settentrionale
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Manifattura torinese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La sala, originariamente denominata “Camera dei Valets a pieds”, ebbe un primo assetto definito tra il 1658 e il 1663, quando furono allestiti gli appartamenti destinati al duca Carlo Emanuele II e alla sua prima consorte, Francesca d’Orléans, sotto la direzione del capitano e ingegnere Carlo Morello, di cui rimane testimonianza nella decorazione del soffitto. Subì modifiche nell’arredo, fisso e mobile, sia nel XVIII sia nel XIX secolo. Durante la fase di rinnovamento degli ambienti della manica sud di età carloalbertina, sotto la direzione di Pelagio Palagi, la Sala degli Staffieri non vide un totale rifacimento degli arredi, benché sia attestata la commissione a Gabriele Capello detto il Moncalvo per una serie di panche a cinque corpi, di semplice fattura, che dovevano essere disposte lungo le pareti nel 1838, oltre ai successivi (1843) interventi su porte, fregi e sovrapporte. La guida di Clemente Rovere (1858) testimonia le ripetute trasformazioni, ma si sofferma esclusivamente sull’arredo pittorico seicentesco e sui limitati interventi operati intorno alla metà dell’Ottocento. L’inventario del 1880 conferma la presenza delle panche di legno, con gambe tornite, eseguite dal Moncalvo, di sgabelli simili, diversi orologi da tavolo, candelabri e vasi su mensole e consolles, e altri arredi del tutto differenti rispetto a quelli odierni, ad eccezione del lampadario e del rivestimento delle pareti con arazzi settecenteschi. Le due coppie di tendoni, di cui è ancora in situ un solo esemplare, quello in oggetto nelle sue diverse parti componenti, è documentata, en suite con la mantovana e la tappezzeria, a partire dall’inventario del 1908. In quello precedente, risalente al 1880, pur essendo già presente un tendaggio sontuoso di gusto simile, esso risulta eseguito in una differente tipologia di tessuto, il taffetas, invece del damasco. Inoltre, ciascun tendone era composto di due parti, una di colore cremesi e una di colore bianco, profilate con “bordura di lampasso bigio operato cremesi”. Si deve, pertanto, ipotizzare un'esecuzione delle tende tra l'ultimo decennio dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, probabilmente da una manifattura torinese o dell'Italia settentrionale. La tipologia caratterizzata da un ricco drappeggio e l'impiego di un tessuto con motivi decorativi che riprendono schemi di gusto barocco, secondo un revival degli stili storici avviato dalla metà dell'Ottocento, risultano molto diffuse e alla moda negli ultimi decenni del XIX secolo, non solo nelle residenze sabaude, ma, più in generale, nelle dimore principesche e signorili di tutte le capitali europee. Ben lo documentano i cataloghi dell'epoca che si caratterizzano per una vasta gamma di soluzioni che denotano la grande attenzione rivolta in questo periodo a simili elementi d'arredo e in particolare ai tessuti di rivestimento che dovevano rendere accogliente l'ambiente e, in questo caso, trattandosi di un palazzo reale, anche dotarlo della opportuna monumentalità. Non è da escludere, tuttavia, che parti del parato siano state rifatte in occasione dei lavori che interessarono il Palazzo per il centenario dell’Unità d’Italia nel 1961. La numerazione relativa alla sequenza inventariale (1880, 1908, 1966) è stata attribuita arbitrariamente all’esemplare in oggetto, dal momento che i numeri indicati negli inventari, forse apposti sul retro di esso, non sono visibili a una osservazione frontale
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401096
- NUMERO D'INVENTARIO s.n
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0