Madonna con Bambino e angeli

dipinto, ca 1515 - ca 1520

DIPINTO non era in origine di formato circolare; la tavola è stata tagliata nella fascia superiore e inferiore e ampliato lateralmente con l'aggiunta di due piccole assi per adattare il dipinto alla cornice attuale. In origine erano tre assi centrali giuntate e preparate a gesso. CORNICE: lignea intagliata e dorata, quadrata con luce circolare, ornamenti con fiori e fogliami nel passepartout, XIX sec

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Diametro: 86 cm
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Piccinelli Andrea Detto Brescianino
    Del Pacchia Girolamo
    Fra Bartolomeo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude (Gabrielli 1971). Secondo l'Inventario dei quadri in Castello ducale di Torino redatto nel 1631 (Romano 1995, p. 53), nella "camera grande della F.M. di S.A.S." si trovavano "Un tondo nel soffitto della finestra con una Madonna, Cristo et due Santi, diametro p.di 2. Altro tondo simile nell'altro soffitto della finestra. Altro nell'altra finestra alquanto più piccolo", identificabili il primo con il quadro della Galleria Sabauda inv. 255, cat. 118, il secondo con il quadro oggetto della presente scheda. Nell'"Elenco dei quadri appesi alle pareti delle Sale della Reale Galleria" del 1851, il dipinto risulta posto nella sala n. 3 detta "del Raffaello" a ponente, ed è descritto "Sacra Famiglia, in tavola circolare, di fra Bartolomeo della porta", insieme al suo pendant attribuito al Franciabigio. Anche secondo il catalogo del Benna del 1857 si trovava nella terza sala, riferito a Fra Bartolomeo, accanto al suo pendant, ancora riferito al Franciabigio. Nel catalogo del 1884 redatto dal direttore Gamba il dipinto compare come Girolamo del Pacchia, ed esposto nella quinta sala (Pittori de' secoli XIV, XV, XVI delle scuole Toscana, Lombarda, Veneta, Parmense, Modenese, Bolognese, Romana, Ligure, Napolitana). L'attribuzione al Pacchia è sostenuta da Brandi (1932), Berenson (1909, 1932, 1936, 1968, che però assegna l'opera anche a Beccafumi giovane) e Gabrielli (1971, con bibliografia precedente). La scheda redatta da Michela Di Macco nel 1991, di presentazione dell'opera all'interno del museo (cit. in scheda OA n. 00000403, di Francesca Quasimodo; cfr. qui DO/FN), non risolve la questione attributiva, ma apre i dubbi relativi a Gerolamo del Pacchia, a cui non sembra appartenere il dipinto in questione, per motivi stilistici; la proposta che viene avanzata dalla studiosa è quella di guardare in direzione della bottega dei fratelli Brescianini, attivi a Siena e a Firenze, a cui l'opera era già stata accostata da Lermolieff (1891), Cavalcaselle (Crowe - Cavalcaselle 1875, X, p. 321) e Della Pergola (1955-1959, II, p. 49 n. 69). Il disorientamento attribuito suscitato dall'opera è certo almeno in parte provocato dalle condizioni dell'opera, dove gli interventi passati sono stati molto invasivi e alteranti. Tale situazione impone in ogni caso una prudente valutazione. Come proposto da da Francesca Quasimodo nella sua scheda OA (2004), l'opera pare da collocare in ambito fiorentino, rintracciando in particolare termini di confronto nell'opera di Ridolfo del Ghirlandaio , quali la 'Madonna della cintola' nel Museo di San Marco (inv. 1890 n. 3472), la Sacra Conservazione a Villa La Quiete delle Montalve e quella oggi al Museo Diocesano di Pistoia, entrambe realizzate con l'aiuto del discepolo Michele Tosini intorno al 1525, dove le affinità ricorrono nel trattamento del viso della Vergine e di alcuni angeli, e nelle mani. Rigidità compositiva e schematismo delle forme suggeriscono però l'intervento della bottega, alla cui prassi erano sovente demandati tali composizioni di tondi da camera. Proprio la composizione raffigurante la Madonna col Bambino e gli angeli con gigli in mano, si rifaceva a una consolidata tradizione fiorentina, che conosceva opere di artisti illustri del secolo precedente quali i Della Robbia e Botticelli. L'opera sembra databile entro il secondo decennio rivelando suggestioni spiccate della Scuola di San Marco, ma nel contempo l'influenza di Domenico Puligo, già allievo di Ridolfo e amico di Andrea del Sarto, impegnato spesso in dipinti religiosi per ambienti domestici, ritratti e 'teste' di sante o eroine, caratterizzati da uno sfumato di ascendenza leonardesca ('Domenico Puligo (1492 - 1527) : un protagonista dimenticato della pittura fiorentina', catalogo della mostra a cura di Elena Capretti e Serena Padovani, con la collab. di Stefano Casciu e un saggio di Anna Forlani Tempesti, Livorno : Sillabe, 2002). Sembra riferibile alla medesima mano del dipinto della Sabauda, la tavola raffigurante la 'Madonna col Bambino e angeli' (cm 107x81) passata all'asta Sotheby's di Firenze, il 27 novembre 1989, n. 264, e quella con la Madonna col Bambino (cm 63.5x47.5) già in collezione Cook (vendita Cook, London, Sotheby's, 25 giugno 1958, n. 1). Presso la Fototeca 'Federico Zeri' (nn. 37622, 37623, 37624) tali opere insieme al tondo della Galleria Sabauda, sono classificate come opere di Raffaello Piccinelli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350935
  • NUMERO D'INVENTARIO 256
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1515 - ca 1520

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'